
La ricorderemo come la stagione delle sconfitte onorevoli. Archiviata da tempo la scorsa annata di splendida follia, passata a coltivare sogni di Coppe e Scudetto, Varese rinuncia anche alla strenua difesa del Campanile e vede il suo Fortino violato nel derby n. 168.
Il film, bene o male, scorre in maniera arcinota. Mancano chili sotto le plance, il [i]playmaking [/i]è un miraggio, i tiri dalla lunga sono una croce e non una delizia. L'avversario sa giocare a pallacanestro e avanza inesorabile. Il primo atto, in realtà, appassiona grazie ad alcuni colpi ad effetto (con il pistolero Banks che prova a discostarsi dalla trama), i quarti centrali scivolano con esito scontato (Milano cambia il ritmo, la Cimberio resta ferma al palo), i titoli di coda scorrono presto. Sembra un film giallo in cui l'assassino conclamato è il maggiordomo: inutile sforzare la fantasia, la storia non cambia.
[i][b]Contesa energica. [/b][/i]L'avvio è guardingo su entrambi i lati, come se i dieci uomini in campo percepissero la tensione del derby. Una tripla di Ere, seguita da due giocate preziose del “presidente” Johnson e da un'entrata di Clark, scalda l'ambiente: coach Banchi striglia i suoi con un minuto di sospensione in concomitanza del 10-2. Il tonnellaggio di Samuels e il fiuto da segugio di Moss (tripla dopo palla vagante) riducono il gap, anche grazie a un paio di fischi quanto meno generosi: l'attacco dell'EA7 è coccolato come una specie in via di estinzione. Varese ci mette del suo bloccando la circolazione in attacco, però trova dalla compensazione della terna – fallo tecnico a Samuels – la propulsione per issarsi sul 18-11, targato Banks. Nella convulsa coda del periodo, l'ingordigia della Cimberio (Polonara indovina un contropiede ma sbaglia il successivo) e qualche rimbalzo offensivo di troppo concesso a Gentile sanciscono il 22-16.
[i][b]La profondità dei roster ristabilisce i valori. [/b][/i]Milano riprende vigore con gli ingressi lussuosi dalla panchina di Langford, Melli e Lawal, la Cimberio prova a tener botta pescando dal cilindro canestri sporchi con Scekic e ancora con Achille: 28-24. La differenza tra le seconde linee, sebbene per l'EA7 tale dicitura sia un azzardo, rappresenta uno scontato preludio al pareggio (30-30); l'ottima zona predisposta dai meneghini fa il resto puntellando la primi mini fuga ospite. Rush, De Nicolao e Sakota vengono cannibalizzati come esploratori dispersi in Papuasia, allora Frates predica calma per evitare psicodrammi sul 34-42. La risposta arriva timida dall'attacco (2+1 di Polonara, dardo di Clark), ma è una chimera in difesa. Riproponendo il canovaccio di inizio gara – cattiveria agonistica e mani addosso – i padroni di casa dimezzano lo svantaggio, quindi Moss timbra il 42-28 sulla sirena.
[i][b]La bagarre non basta. [/b][/i]In avvio di ripresa un assist di Clark per Johnson (gravato di tre penalità, con buona dose di ingenuità) produce una schiacciata da fantascienza, utile ad accendere la passione di Masnago – stracolma ma a tratti dimesso, in perfetta sintonia con i suoi ragazzi – e a ridare un fugace meno quattro ad Ere e compagni: 48-52. Hackett dall'angolo e Banks in entrata deliziano i palati fini, Mei viene lanciato nella mischia con la missione di alzare il tono della difesa. In un climax ascendente di pathos, Varese si dimentica di far funzionare le sinapsi e il pubblico ricade nel brutto vizio di gettare palle di carta in campo (e meno male che la società ha lanciato una campagna benefica con i proventi delle auspicate mancate multe …). L'Emporio con autorità plana sul più nove, 42-51, quindi rincara la dose con la tripla frontale di DH, nemesi per eccellenza dei fedelissimi prealpini (11 punti + 8 rimbalzi nel paniere di Dany Boy). La forbice rimane aperta fino al termine della frazione, con un meno dieci che mette la Cimberio con le spalle al muro.
[i][b]Reazione tardiva. [/b][/i]Il guizzo dell'ex Kangur, ripescato da Banchi dopo aver accumulato polvere in panchina, e l'ennesimo disastro di Sakota sono un macigno dal quale Varese prova a liberarsi con malaugurati tiri dalla lunga (percentuale misera dall'arco, 4/22). L'antisportivo comminato all'abulico Dusan affonda le ultime speranza biancorosse con lo scoccare del 56-71, inducendo Milano ad alzare un po' troppo presto le mani dal manubrio. Un parziale di 8-2 non trova felice seguito, anche perché l'eccellente Langford – MVP con 16 punti e 7/8 dal campo – aggiunge alla sua collezione della serata la tripla ferale del 64-76. Le tossine rilasciate dalla beffarda sconfitta di Istanbul debilitano Milano nel rettilineo d'arrivo, però lo scienziato Clark pensa bene di palleggiare quindici secondi invece di aggredire il ferro. Il finale è pura accademia, con la Cimberio che rosicchia punti senza mai impensierire l'EA7.
Non resta che narrare di un pubblico ancora una volta prodigo di passione e voce, fino quasi a sgolarsi, nonostante la quarta sconfitta stagionale tra le mura amiche. La sensazione, non troppo piacevole, è che un analogo finale d'articolo dovrà essere ancora riproposto in questa stagione dalle tinte mediocri. Così mesta da farci rimpiangere i cari, vecchi, film gialli...
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