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Al di là di una speranza, molto pia, alla ricerca di un nuovo giorno, resta la realtà, di una notte sempre più fonda. Come dimostra la gara di Brindisi, finita in archivio sotto il peso di tanta infamia e dei soliti interrogativi che s'accompagnano ai timori di un stagione che rischia di finire tra le secche di uno sciagurato anonimato. Solo un buontempone avrebbe potuto credere in un diverso rendimento di questa Cimberio, così povera di muscoli e mediocre, per qualità, nel suo complesso, semplicemente attraverso l'eliminazione dell'allenatore, ancorché criticabile. Il disturbo che Frates ha dovuto togliere è rimasto inevitabilmente dentro il fragile guscio di una squadra che sembra cozzare con se stessa, esplodendo al suo interno persino in situazioni nelle quali (come in difesa) non c'è bisogno di talento, occorrendo più elementarmente un temperamento collettivo. Solo dieci vittorie in trentadue gare ufficiali fra campionato, Eurocup e qualificazione all'Eurolega la dicono lunga su un consuntivo - ancorché parziale ma già figlio di un preventivo (per idee e scelte di mercato) - a dir poco fallimentare nonché incorreggibile al di là dei rimedi giust'appunto nulli o quasi che si sono tentati cambiando uomini. Che certe mosse apparissero sbagliate sin dall'inizio, lo si osservò a tempo debito, seppur sommessamente, soprattutto in riferimento al play che, rispetto ai suoi colleghi in circolazione, non possiede lo speed trascinante, da attacchi al ferro che liberano i compagni in soluzioni fluide; d'altra parte ad attenuare l'inadeguatezza di Clark (foto Ciamillo) a tale compito ci si è messa ogni volta quella pezza di salvezza (abbastanza equivoca) che l'ex Venezia può esibire come tiratore, peraltro con un rendimento molto alterno e volatile. L'americano torna infatti da Brindisi con un bottino di punti che lo fa apparire a prima vista come un genio incompreso fra compagni, in verità, mal serviti o persi per strada nella manovra. Senza l'impronta del fautore titolare di gioco, non potendo riporre alcuna responsabilità totalitaria su De Nicolao, le iniziative biancorosse sembrano in preda alla provvisorietà se non veri scarabocchi nell'abbozzare una manovra con tutto quel che segue con i centri che sembrano persi nel loro già durissimo destino mentre ognuno, di fronte allo scorrazzare degli avversari, sembra il ritratto di un disadattato al proprio compito.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Ci si deve, quindi, ripetere attraverso osservazioni già datate e fastidiose per i destinatari, in ogni caso pertinenti a una classifica raccapricciante, se la si confronta con quella di un anno fa. Ad accusare, di fronte a un tal sconquasso, si fa presto, obietterà qualcuno, peraltro a causa di un contenimento dei costi obbligato e poco congruo a risorse da spendere per determinate scelte di mercato ma è altrettanto vero che le buone squadre non sempre presuppongono soldi a palate, lo insegna lo stesso club biancorosso segnatamente alla scorsa stagione. Ora come ora attaccare Varese è come sparare sulla Croce Rossa, spoglia com'è di bei valori d'insieme sul parquet, non potendo nulla quel brav'uomo di Bizzozi, da obbedisco di storica memoria nel rilevare una squadra dalla quale, già lavorando al suo servizio, sa probabilmente di non poter trarre quel prodotto che si spera.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Vecchio proverbio bosino: «i murun fan minga l'uga», ovvero i gelsi non fanno l'uva, per dire che un albero sbagliato non può dare un frutto giusto. Questa è la Cimberio. Adesso, se Dio vuole, essa affronterà squadre inferiori e battibilissime come Montegranaro e Pesaro, potendo risalire dal precipizio.[/size][/font][/color]
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