[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3]Esorcizzare la paura per riconquistare serenità. Il che, tradotto sul campo, potrebbe valere la riscossa di fronte a una squadra, di per sé potente e feroce. Ma battibile nelle pieghe delle sue imperfezioni, non essendo più la Siena cannibale degli anni scorsi: basti pensare alle sue individualità che non sono cime di canestri, come dimostrano le statistiche di campionato con due soli uomini in doppia cifra, peraltro abbastanza confermate in gara-1, soprattutto per il crepitante Brown, tornato ai suoi massimi volumi offensivi dopo un periodo di appannamento, dovendo però non confondere le valenze realizzatrici di ciascuno con il proprio spessore tecnico e atletico che, assommati e “lavorati” nella fucina di Banchi, fanno una squadra inossidabile e resistente viste le ventiquattro gare in più di Eurolega sul suo groppone.[/size][/size][/font][/color]
[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3]Ecco la chiara identità di una Montepaschi abituata a tempestose latitudini, dunque abile e autoritaria nel far girare una gara per adeguarla in ogni metro del campo alle sue caratteristiche d'insieme, com'è accaduto nella prima della serie contro una Cimberio più volte in soggezione, soprattutto mai fatta scappar via allorquando le è passata in testa.[/size]
[size=3]Una certa tara - anche solo per un complesso subconscio - da ricercare nella finale di Coppa Italia persa, gli uomini di Vitucci l'hanno accusata, irretiti da quell'intimidazione che è grande alleata dei senesi. Per scavalcare quella difesa, roba da muro con filo spinato, ci sarebbe voluto il migliore Yelverton dei bei tempi, quelli della Mobilgirgi cui s'è ispirata Varese indossando la maglie dello stesso colore di indimenticabili conquiste.[/size]
[size=3]E se le esperienze servono a evitare gli stessi errori ma, soprattutto, a vincere eventuali insicurezze, questa Cimberio possiede allora mezzi e capacità per acciuffare i campioni d'Italia e riaprire la serie che, si sa, è carica di imponderabili nonché di riflessi psicologici mutabili dall'oggi al domani.[/size]
[size=3]Ci vuole la solita Varese, tonica e brillante, quella della sua réclame migliore, in altri termini sbarazzina seppur ragionata, sfrontata seppur guardinga.[/size]
[size=3]In sintesi senza quelle paure intime che appesantiscono testa, gambe e braccia e che gravano l'animo di angoscia al di là di legittimi timori per la temibilità di avversari così granitici.[/size]
[size=3]A monte la prima gara, la Cimberio può ripartire da capo, avendo slancio e convinzione per far risaltare la sua pallacanestro grintosa e ariosa, scoppiettante e gioiosa.[/size]
[size=3]Ci vuole un bel coraggio, verosimile senza tabù né assilli, al di là del valore della posta, partendo innanzitutto dal solito Green d'annata, ingenerosamente “mormorato” in gara-1 per i suoi vezzi in sfide personali che, peraltro, in campionato hanno fatto la fortuna sua e della squadra, essendo questo il suo modo d'essere sul parquet, anche se nell'occasione si trova di fronte un mastino come Moss, pronto a mordergli le caviglie.[/size]
[size=3]Certo è che la Cimberio non può fare a meno della brillantezza del suo grandioso play, soprattutto, nell'ideale tandem con Dunston, capace di sfoderare i suoi numeri, se liberato da ansie e repressioni e, probabilmente, merita ancor più spazio Sakota le cui fucilate possono spaventare i campioni d'Italia.[/size]
[size=3]Che cosa ha da perdere Varese? Nulla se non tutto di guadagnato nel giocare con audacia e durezza, tanto vale tentar “violenza” che difendersi con purezza.[/size]
[size=3]Per cena, questa sera, piatto consigliato è una Cimberio all'arrabbiata, possibilmente indigesto a Siena che, ovviamente, si gioca un'anticipata qualificazione alla finale scudetto, avendo poi due gare in casa, non così scontate ma favorevoli.[/size]
[size=3]Dunque, più che mai, forza Varese.[/size][/size][/font][/color]
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