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Ogni divorzio è doloroso, quello fra la Cimberio e il suo allenatore è anomalo perchè viziato da un peccato originale: la scelta di Fabrizio Frates. Un coach con le sue idee, il suo modo di pensare ma pure intransigente, nel bene e nel male. Un tecnico di rottura per uno spogliatoio uso a metodi di lavoro condivisi, anche quando non è strettamente necessario, e non imposti. Per dire che si conoscevano le qualità dell'uomo, lavoratore tenace in palestra ancorato però agli schemi che producono gioco. E forse il malessere è cominciato in quel tempio inviolabile per diffondersi nel palazzetto che non l'ha mai amato, anzi l'ha spesso contestato.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Si dirà che l'invocazione di Meo Sacchetti equivale alla lettera di licenziamento di Frates ma è un escamotage per giustificare l'esonero.
Se l'altro ieri vigeva il motto "questi siamo e questi saremo" non si capisce il motivo per cui il presidente Cecco Vescovi abbia cambiato improvvisamente opinione sull'inquilino della panchina. Oppure si potrebbe comprendere qualora egli abbia dovuto cedere alle pressioni esterne ma pure a quelle interne. Probabilmente è questo il nodo della vicenda. Cioè la possibile fine della luna di miele fra la dirigenza tecnica e la proprietà. La scadenza della prima repubblica consorziale appare prossima come il crepuscolo di un progetto nel quale le idee sembravano più solide del budget, modesto in rapporto alle aspettative. A giugno sapremo se questa è un'ipotesi peregrina oppure se cadrà qualche testa eccellente. Impossibile, questo è certo, che tutto rimanga immobile essendo l'aspetto economico predominante e preponderante in un territorio in cui scarseggiano le risorse. Senza soldi - o con una disponibilità ridotta - le idee fanno la differenza ma non sempre ci si azzecca. Questa Cimberio non ha paragone rispetto a quella dello scorso campionato. Probabilmente quella magnifica cavalcata dell'era Vitucci ha condizionato le scelte, limitando inconsciamente l'operatività di uno staff che aveva costruito una squadra da sogno. I sosia non esistono avendo ciascuno una propria personalità, un proprio modo d'essere atleta e di stare sul parquet. Se si punta su Hassell e si vira su Johnson, se la prima scelta è Coleman e poi si richiama Banks, i conti non tornano. E non tornano neppure se a furor di popolo si decide di confermare Ere che ha un contratto oneroso, destinato a prosciugare un pozzo dalla portata limitata. O forse certe conferme sono direttamente proporzionali alle necessità del popolo, cioè della vera ricchezza della Pallacanestro Varese. Chi paga pretende e il gettito prodotto dagli abbonati è indispensabile per garantire un futuro a Basket City, giustamente fiera d'aver proposto un modello gestionale innovativo. Nel quale ognuno sembrava avere un ruolo che non sarebbe mai entrato in rotta di collisione. Ma l'ego, alla fine, potrebbe aver minato gli equilibri, dilatato le distanze e avviato pericolosi processi con la speranza che almeno per ora non volino gli stracci. Vescovi, se le notizie sono veritiere, avrebbe voluto un tecnico emergente come Giulio Griccioli ritenendolo adatto al suo modo di intendere la pallacanestro. Poi al ballottaggio ha vinto Frates al quale, in qualche modo, è stato concesso diritto di parola anche nella costruzione della squadra. Che avrebbe dovuto esprimere un basket spumeggiante non avendone le qualità. E allora s'è avviata la restaurazione mentre il popolo aveva già individuato il colpevole. Il quale, svuotando l'armadietto, porta con sé eventuali alibi, soprattutto quelli accampati dai giocatori. L'esonero del coach - sempre fastidioso - dovrebbe riportare serenità, appianare i contrasti e calmare i bollenti spiriti che si agitano nelle viscere del PalaWhirlpool così da chiudere degnamente la stagione. Poi si vedrà. Ma questo cambio potrebbe non essere solo ristretto alla panchina.
Silvio Peron[/size][/font][/color]
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