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Cimberio Varese 91 – Banco di Sardegna Sassari 112


Nicolò Cavalli

Alla vigilia erano stati promessi barlumi di intensità, difesa e acume. Meri proclami, non seguiti da atteggiamenti e fatti, che evaporano fin dai primi minuti, lasciando spazio allo strapotere della squadra più in voga del campionato. È questa la breve cronistoria di una giornata grottesca, a tratti surreale, in cui Sassari (divina per movenze, concretezza, percentuali al tiro: mai visto, a queste latitudini, un 73% da tre!) umilia una minuscola Varese. Un pomeriggio in cui il pubblico, da tempo rassegnato, non trova nemmeno le forze di arrabbiarsi o di ribellarsi: non ci resta che sorridere amaramente, suggerisce il riadattamento alla pellicola del grande Troisi.
 
[i][b]I ritmi alti mandano Sassari a nozze. [/b][/i]Una partenza lanciata su ambo i fronti produce un pirotecnico 7-6 in appena 65 secondi di gioco. L'intensità appare una chimera, con i primi cenni della primavera a placare gli animi. Un paio di forzature di Johnson (ex di turno con qualche titubanza di troppo) e di Clark permettono ai sardi di scavare il primo solco: Thomas infierisce sulla difesa Cimberio dentro e fuori dal perimetro, poco dopo viene emulato da un sartoriale Caleb Green in concomitanza dell11-18. I ragazzi terribili della Dinamo bruciano la retina anche da bendati (incredibile la tripla di T.Diener per il 16-25), i biancorossi invece perdono convinzione e palloni in una selva di passaggi ciechi. Nel finale di periodo i padroni di casa tentano di tornare in scia con Banks, ma l'arcobaleno dell'altro Diener, Drake, regala un eloquente 20-31 al primo mini-riposo.
 
[i][b]Recitazione a braccio. [/b][/i]La Cimberio si ripresenta sul parquet con la dovuta aggressività, non a caso i mastini De Nicolao e Banks producono un parziale di 8-1 in cui è l'abnegazione difensiva a pagare dividendi. I ragazzi di Meo Sacchetti (ricoperto di applausi e di affetto dalla sua Varese) superano l'annosa astinenza di canestri con D.Diener e Thomas, così in un lampo recuperano le redini del match: 33-39. Il fiato corto di Johnson, costretto a un minutaggio infinito a causa del febbrone di nonno Scekic, favorisce l'agilità di Gordon e di Green: il pitturato diviene una fucina di canestri per il Banco, nuovamente in allungo sul 36-45. Il gioco anarchico e frizzante, gradito da Sacchetti e contrastato da Frates con delle incoraggianti braccia conserte, torna a regnare tra i mugugni di Masnago. Le scorribande biancoblu (impreziosite dall'8/10 da tre a metà contesa) producono una razzia di punti e speranze, la sirena di metà somiglia al gong di fine round. Il pugile di casa ha preso parecchi montanti sui denti, urge del ghiaccio per lenire le ferite del 44-54.
 
[i][b]Un calcio al secchio del latte appena munto. [/b][/i]Mentre Thomas e Green rimpinguano un bottino già cospicuo con nuovi colpi di classe, l'asse scricchiolante Clark-Johnson regala scempi cestistici a raffica. Emblema di una stagione mai decollata, di un [i]feeling[/i] nemmeno percepito a livello epidermico. Piombata negli abissi del -17 (46-63), Varese trova la compassione degli avversari per rendere meno gravoso il disavanzo: la rabbiosa bimane di Banks, al solito esempio di professionalità e rispetto per la maglia, vale il 56-67. Drake Diener scaglia dardi infuocati dai sette metri e in avvicinamento, Johnson finalmente ruggisce sotto le plance e la partita si rianima – tripla di Adrian e 2/2 dalla lunetta di Sakota – sul 65-72. Il Maestro Zen decide sul più bello di togliere dal parquet De Nicolao, uno dei migliori della giornata per la sua capacità di rottura degli schemi e di pressing, e la pace apparente si tramuta in feroce contestazione. Sassari con tre triple plana sul 65-80 e dalle tribune si leva il coro “Frates vattene”.
 
[i][b]Chapeau. [/b][/i]Del quarto periodo rimangono impresse le evoluzioni del Banco, squadra in forma smagliante e seria candidata a lottare su più fronti (Coppa Italia in bacheca, Top 16 di EuroCup, posizione di rilievo nella griglia di partenza della [i]post season[/i]). Appare invece sbiadita l'immagine della piccola Varese di quest'anno, in costante crisi di identità e allergica al legno, solitamente amico fidato, del PalaWhirlpool. Il distacco veleggia intorno alla quota di venti lunghezze, eppure il raffinato pubblico di casa rende omaggio ai corsari della Sardegna. Al minuto 37 di una domenica pomeriggio in cui 4433 persone avrebbe potuto andare a sgranchire le gambe al Sacro Monte, sulla ciclabile del Lago di varese o nelle vie del Corso, il Banco scollina quota 100. Fine dei giochi.
 
Quando il racconto della pallacanestro si riduce all'elenco di numeri, neanche fossero le pagine gialle, la poesia non ha più ragion d'essere. A quel che resta, o resterà, della Cimberio chiediamo soltanto di agguantare quota 22 in classifica per certificare la salvezza. Lasciamo agli altri il compito di giocare con la palla a spicchi e di far divertire i palazzetti d'Italia: il sipario sul Teatro di Masnago è calato da tempo.


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