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Guarire dal mal di trasferta per maggior competitività


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[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Non si può credere di essere migliori senza una vera coscienza di quei limiti patiti prima ma resi più docili poi da veri e reali progressi. Ebbene, Frates e i suoi uomini sono riusciti a dimostrare con i fatti come certi segnali di cambiamento fossero non dovuti a un caso. L'impressione di una Cimberio nuovo corso era stata infatti netta, al di là di ovvii interrogativi legati all'imprevedibilità di una gara che spesso, si dice, fa storia a sé: ebbene, a Venezia la formazione prealpina vincendo a mani basse ha mostrato la sua accresciuta capacità d'impatto. E, se l'indice di competitività di una squadra si misura fuori casa, l'essere guariti, ora come ora, dal mal di trasferta, deve pur significare qualche cosa. Che il suo vecchio e fosco ritratto sia finito chissà dove per sempre nessuno lo può dire senza timore di smentite ma è altrettanto vero che il futuro sembra promettente o, comunque, al riparo da tribolazioni pessimistiche. Il primo confortante e non trascurabile assunto si era avuto a Reggio Emilia dove Varese schiaffeggiò avversari non meno valenti degli orogranata, puniti puntualmente domenica attraverso una limpida conferma.[/size][/font][/color]
 
[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Il secondo, seppur nullo nel risultato, aveva mostrato una Cimberio manifestamente inferiore a Milano ma a misura di punteggio sul campo, il che faceva presupporre una potenziale continuità. Ebbene, le nuove aspettative hanno avuto pronta soddisfazione a riprova che la pallacanestro, pur presa per una scienza che arrovella gli studiosi (come lo sono quei tecnici muniti di lavagnette da riempire con infinite variabili, magari in notti insonni), resta pur sempre un piacevole gioco, persino semplice ed elementare se lo si affronta con serenità d'animo, possibile se si è in una favorevole condizione tecnica e fisica per praticarlo.[/size][/font][/color]
 
[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Con una guglia dietro, come Johnson (che pure non è un asso volante) De Nicolao (foto Blitz) e compagni si sentono verosimilmente protetti sotto i tabelloni, in passato spesso poco difesi se non sguarniti, potendo un po' tutti far quadrato, senza falle, per non subire supinamente gli avversari, da inchiodarli poi con un attacco non più in preda alla provvisorietà ma in bella sicurezza. Com'è accaduto a Venezia viste le percentuali di tiro, pregevoli dall'arco e discrete in area, a dimostrazione di una fluidità di gioco che ha coinvolto ogni elemento all'assalto di un'Umana che, tesa a imbrigliare l'atletico centro biancorosso e il disinvolto Polonara (uscito in questa stagione dal regno dell'istinto per diventare un efficace protagonista nella normalità), è finita infilzata dal solito Banks cui basta un tempo (irresistibile) per sbancare Venezia. Alla vigilia avevamo previsto un ritrovato Ere che, seppur discontinuo per l'età, resta un fior di giocatore augurandoci anche un Clark bomber nella sua vecchia palestra, così è accaduto per una Cimberio più che qualificata nei suoi titolari ma pure come collettivo, dilagante alla distanza. [/size][/font][/color]
 
[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Dunque, per una volta Frates non è più il re nudo, semmai lo sono i suoi detrattori, senza argomenti per attaccarlo, soprattutto in riferimento a un Sakota poco in palla, quindi scarsamente utilizzato. Ora il campionato si ferma per le finali di Coppa Italia dalle quali Varese è stata esclusa per il suo deludente profitto nel girone d'andata: probabilmente questa squadra, dall'inizio di campionato, con Talts ancora nei ranghi e pur con tutte le disquisizioni possibili e mai chiuse sulla figura di un play ideale, sarebbe probabilmente quinta o sesta. Non esiste, è vero, una controprova ma non si può negare che l'odierna e insoddisfacente classifica sconti una serie di scelte sbagliate, cui si è posto qualche rimedio. [/size][/font][/color]


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