[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Stavolta la festa non finisce con le presentazioni ma dura sino ai saluti finali. Masnago in calore se lo merita dopo aver patito gelo e tormenta dal 12 ottobre, quando gli uomini di Pozzecco infierirono su Cantù che, nonostante qualche acuto, si ritrova al loro fianco in classifica. Come dire che nessuna formazione, a parte quel noto drappello che sta nei quartieri alti, appare decisamente più forte e autorevole di altre. È un campionato, per certi versi, bizzarro, se non bislacco, sicuramente da vietare agli esteti di vecchio corso e di lunga memoria per le diverse partitacce che sta offrendo. Come lo è stata, in verità, contro una Virtus Bologna a tratti in rottura prolungata, da travaso di bile per il suo coach Valli che nel primo tempo, tanto per rendere l'idea, ha operato raffiche di cambi nel tentativo di trovare, invano, una pezza per nascondere vistosi strappi.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Francamente non è stato un bello spettacolo, fra scorci di pallamano e lotta greco-romana incorporati in una pallacanestro che più mediocre non può essere. E con una folla di americani in campo è d'obbligo una riflessione nell'interrogarci sul loro supposto e vero valore, con relativa valutazione di mercato ma, soprattutto, sull'eventuale livello di gioco se s'infoltissero, come suggerirebbe un po' di sano nazionalismo, le file con gli atleti italiani, ormai una piccola tribù, tipo riserva indiana. Di fronte a un'immane realtà il presidente federale dovrebbe porsi la questione di un movimento dal settore giovanile abbastanza povero in canna invece di compiacersi d'un ottavo posto agli Europei di cui, al contrario, non v'è da andar fieri.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Tornando al match di Masnago, ormai consegnato agli archivi, bisogna sottolineare come ai demeriti di Bologna corrispondano, e nettamente, i meriti di Varese la quale, soprattutto nel primo tempo, s'è applicata con grande intensità in difesa, segno evidente d'un proficuo, umile e sistematico lavoro in palestra durante la settimana. Mentre in attacco, stavolta, ha tratto beneficio dalle evoluzioni acrobatiche di Daniel che, a parte qualche svolazzo dei suoi, ha fatto saltare i tabelloni felsinei. Ci sembra innegabile il riconoscimento di uno spirito di squadra che qualifica Varese rispetto ad avversarie magari più dotate per qualità individuali, probabilmente per effetto della sua linearità d'insieme che mai l'ha fatta rotolare nella polvere, seppur fra note e balorde sconfitte, ma che verosimilmente trova vitali motivazioni nella carismatica figura del suo allenatore alle cui dipendenze ogni giocatore è chiamato ad una parte che presuppone una corrispondenza infinitamente orgogliosa. Ci sembra questa la nota più lieta e incoraggiante, in continuità con Brindisi, al di là dei valori insiti nel proprio organico cui sarebbe bastato un po' di qualità in più, segnatamente a qualche singolo, per immaginare Varese in posizioni di avanguardia supponendo condivisibile, in tal senso, ogni relativa recriminazione.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Figuratevi ben altri risultati in sintonia con un personaggio impareggiabile qual è Gianmarco Pozzecco, capace di catturare le attenzioni del mondo intero nonché di rubare la scena al calcio facendo parlare di Varese e della pallacanestro, così è accaduto, lunedì nel divertente salotto televisivo di Tiki Taka. Come s'addice a un genio, soprattutto se sregolato, ancorché poco pertinente al ruolo di allenatore dal cui modo di essere, fatalmente, dipendono i destini della squadra e del club. La sua spontaneità resta una virtù, sicuramente egli dovrà crescere come tecnico, a patto di non essere censurato ingiustamente per episodi innocenti come il festoso baccano a Brindisi, in omaggio al suo vice, sostituto vittorioso. Giù le mani di Pozzecco, lo striscione della Curva Nord è più che mai eloquente.[/size][/font][/color]
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