
[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Al peggio non c'è fine, con relative riflessioni. Che facilmente si traggono, fra anime perse, senza regia né trama, senza capo né coda. Il solito copione dell'assurdo, cioè dell'equivoco: prima applausi a scena aperta, persino omaggi e dolci, poi fischi e ululati di contestazione, inevitabili per tanto entusiasmo tradito anche se, a onor del vero, Venezia appartiene a un'altra categoria. Per superarla Varese avrebbe dovuto inventarsi una prova perfetta, possibile nella teoria dei sogni ma irrealizzabile nella realtà, per la manifesta inferiorità del suo sbagliato e fragile assetto, anche dovuto alla pochezza dei suoi singoli, poveri di idee e confusi tra i propri limiti, quindi, non a caso, i più battibili di tutto il campionato come testimoniano i risultati. Soprattutto, in relazione a quelli di Caserta e Pesaro che, già date per condannate a un feroce scontro salvezza, ora fiatano sul collo degli uomini di Pozzecco (foto Blitz).[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Da gennaio ad oggi il passo di Varese è da retrocessione, eppure sino a pochi giorni fa in società e dintorni ci si appellava ai playoff come fossero un emendamento cui far ricorso per il blasone che la squadra si porta addosso, peraltro disonorandolo. Incredibile ma vero il clima di ottimismo, da settimo cielo, che ha preceduto la gara di domenica: evidentemente coloro che hanno rilasciato certe e lusinghiere dichiarazioni non hanno alcuna cognizione della realtà, non meravigliandoci, e da troppo tempo, di scelte così fallimentari. Nell'occasione sono spuntate dalla notte della Stella le trombette, assordanti per tutti, tranne che per la formazione di Recalcati che ha disposto come e quando ha voluto, degli storditi (questi sì) biancorossi. Capiamo l'intenzione di caricare l'ambiente ma senza interpreti adatti sul parquet ogni pensata va a farsi benedire, anzi maledire.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Incuriosiva parecchio il debutto di Jefferson, chiamato al posto del vituperato Daniel che, alla stessa ora, con Cremona ha fornito una discreta prova. Il nuovo "centro", tanto per non far rimpiangere del tutto il suo predecessore, ha fracassato sul ferro un paio di schiacciate, in compenso - dotato di lunghe braccia e di centimetri in più - ha catturato rimbalzi e raccolto punti come dire d'una prova più che passabile. Per valutare ogni differenza di apporto, se migliore o peggiore al cambio, bisognerà aspettare altre gare, al di là di un fatal paragone che vivremo in diretta il 22 marzo, quando Cremona sarà di scena a Masnago.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Si è finiti dalla padella alla brace con la scelta di Maynor come invocato regista, peraltro normale nei passaggi, né più né meno come Biganzoli che, preso dai cugini della Robur, difendeva però con il coltello tra i denti e ciuffava dalla distanza facendosi ammirare. Morale, s'è scomodata la NBA per portare a casa, 25 anni dopo, un Biganzoli dei poveri... Ma come siamo messi? Un mese fa indicammo Meacham, terzo play a Milano ma, al di là delle volontà dell'EA7, crediamo che qui nessuno si sia degnato di un interessamento. Nel frattempo sono rovinose le conseguenze in una squadra senza una mente veloce, pensante e proponente: ognuno finisce per arrangiarsi come può, rifugiandosi nella soluzione più facile come lo è il tiro dalla lunga distanza.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Lo scenario con Pozzecco - un simulacro di lacrime - è sempre più desolante ma chi ne risponde? In una società come questa, sorretta e controllata da un consorzio di soci i quali tutti sono padroni e nessuno lo è, i dirigenti rispondono delle proprie responsabilità a tutti ma anche a nessuno, dipendendo solo da se stessi. Ora a toccarli nel vivo c'è la voce grossa della Curva, come recitava uno striscione con destinatari Vescovi e Giofré, invitati ad andarsene. Tempi duri per i vinti.[/size][/font][/color]
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