
[font=verdana][size=3]Giorni fa una signora, pure graziosa. mi confidava che, dopo anni di lontananza della squadra di cui non s'era persa una partita in molte stagioni, era tornata al palasport, letteralmente rapita da una Cimberio che, dando spettacolo, faceva della pallacanestro un gioco talmente bello e semplice che l'avrebbe capito anche chi non se ne intende. E aggiungeva: «Sullo slancio dell'entusiasmo mi sono abbonata ma temo che non sarà più come nello scorso campionato, in ogni caso forza Varese». Già, l'osservazione della signora coglie nel segno l'inevitabilità di un paragone fra due squadre, l'una appresso all'altra ma tanto diverse nella loro dimensione per caratteristiche dei singoli, quindi nella loro espressione in campo, per fluidità di gioco. Questa tifosa, per dirla tutta, ha chiesto infine dell'allenatore, come per sincerarsi se la poco brillantezza della squadra, almeno sin qui, fosse più una questione di manico che di uomini nuovi. Ma ella stessa ha poi convenuto per una corretta cognizione della realtà ripensando ai talenti persi e alla "fuga", probabilmente non casuale, di Vitucci.[/size][/font]
[size=3][font=verdana]S'è voltato pagina, ecco il punto, dovendo un po' tutti vivere questa Cimberio con lo stesso cuore ma anche con occhi e pensieri aperti al nuovo senza dover ammainare gli entusiasmi dell'estate, suscitati da quel potente credito di fiducia riconducibile alla società attraverso una presumibile continuità di forza. Come dire di un'opera di costruzione da parte della stessa impresa, seppur con un'architettura diversa. Resta allora un interrogativo: dopo un precampionato tra luci (poche) e ombre (molte), come la mettiamo? Come prima in costruttive passioni, se si possiede la saggezza di non cedere ad assalti di delusione e scoraggiamento, dovendo aspettare per capire quale livello di competitività raggiungerà la Cimberio di Frates, avendo pur un suo valore. I "vecchi" biancorossi li conosciamo, resta da constatare la portata tecnica dei nuovi, tra virtù e vezzi propri a beneficio del collettivo sin qui a strappi, troppo incline a una discontinuità che lo frena di brutto proprio quando dà l'impressione di emergere. Qualcuno si chiede di Clark: strano, perché il play Usa non è una di quelle sorprese (come tanti giovani americani) che si trovano nell'uovo di Pasqua e che scopri solo aprendolo: le stagioni di Venezia hanno mostrato rendimenti diversi, a volte strepitosi ma anche anonimi. Hassell (foto Blitz) dà la sensazione di poter essere più risoluto ma dev'essere aiutato da soluzioni fluide a "battersi" sotto i tabelloni italiani, mentre Coleman, splendido animale in campo aperto, può soffrire le difese schierate se non lo si innesca con creatività e ritmo. Frates, dunque, dovrà usare molta colla affinché le caratteristiche dei suoi uomini diventino pienamente funzionali a un equilibrato rendimento di squadra, soprattutto per continuità. Se ipotizziamo una griglia di partenza (tipo F.1) crediamo che la terza fila sia adeguata alle potenzialità di Varese, non senza qualche timore per il suo dispendioso impegno tra campionato ed Eurocup.[/font][/size]
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