[font=verdana][size=3]Abilità nel passaggio, visione di gioco, qualche tripla aperta. Così Eric Maynor si presenta ai nuovi compagni in occasione del primo giorno della sua second life cestistica fuori dal pianeta NBA. Sbarcato a Malpensa alle 8 di mattina dopo la lunga trasvolata atlantica da Washington, il nuovo play biancorosso ha fatto subito la conoscenza di coach Poz, che ha accompagnato il team manager Max Ferraiuolo per rompere il ghiaccio con la sua futura estensione tecnica sul parquet. [/size][/font]
[size=3][font=verdana]Poi il rituale delle visite mediche, l'approdo in albergo dove risiederà per qualche giorno in attesa che sia pronto l'alloggio e poi la presa di contatto con il PalaWhirlpool, la sua nuova casa cestistica per i prossimi 5 mesi. [/font][/size]
[size=3][font=verdana]Poco più di un'ora di lavoro di buona lena, mostrando una condizione tutto sommato accettabile alla luce dell'inattività agonistica datata metà marzo 2014; spesso catechizzato e consigliato da Pozzecco, che negli ultimi 10 minuti lo ha tenuto a riposo illustrandogli gli schemi d'attacco della squadra, Maynor si è comunque calato con grande disponibilità ed attenzione nella nuova realtà. [/font][/size]
[size=3][font=verdana]«È un ragazzo serio, attento e disposto ad ascoltare, cosa non scontata con gli americani - spiega Ferraiuolo, al suo fianco per tutto il suo primo giorno a Varese - E come ogni playmaker vero, nel primo allenamento si è messo più che altro al servizio della squadra cercando di capire subito le caratteristiche dei compagni». Presto però per dare giudizi definitivi sul suo possibile impatto col sistema Openjobmetis: di sicuro l'idea dello staff biancorosso è quello di inserirlo in fretta, facendolo lavorare anche oggi (appuntamento alle 11.30 a Masnago con Ugo Ducarello e Marco Armenise che raggiungeranno Verona nel pomeriggio) e domani (lavoro individuale al PalaWhirlpool) in vista della settimana-tipo in preparazione del derby contro Cantù. [/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Il primo impatto atletico è francamente indecifrabile, ma più che altro per il peso del lungo viaggio che ha sostenuto per arrivare a Varese - spiega "coach Poz" - A questo si aggiunge il fatto che non ha giocato recentemente, ma dopo una sola seduta condizionata dal fuso orario non è facile capire. Detto questo ha qualità evidenti: non bisogna essere Zichichi o Phil Jackson per vedere che sa giocare e capisce le cose. Piuttosto soffro come un cane per la necessità di effettuare un taglio, sul quale non abbiamo ancora preso decisioni categoriche: la squadra ha reagito con grande professionalità assorbendo una situazione non facile per tutti». [/font][/size]
[size=3][font=verdana]Giuseppe Sciascia[/font][/size]
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