[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Anche stavolta solo complimenti ma niente punti per la Openjobmetis al termine di un derby numero 169 a dir poco “esagerato” per quantità di emozioni e colpi di scena. Milano passa a Masnago al termine di una partita strepitosa per qualità balistiche (19/35 totale da 3 di cui 7/11 nell’ultimo quarto e 3 negli ultimi 120 secondi dopo il secondo sorpasso biancorosso della partita), ma Varese gioca alla pari fino agli ultimi 30 secondi contro la corazzata di Banchi . E se l’Olimpia era senza tre pilastri del valore di Hackett, Gentile e Kleiza (costretto al forfait in extremis per un problema ad una caviglia), anche stavolta l’assenza forzosa di Kangur - ormai out fino ad inizio 2015, operazione annunciata entro pochi giorni - condiziona pesantemente l’assetto tecnico-tattico dei biancorossi. La sconfitta consecutiva numero 5 è quella meno carica di rimpianti per Varese, che esce comunque[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
dal campo tra gli applausi dei suoi 4700 tifosi: anche stavolta però il finale è amaro, con il colpo che resta in canna per il 2/10 da 3 nei 10’ conclusivi e per le sofferenze sui secondi tiri (quello decisivo di James ma non solo).
L’esordiente Eyenga mostra di poter essere utile nell’aumentare il coefficiente di energia difensiva, ma in quel reparto c’è da lavorare tanto: stavolta i biancorossi ci hanno messo tutta la carica agonistica possibile, ma troppo
spesso la scelta di cambiare su tutti i blocchi è stata punita da una Milano chirurgica. Che nella più classica delle versioni “less is more” ha responsabilizzato i giocatori sani, trovando un Brooks immarcabile (27 con 6/9 da 3 nella
ripresa) e un Melli mortifero nel punire in sospensione tutti gli spazi concessi dai biancorossi. Ma in linea generale, una squadra che ha pazienza nel muovere la palla - vedi la Trento e la Roma del secondo tempo - troverà sempre un tiro aperto negli ultimi secondi dell’azione; e se non va la prima soluzione, ci sarà sempre una situazione “svantaggiosa” a rimbalzo. Così anche stavolta l’Openjobmetis ha pagato dazio “là dietro” a dispetto di un secondo tempo da 57 punti segnati e di un complessivo 52% dal campo: tante giocate individuali “lussuose” e l’utilizzo di Callahan come “simil-Kangur” per aprire la scatola e lasciare spazio a Daniel e Robinson in penetrazione, ma tutto ciò non è stato sufficiente con Milano bravissima a rispondere colpo su colpo (o meglio tripla su tripla) ad ogni fiammata di Varese. Al di là della partita in sé, l’episodio che resta negli occhi di tutti - pur avendo inciso praticamente
nulla nel film della partita - è l’espulsione per doppio tecnico di Gianmarco Pozzecco , e la conseguente scenata con lo strappo della camicia all’uscita dal campo: il Poz, preso dalla sua abituale emotività a fior di pelle, è andato ben oltre il limite che un personaggio pubblico dovrebbe rispettare. E purtroppo questo attacco di “Paperinite” gli getterà la croce addosso (sentenza pesante del giudice sportivo in arrivo? Di certo il doppio tecnico non comporta la squalifica): reazione sbagliata e censurabile che sposterà l’attenzione sul suo errore, evitando “more solito” di analizzare una volta per tutte e con la dovuta lucidità il problema dell’atteggiamento arbitrale sui campi della serie A italiana. Perché 5 tecnici e un doppio fallo in una partita bellissima e spettacolare ma del tutto priva di animosità dicono chiaramente che i fischietti italiani sono fuori controllo nella gestione delle emozioni in campo e sono loro - con questo modo “ducesco” di condurre le gare - a scatenare pulsioni di giocatori ed allenatori e di conseguenza del pubblico. Ma lo “sclero” fuori dalle righe di “coach Poz” cancellerà ovviamente le considerazioni sulle quali ogni addetto ai lavori - ad iniziare dai club, in ultima analisi quelli che pagano - dovrebbe riflettere per un basket più sereno. Di certo l’espulsione del coach biancorosso ha “svegliato” Robinson e Daniel, che con la gestione-Ducarello hanno messo in campo la faccia e il piglio giusto per assaltare l’area milanese dopo le 8 stoppate subite nei primi 20’. Da loro, sotto accusa per l’impatto tecnico ed emotivo nelle ultime due sconfitte in fotocopia, è partita la scintilla per una rimonta che ha ribadito quanto carattere abbia questa Openjobmetis non perfetta sul piano tecnico e difensivamente migliorabile. Ma di certo mai doma neppure dopo 5 sconfitte consecutive: questo atteggiamento andrà rimesso in campo nei prossimi due viaggi a Cremona e Brindisi. Perché questa squadra ha perso spesso, anzi sempre nelle ultime 5 settimane, ma è sempre andata ad un passo dalla vittoria, ed ora che ha
una rotazione di 8-uomini-8 potrà lavorare sugli aspetti tecnici sui quali serve ancora crescere. Prima o poi il vento girerà, questo gruppo se lo merita.
Giuseppe Sciascia[/size][/font][/color]
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