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Lo spirito è quello giusto per mutare la classifica


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[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]S'è fatta luce, in fondo al tunnel. Prima della gara di Brindisi, pur disquisendo ancora una volta sui mali che sin lì avevano fiaccato Varese, accarezzavamo - più o meno convintamene, in ogni caso idealmente - la prospettiva di un fattore sorpresa, non impossibile contro un drappello di americani che, forte del proprio talento istintivo ma anche prigioniero di certi suoi vezzi, avrebbe potuto pensare (commettendo un imperdonabile errore) di avere già la vittoria in tasca. Bastava credervi con caparbietà e forza d'animo per reggere alla distanza e tendere un'imboscata, così hanno fatto Robinson e soci in un finale nel quale, stavolta, non sono affogati in un bicchier d'acqua, lasciando l'umiliante parte agli avversari.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
È pur vero che a un'Enel in cortocircuito sono mancate le zampate di Simmons, infortunatosi in gara, ma - con altrettanta franchezza - questa perdita, se vogliamo metterla sul piano della sfortuna, fa il paio con quella di Kangur che Varese sta patendo da tempo. Dunque, le giustificazioni non valgono né sminuiscono un successo cercato e voluto, sofferto e meditato da uomini che, stanchi di mortificazioni, non si sono piegati ad accenni di crescendo avversario, evidentemente consci di poter alzare la testa, anche dalle proprie rovine (come le molte e sanguinose palle perse), quindi dalle proprie carenze per evitare altri passi falsi verso un precipizio. Se, nelle sei maledette sconfitte, la squadra aveva dato alla distanza l'impressione di essere povera in canna, a Brindisi ha invece mostrato lo spirito giusto, quello d'un gruppo che non accetta d'essere liquidato come dimesso e sfiduciato e che nell'occasione ha puntato, avendo buon gioco, sui limiti di avversari i quali, come gli americani di Cantù, assomigliano a compagnie di ventura, terribili se in vena ma anche arrendevoli se in tilt mancando loro un'anima d'insieme. L'aver sondato e colto in casa d'altri una possibile fragilità da sfruttare, spianando poi la propria artiglieria con un terrificante Rautins e con il buon Callahan che ha punito la presunzione degli avversari, ci sembra un merito specifico abbastanza rilevante di una Varese con Pozzecco per l'ultima volta, spettatore Morale, Ducarello batte Bucchi 2-0. E palla al centro per la prossima a Masnago con l'amato Gianmarco di nuovo al timone. Proprio queste considerazioni, ripensando alla serie di sconfitte di misura, balorde e diaboliche per la loro avversa costanza sembrano avvalorare quei rilievi spesi su alcune scelte di mercato nell'aver supposto, per esempio, la presenza di un paio di elementi potenzialmente un po' speciali rispetto a una voluta e sana linearità di base: ci basterebbe immaginare un leader che spacchi l'area e un intimidatore sotto i cristalli, per dire di variabili al tiro di Diawara e Rautins (un patrimonio) e ai soliti giochi, soprattutto in gare equilibrate che gravano psicologicamente sugli atti decisivi di squadra.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Crediamo che, in un campionato come questo, dai valori complessivi sempre più calanti, anzi crollanti, non c'è bisogno d'essere uno squadrone costoso, purchè si possegga un giusto mix di elementi, per vivere - divertendosi - tra i quartieri alti. Lo dimostra la classifica, abbastanza ammassata nelle posizioni d'avanguardia, anche da formazioni che hanno avuto ragione, per quisquilie, di Varese per poter cogliere il senso di un dibattito che dura da mesi con il solo pensiero a una Masnago sempre gremita (come lo è) ma anche gioiosa (come non lo è mai stata, Cantù a  parte), ovvero in versione Green-Dunston. Che si riconsiderino certe mosse, lo dimostrano, peraltro, alcune voci che circolano. Staremo a vedere aspettando di risalire una classifica ancora non tenera.[/size][/font][/color]


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