
[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Due sconfitte in fotocopia per una Openjobmetis che ripete uno dopo l'altro gli errori fatali della partita contro Trento. Che potrebbero diventare anche tre aggiungendo al conto delle partite "gettate" anche quella di Venezia, dove analogamente alle sfide contro Dolomiti Energia ed Acea la squadra di "coach Poz" ha dimostrato una incapacità evidente di gestire i vantaggi costruiti col suo basket spumeggiante. Che resta al momento la principale - ma anche l'unica - risorsa di una Varese irresistibile quando riesce ad accendere il motore del contropiede con la sua energia difensiva, ma davvero in grande affanno su ritmi più cadenzati, dove emergono i limiti fisici dei lunghi e quelli di lucidità dei costruttori del gioco. Chi non ha testa abbia gambe? Così almeno pare nella misura in cui i biancorossi passano con disarmante facilità da bellissimi ad inguardabili: mentalità, atteggiamento, concentrazione ed altre "amenità" li lasciamo volentieri agli psicologi da salotto, il basket non è scienza missilistica e la tecnica è sempre la miglior spiegazione nel bene e nel male. E alla fine Venezia, Trento e Roma sono unite dal medesimo "fil rouge": in campo non c'era Kristjan Kangur, ossia il giocatore che per capacità tecniche, esperienza, qualità balistiche e disponibilità al sacrificio "di squadra" era il pezzo d'angolo dell'edificio costruito da "coach Poz”. Prima di tutto in difesa, dove con la sua capacità di marcare gli esterni ma di farsi valere anche a rimbalzo avrebbe limitato il crollo sotto i cristalli causa prima dell'afflosciamento delle ultime due gare (analisi elementare: Varese si esalta correndo, ma senza rimbalzi non si corre). Ma anche e soprattutto in attacco, dove senza la sua capacità di allargare il campo dall'arco le difese avversarie sono riuscite a prendere le misure a Diawara (anche stavolta primaria cartina di tornasole del rendimento offensivo della squadra). E soprattutto sono emersi i problemi di "lettura" a difesa schierata dei playmaker biancorossi, in particolare di Dawan Robinson che essendo "battezzabile” nel tiro dall'arco (3/18 in 6 gare, tutto il bottino perimetrale contro la zona 3-2 di Reggio Emilia) diventa fin troppo prevedibile nelle sue incursioni a testa bassa. E quindi basta limitarsi a piangere sul Kangur assente? Non del tutto, auspicando che domenica contro Milano l'estone possa riaffacciarsi sul parquet a fianco del neoacquisto Eyenga, addizione di quantità (per capacità difensive “multiruolo" ed esplosività attaccando il ferro) che la società ha effettuato auspicando di poterlo già inserire a Roma. Ovviamente il rammarico aumenta vista la doppia assenza in un match che Varese aveva comunque dato la sensazione di poter conquistare anche a ranghi ridotti, così come accaduto nelle precedenti due gare; ma le 5 partite consecutive disputate ad organico incompleto sono un altro fattore da inserire nell’equazione per fotografare l’attuale "stato dell’arte" in casa biancorossa. Così come non era tutto oro dopo le vittorie contro Cantù e Pesaro, non è tutto da buttare dopo un poker di sconfitte consecutive gravide di rimpianti; e l’Openjobmetis "bifronte" e sciagurata anti-Trento e Roma va rivista con Kangur ed Eyenga, auspicabilmente già dall’atteso derby di domenica contro Milano, di certo la partita più difficile - ma anche la più stimolante - per vedere una Varese modello araba fenice.[/size][/font][/color]
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