[color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=3]Altro che rincorsa playoff, qui bisogna cominciare a guardarsi le spalle. E a trovare in fretta la “scatola nera” per sistemare il rendimento di una squadra che continua ad accusare paurosi vuoti d’aria nella sua versione casalinga. E’ crisi aperta per una Openjobmetis nuovamente inchiodata dai limiti mentali di un gruppo povero di qualità ma anche di carattere, visto il tracollo contro un’avversaria più grintosa e reattiva come Pesaro. E se Consultinvest e Caserta muovono la classifica, per una squadra totalmente inadatta alle “rudezze” della bagarre salvezza come la Varese attuale le cose potrebbero farsi davvero difficili. Dopo una sconfitta così indigesta perché inattesa e comunque figlia di una ripresa davvero censurabile per atteggiamento ed intensità viene da mettere in discussione tutto e tutti, a partire dal cambio Robinson-Maynor in regia. Ma il problema è più profondo ed articolato, al di là della forma ancora precaria del play ex Oklahoma City. La squadra si trova in piena rifondazione del suo sistema di gioco, con un intervento delicatissimo come quello del cambio del play titolare “caduto” nell’emergenza dello stop forzato per il suo capocannoniere Diawara, caricando ulteriormente di importanza il già delicato reinserimento di Kristjan[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
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Kangur nei meccanismi biancorossi. Più che tecnica, la crisi biancorossa sembra principalmente mentale: come già accaduto contro Pistoia, anche stavolta la squadra ha perso tutti i riferimenti offensivi appena è salito il livello agonistico del match. Ed alla fine del secondo tonfo casalingo “in fotocopia”, Gianmarco[/color][color=rgb(37,39,37)]
Pozzecco si è messo nuovamente in discussione: la Varese attuale è lontana anni luce dalla squadra grintosa e sbarazzina che “coach Poz” voleva proporre al pubblico di Masnago per divertire e divertirsi. E la sensazione è che il primo a non capacitarsi per le difficoltà della squadra di esprimere con continuità[/color][color=rgb(37,39,37)]
un’identità corale sia proprio il suo allenatore. Troppi americani leggeri “di testa” senza un riferimento vero in spogliatoio in mancanza di uno “zoccolo duro” italiano, che hanno approfittato delle regole di ingaggio di un “players coach” votato a lasciare le briglie sul collo ai giocatori come il tecnico triestino? La società ha sempre riposto massima fiducia nel suo allenatore “rookie”, ma per provare ad uscire dalla crisi – oltre al tempo per riavere Maynor, Kangur e Diawara a pieno regime- servono comunque interventi decisi di supporto al “Poz”. Eventualmente agendo col pugno di ferro nei confronti di chi è fuori sintonia con l’ambiente: in questo momento critico serve remare tutti dalla stessa parte, e sostenere “coach Poz” se si crede – come più volte ribadito dall’asse Coppa-Vescovi – che sia lui l’uomo sul quale costruire la Varese del futuro. Per uscire dalle secche bisogna tirare una riga e separare chi ci crede e ci mette gambe e cuore – pur con tutti i suoi limiti – e chi invece continua ad andare per la sua strada. Alla luce della seconda “rottura prolungata” casalinga consecutiva che rischia di spazientire un PalaWhirlpool ancora una volta abbondantemente oltre i 4mila paganti, solo così si potrà trovare l’uscita dal vicolo cieco nel quale l’Openjobmetis rischia di infilarsi in un campionato che rischia di vederla sprofondare in piena zona-pericolo. Le sfide contro Reggio Emilia e Venezia con Diawara ancora ai box e Maynor e Kangur da rodare non offrono certo conforto; ma al di là del valore delle prossime avversarie, conta cambiare facce[/color][color=rgb(37,39,37)]
ed atteggiamenti. Altrimenti la prossima volta Masnago non fischierà soltanto a fine gara.[/color][/size][/font][/color]
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