[font=verdana][size=3]La pausa è finita. Per dire di un All Star Game tipo sagra patronale d'un tempo che, guarda caso, s'incentrava sull'incanto dei canestri a definizione di un'asta, in piazza o sul sagrato di una chiesa, imbandita di torte, spumanti, tovaglie, centrini di pizzo e via dicendo a scopo benefico. Chi ha qualche anno sulle spalle ricorda quelle ricorrenze vissute nelle nostre castellanze in bonaria allegria, così ci è parsa questa manifestazione nel rispetto di un rito che si ripete per tradizione, ora e giocoforza specchio di una pallacanestro abbastanza povera di talenti a discapito dello spettacolo.[/size][/font]
[size=3][font=verdana]In ogni caso una festa è stata, divertente e gaia, soprattutto ideale per le famiglie da attrarre sotto i canestri: in questo senso si giustifica l'offerta. In ogni caso Varese s'è elevata dallo scanzonato baraccone distinguendosi per alcuni suoi valori, innanzitutto con Gianmarco Pozzecco, acclamato ovunque vada (a spasso) dalle folle, quindi con Rautins, formidabile artigliere, verosimilmente e in assoluto il migliore specialista in circolazione, da tenerselo stretto con riguardo, come si fa con un brillante che non va immiserito in comuni faccende, e infine con Eyenga che, strano ma vero, ha scaldato il cotone con continuità, risultando sorprendente rispetto alle sue usuali segnature.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Ora però i tifosi aspettano i biancorossi al varco, cioè in partite vere con punti in palio e non con targhe e coppette, soprattutto in un derby che, come tinto di rosso, li fa infuriare come tori. In un solo monito: guai a perdere in Brianza dove, in un certo periodo, vincere era come rubare in chiesa come ve ne furono altri meno radiosi ricordando uno scudetto buttato al vento.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Chiuso il girone di andata con gli stessi punti della scorsa stagione, motivo per il quale chi ha messo testa e voce nel rifare la squadra non può andarne fiero, adesso ogni proposito è da conta generale, tutti insieme appassionatamente nel voltare pagina. In verità Varese, nonostante le mille e una incompiuta, può ancora ambire a una chance playoff, visto che due soli punti dividono la nobiltà dalla plebe. A Kangur (assente da tempo, quindi poco presentabile nell'occasione) s'è aggiunto un Diawara cui, sin qui, mancava solo di fare le pulizie, reggendo quasi in proprio le sorti biancorosse. Hai detto niente? Già immaginiamo il sollievo di coach Sacripanti il quale, senza più la vecchia aureola di beato in casa sua, può sistemare classifica e consensi con un così gradito omaggio (dal destino) che, a calcoli fatti, spoglia letteralmente Varese di almeno 45 punti, tanti quanti risultano, segnatura più, segnatura meno, dalla somma delle medie di realizzazione di Diawara, Kangur e Robinson (foto Blitz), protagonisti nella gara di andata. Inutile fingere scendendo dal pero: senza punti potenziali nelle mani non ci si può inventare grande pericolosità offensiva, anche se nel caso di Robinson (messo alla porta per inadeguatezza al ruolo) non c'è avversità che tenga, trattandosi semplicemente di una scempiaggine di mercato. La questione è sepolta tra le carte di una partenza obbligata per far posto al tesseramento di Eric Maynor che debutta fuori della NBA e sul quale si punta come regista ideale, soprattutto in funzione di Daniel da imbeccare sotto i tabelloni e di Rautins da liberare al tiro, al di là di quanti canestri personali porterà in dote. Dunque, un atleta tutto da scoprire invece di tre noti. Partita persa domani a Cantù? Per nulla di fronte a una formazione che spesso ha peccato proprio in regia, di più o peggio di Varese, cioè laddove ha origine l'anarchia di alcuni suoi americani.[/font][/size]
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