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A rischio la Cimberio delle meraviglie


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[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3]«La cessione di Markoishvili al Galatasaray? Un segnale evidente del momento di difficoltà che sta attraversando il basket italiano».[/size][/size][/font][/color]

[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3]Risposta “in stereofonia” per Michele Lo Nero e Stefano Coppa sull'argomento più caldo del momento. [/size]
[size=3]E se domani dovesse arrivare un'offerta di proporzioni analoghe (500mila euro di buy-out per la società e contratto biennale di oltre un milione per l'alteta) per uno tra Mike Green, Adrian Banks e Bryant Dunston, ossia i tre giocatori del roster biancorosso in scadenza di contratto al 30 giugno come nel caso della stella georgiana di Cantù?[/size]
[size=3]«Non avrei dubbi, lo porterei a Istanbul anche a piedi», è la risposta immediata del presidente Cecco Vescovi, mentre il tesoriere Stefano Coppa articola il concetto in maniera più ampia: «Da membro del CdA di fronte a quelle cifre non avrei esitato a dire sì, pur con tutto il dispiacere sul piano umano e sportivo: in un momento economico come questo rinunciare a una cifra del genere sarebbe folle. Purtroppo la realtà è che il prodotto basket non genera reddito e a fronte di un'offerta così irreale non si poteva fare altro che accettare».[/size]
[size=3]Ora il rischio che possa accadere un "caso Markoishvili" anche a Varese pare decisamente improbabile, ma l'occasione è ghiotta per una riflessione più ad ampio raggio sull'attuale valore del sistema basket italiano: «Tolta Milano, che fa storia a sé, il basket italiano di oggi è quello che scopre i giocatori e li lancia verso realtà di Eurolega ben più ricche dei nostri club o verso la nuova frontiera della ricchezza rappresentata da Turchia e Russia. Un contratto di un milione di euro annuo per Markoishvili supera per intero i nostri introiti tra abbonamenti e biglietteria. Noi per reggere nel contesto di questo sistema dobbiamo compiere scelte ragionate...».[/size]
[size=3]E in particolare il sistema su cui si regge il progetto “Varese nel Cuore”, basato sul concetto di spendere esattamente ciò che si raccoglie da sponsor e consorziati (con il vincolo di non chiedere ai soci di ripianare il deficit a fine anno come accade invece laddove c'è una proprietà unica come a Cantù), richiede massima attenzione ai passi da compiere prima di sottoscrivere impegni non coperti dal budget.[/size]
[size=3]Anche per questo motivo il club biancorosso non è oggi in condizione di muoversi sui tre americani in scadenza di contratto: «Sappiamo che esiste il rischio di perdere a fine anno Banks, Dunston e Green, i tre americani, ma al momento non siamo in condizione di trattare rinnovi di contratto per due motivi. Innanzi tutto vogliamo capire quanto raccoglierà il consorzio per la prossima stagione, verificando chi dei soci in scadenza proseguirà il rapporto con noi e quali riscontri avranno le nostre proposte di capitalizzazione effettuate nell'assemblea di dicembre. E poi perché dobbiamo fare il giro degli sponsor di maglia per capire chi ha interesse a rinnovare e con quali prospettive economiche; entro la fine di questo mese avremo un'idea del budget per il prossimo anno e potremo fare dei ragionamenti concreti. Comunque in portafoglio abbiamo già una solida base di contratti con Ere e tutti i giovani della panchina; avevamo proposto accordi “1+1” anche ai tre americani ma per ragioni differenti non l'hanno voluto».[/size]
[size=3]La riflessione finale è comunque legata alla necessità del "sistema basket" di aumentare la sua appetibilità per nuovi investitori: «Negli anni Ottanta e Novanta il basket era uno sport d'élite e richiamava campioni come Kukoc, Bodiroga e Ginobili; oggi invece è sport di nicchia in Italia e serbatoio di sviluppo per le nazioni più ricche. Confido che la presenza in consiglio federale di Anna Cremascoli, un proprietario che conosce bene la difficile situazione attuale del nostro movimento, possa sensibilizzare il nuovo presidente della Fip, Gianni Petrucci, a compiere quei passi necessari per rilanciare il nostro movimento».[/size]
[size=3]Giuseppe Sciascia[/size][/size][/font][/color]


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