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[font=verdana][size=3]A volte bastano attimi a dividere redenzione e dannazione. Attimi vissuti con speranza e paura: c'è chi è più forte del punto di rottura e c'è chi si spacca. Stavolta Varese ha piegato streghe e fantasmi imponendosi con orgoglio e carattere afferrando un successo che valeva ossigeno puro e che voleva con la forza dei nervi distesi, anzi tesi.[/size][/font]
[size=3][font=verdana]Finalmente Masnago s'è desta. Eppure, con la squadra avanti di una caterva di punti, poi raggiunta e superata in un incalzante e intenso finale, probabilmente molti sugli spalti s'erano già tormentati fra i ricordi di una stagione sin lì disastrosa, paventando la solita suonata funebre al di là di facce nuove in campo e in panchina. Timori veri ma passeggeri, aleggiando nella squadra uno spirito decisamente nuovo, auspice di tanta e determinante compattezza che ha scatenato una veemente reazione dopo quel bruciante sorpasso che tante altre volte aveva lasciato interdetta Varese.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Finalmente tutti uniti e allineati da una mentalità combattente, scomparendo quei pretesi e inconcludenti navigatori solitari, naufragati sempre e regolarmente. Ha trionfato la lucidità che è mancata proprio a Roma, con le mani sulla gara, nel finale dei tempi regolamentari, apparendo così l'esatta copia di Varese nelle sue molte e balorde sconfitte.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Un piccolo capolavoro di audacia ed energia positiva s'è avuto, poi, nel supplementare con colpi vincenti attraverso un'aggressione feroce su avversari e pallone. Dunque, non fili staccati o, peggio, fulminati ma legati tra loro con un spessore resistente a un tremendo impatto psicologico, segno di una certa chiarezza di idee e di compiti al di là dei propri limiti, purtroppo incancellabili. Caja, esperto timoniere abituato ai mari in burrasca, alla fine s'è lasciato andare a un po' di felicità genuina, tenendo tantissimo a fugare ingombranti ombre proprio nel far del suo nuovo giorno in una Pallacanestro Varese che egli ha sempre considerato nobile e ambita, e nella quale gli piacerebbe continuare, ben sapendo di doversi meritare una conferma soltanto con fatti alla mano. A dir la verità due cori, peraltro non fragorosi, hanno inneggiato a Pozzecco, più probabilmente per rendere omaggio al suo addio come lo è quello di chi resterà sempre nel cuore, seppur superato dagli eventi. Pure però sono parsi due piccoli "lenzuoli" dalla scritta eloquente, uno in gradinata est e l'altro in quella ovest, entrambi pro Vescovi che, ad onore di cronaca, resta il simbolo più storico della nostra Pallacanestro. Quell'«Io sto con Cecco» (foto Blitz), in una conta di consensi e dissensi, evidentemente esclude Pozzecco, fors'anche non più amatissimo dalla folla intera. Piccole schegge d'una violenta rottura che ha messo fine a un sodalizio considerato dalla società, probabilmente, con poca cognizione di causa, date antiche ruggini fra i due, quale punto fermo di un lungo corso.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Ebbene, in una situazione dai risvolti così delicati, Caja non si sarebbe potuto permettere un inciampo proprio a Masnago dove non si vinceva dalle... Guerre Puniche. Sicuramente il buon Attilio, calcolando ogni rischio e pericolo, ha accettato l'onere della prova volendo rimettersi in gioco e in discussione, sicuro di riuscirvi.[/font][/size]
[size=3][font=verdana]E il debuttante Lehto? La prima impressione non è stata sensazionale: non vale Rannikko, di cui è soltanto una copia molto... minuta per valore e taglia fisica, essendo il nuovo play un magrolino, ancorché intimidito, alla ricerca di gloria in una sfida in cui era vietato sbagliare.[/font][/size]


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