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[color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=1][font=verdana][size=3]Archiviati gli “Indimenticabili”, ecco la Cimberio operaia con la vecchia guardia che indica la via per il primo hurrà di una stagione nella quale il credito acquisito nel 2012/2013 va azzerato in fretta in un campionato già in cerca di gerarchie. Reggio Emilia paga dazio di fronte alla fame di vittoria di Varese, decisa a voltare pagina dopo l’incerto avvio tra Vilnius e Siena: la leadership espressa a tutto tondo da Ebi Ere, che si cuce sulla pelle i panni dell’uomo-chiave della squadra di Frates, converte in “soldoni” l’energia profusa in retroguardia dai biancorossi. I meccanismi di gioco non funzionano ancora alla perfezione, ma con la faccia “feroce” del secondo tempo anche gli sbalzi di tensione di un attacco ancora in cerca di equilibri si nascondono nel modo giusto per dare la carica al popolo biancorosso. Così La squadra “accende” il pubblico con la sua aggressività e la sua voglia di “graffiare” in difesa, ed i 3000 del PalaFerraris diventano un fattore nel[/size][/font][/size][/font][/color]

[color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=1][size=3][font=verdana]“raccolto” impianto di Casale Monferrato che amplifica la carica dei tifosi. I quali vedono comunque ripagato l’esodo degli abbonati per dare sostegno ad una Cimberio che in precampionato aveva vinto poco e convinto meno; alla fine la risposta sul campo è di quelle che danno ragione a chi sosteneva che col tempo e col lavoro la squadra poteva crescere molto dopo un precampionato costellato di guai fisici grandi e piccoli. Perché comunque il gruppo c’è, come dimostra il cambio di passo difensivo della ripresa per rimettere in carreggiata una partita condotta con sicurezza da Reggio Emilia nei primi 20’. E dalla vittoria inaugurale si deve trarre spunto per capire che l’identità della Varese 2013/2014 – con meno lustrini e meno “esuberanza” atletica rispetto allo scorso anno – dovrà essere focalizzata prima di tutto sulla tenuta difensiva, a dispetto dell’elevato numero di attaccanti che fanno parte del gruppo. Un segnale forte lo manda anche Fabrizio Frates, che per il finale arrembante si affida a De Nicolao e Scekic lasciando in panchina due dei tre elementi nuovi del quintetto. Scelta di matrice prettamente difensiva ma non solo, visto che con palloni giocabili (leggi 11 tiri nel secondo tempo contro i due del primo…) capitan Ere spara a raffica. Il messaggio del tecnico è lapidario: non ci sono status acquisiti all’interno del gruppo, quando conta gioca chi si sbuccia le ginocchia ed è utile alla casa. Mentre l’asse Clark-Hassell è ancora da mettere a punto, prima di tutto in retroguardia dove il play fatica a contenere le penetrazioni (tanto che Frates spedisce inizialmente Coleman su Cinciarini) e il pivot fatica nelle rotazioni in copertura. Ma la voglia di giocare insieme espressa nella rimonta e nell’affondo finale contro la Grissin Bon deve essere il punto di partenza sul quale anche il regista bulgaro e il centro statunitense debbono trovare il loro equilibrio nel contesto del sistema. In un campionato che riserva già sorprese a raffica con i tonfi inattesi delle “big” Milano, Sassari ed Avellino, aver rotto il ghiaccio con un successo corroborante per il morale è fondamentale per alimentare il volano dell’entusiasmo dei tifosi. Sul piano tecnico ci sono margini ancora ampi, ma su quello del carattere e della coesione del gruppo la squadra di Frates è degnissima erede di quella di Vitucci...[/font][/size][/size][/font][/color]


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