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Cimberio Varese 78 – Acea Roma 86


Nicolò Cavalli

Lo scopo della prova del nove, insegnata fin dai banchi delle elementari, è quello di controllare la bontà dei risultati di una moltiplicazione. Se la prova ha esito negativo, occorre rivedere l'operazione fin dai primi passaggi.
Applicato l'elementare postulato al basket e alla nostra Varese, allo scoccare della nova sconfitta nel girone d'andata appare palese quali siano i problemi radicati nel corpo e nella mente della Cimberio. [i]In primis[/i] risultano inequivocabili i disastri di una coppia lunghi mal assortita, mal allenata, incapace di adattarsi ad avversari. La [i]black list[/i] trova quindi l'annotazione di un playmaker (o presunto tale) totalmente legato alla sua [i]verve [/i]dall'arco: se i tiri da tre non entrano, non esiste un piano B. Ultima ma non meno grave, risalta l'impressione di una guida tecnica che dalla panchina trasmette poche idee, flebile energia, scarsa sicurezza. Se non è tutto da buttare a metà gennaio con un calendario venturo a dir poco ostico poco ci manca.

[i][b]A ranghi completi.[/b][/i] Contrariamente alle voci della vigilia, Frates schiera il quintetto tradizionale con Banks ed Hassell (quest'ultimo sospeso tra caviglia dolorante ed onde di radio mercato su frequenze transalpine) a guardia del parquet. La Cimberio è famelica in difesa, tanto che l'Acea non brucia la retina per quasi quattro minuti: 10-0 grazie alle entrate brillanti di Clark ma non solo. Taylor e Goss la premiata coppia che condusse a giugno Roma a un passo dal Tricolore lanciano la rimonta ospite, la tripla dello specialista Baron vale il 14-11. La presenza mentale di Banks ed Ere sopperisce a qualche circolazione di palla a singhiozzo, dall'altra parte il sogno estivo sfumato della Cimberio, Trevor Mbakwe, sigla di prepotenza il 18-15 approfittando di uno Scekic in babbucce. La zona biancorossa viene subito bucata, ma il dardo di AB produce un dardo da 3+1 utile ad infondere morale: 25-20 al primo mini intervallo.

[i][b]Nel segno del caos.[/b][/i] Jimmy Baron, non nuovo a serate impreziosite da percentuali siderali, concretizza il primo sorpasso capitolino; Hosley lo emula con la terza bomba consecutiva per i ragazzi di Dalmonte (poco dopo piove dall'arco pure la quarta, di Taylor, per il 27-32). La panchina Cimberio aggiusta il punteggio con un break di 7-0, grazie in particolare a De Nicolao e alle sue qualità da giocatore di rottura. Il giovane playmaker si cala benissimo nel canovaccio tattico deciso da Frates: zona ad oltranza, pressing e contropiede. La terna arbitrale sale sul palcoscenico con un paio di decisioni anarchiche, gli attori si smarriscono e per qualche minuto il punteggio ristagna. Un battito di ciglia prima della sirena (almeno secondo gli occhi dei tifosi...), sul 41-39, un virtuosismo meraviglioso di Banks viene annullato dagli arbitri: sarebbe valso il più cinque e un cammeo negli highlights settimanali del campionato.

[b][i]Raschiato il fondo del barile. [/i][/b]Il ritorno dagli spogliato offre momenti tecnicamente miseri. La galleria degli orrori si innesta dalla tabellata di Hosley, passa per i dilemmi esistenziali di Calimero Hassell e per il peggior contropiede del lustro (assist di Clark per la nuca di Rush), prosegue con forzature collettive. A metà periodo Szewczyk, nuovo innesto del mercato sempre attivo dei laziali, timbra il 44-48: solo allora Frates alza la manina per interrompere lo scempio cestistico con un sano time-out. Varese colleziona errori a catena, rimanendo inchiodata alla maledetta quota 44, mentre Roma coglie la doppia cifra di margine senza alcuna magia. Masnago insorge quando il bradisismo di Scekic, punta dell'iceberg di un reparto lunghi irrecuperabile, quando l'ex canturino regala l'ennesimo rimbalzo offensivo all'Acea. Alla fine di un terzo quarto da tregenda, Ere e compagni inseguono dal basso del 44-62. Con un totale di 1/17 dal campo e 5 palloni persi, l'esito non può stupire.

[b][i]La reazione di nervi non basta.[/i][/b] I fedelissimi del PalaWhirlpool al solito dotati di una passione, una tempra e una sensibilità introvabili altrove si uniscono in un boato comune e trascinano i ragazzi ad assestare un primo mini parziale di 11-4 (segnali di vita da Sakota e Polonara) per riaprire i giochi. Le corse di Achille riavvicinano la Cimberio fino al 59-66, il quintetto atipico senza centri di ruolo getta il cuore oltre l'ostacolo ed alza i gomiti in difesa. Le folate di Hosley e il sesto ciuffo da tre di Baron pesano come un macigno sul tassametro della rimonta (63-73), così pure risuonano grevi nell'aere i fischi all'indirizzo di Frates quando decide di sostituire il migliore in canotta biancorossa, De Nicolao, con l'abulico Ere. La stanchezza fa il resto, con la lucidità che scema fino ad offuscarsi definitivamente. La formazione di Dalmonte pecca di superficialità e regale due possessi a Polonara e Sakota, lesti a timbrare il 75-80.
L'ultima azione, teoricamente decisiva, è emblematica: Frates non si intende con i ragazzi sulla scelta di commettere fallo tattico o meno. L'interruzione arriva dopo una dozzina di secondi abbondanti, quando i buoi sono già scappati dall'ombra del Sacro Monte trascinando i due punti. Onore e merito all'Acea, compagine solida, fisicata (36 a 27 i rimbalzi) e con diverse bocche da fuoco.

I conti non tornano. E francamente nemmeno un intervento massiccio sul mercato potrebbe cambiare il vento di una stagione dalle mille difficoltà. Lo scoramento ci conduce a riguardare il taccuino con l'annotazione della prova del nove: quest'anno, l'esame in matematica, sembra scontato.


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