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(G.S.) - Varese e Fabrizio Frates, storia di un feeling mai decollato. Il 55enne coach milanese non ha mai fatto breccia nel cuore di una piazza che al di là delle aspettative troppo elevate dopo la stagione degli Indimenticabili non ha scordato il basket frizzante e il carattere aperto del suo predecessore Frank Vitucci. Di certo la società non s'aspettava l'addio del coach veneziano. E al momento in cui il doloroso divorzio si è compiuto, si è ritrovata a scegliere tra gli allenatori liberi oltre la metà di giugno, con l'elenco dei sostituti già ridotto drasticamente. Alla fine erano rimasti in corsa Frates, uomo di grande esperienza con 23 stagioni da capo allenatore, e l'emergente Giulio Griccioli, brillante in LegAdue a Scafati e Casale Monferrato ma mai cimentatosi in A. Su Griccioli inizialmente sembrava orientato Vescovi, che però confrontandosi col d.s. Simone Giofrè ha spostato a poco a poco l'attenzione sul coach milanese, vista la necessità di avere un allenatore che conoscesse le coppe europee e fosse in grado di gestire l'aspettativa della piazza. Così la scelta cadde su Frates; ma la squadra costruita era adatta ad un allenatore alla Vitucci, e non certo all'architetto milanese. Notoriamente tecnico che abbisogna di giocatori disponibili al lavoro duro in palestra e votati alla coralità ed alle esecuzioni: tutto il contrario di Keydren Clark, il vulnus principale del mercato nel ruolo nevralgico di playmaker, che è costato il posto prima ad Hassell e poi a Frates. Il cui errore principale è stato quello di aver avallato una squadra non sua, accettando obtorto collo il bulgaro dopo aver comunque scartato una lunghissima serie di candidati. Dunque lo sbaglio di fondo è stato di affidare la panchina al tecnico milanese senza sposarne appieno la filosofia tecnica e di gioco. Un allenatore esigente e rigido nei sistemi di lavoro in palestra, con rapporti scarsi coi giocatori, dunque antitetico al modo di lavorare e di proporsi di Vitucci. [/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Ma le istruzioni per l'uso di Frates sono ben note, e non averne tenuto conto ha creato le condizioni per lo scarso feeling con l'ambiente. A partire dagli Indimenticabili rimasti che non lo hanno mai digerito appieno e soprattutto non hanno mai nascosto ciò al di fuori della palestra.
Questo umore negativo è stato colto dal pubblico; che comunque, almeno nel primo mese di campionato col trittico di vittorie con Reggio Emilia, Venezia ed Avellino (addirittura cori finali della Curva Nord dopo aver rifilato 17 punti di scarto al traditore Vitucci), sembrava averlo accettato. Poi le sconfitte in Eurocup, l'affaire Coleman e la contestazione contro Pesaro col PalaWhirlpool spaccato: la ventata di freschezza portata dal ritorno di Banks e l'intervento della società in spogliatoio a supporto dell'allenatore aveva ricomposto la frattura. La squadra aveva imboccato un trend positivo solo parzialmente frenato da una improvvida uscita in sala stampa successiva alla sconfitta con Roma. La vittoria esterna di Reggio Emilia seguita da quella con Venezia aveva evidenziato un'importante reazione del gruppo che aveva dimostrato compattezza all'interno e nei confronti del coach. Nelle ultime due settimane però la squadra era tornata quella dall'umore plumbeo e dal volto tirato di novembre, e c'erano stati altri segnali di criticità nel rapporto tra coach e spogliatoio. Il resto è attualità. [/size][/font][/color]
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