Notte grottesca a Masnago: in campo le squadre si scambiano per lunghi tratti omaggi e canestri facili, con l'intensità nemmeno intravista con il binocolo. Sulle tribune piovono parole e gesti grosse: eppure i tifosi di Pesaro non ci sono, è una faida tutta interna. Succede allora che l'ottimo Banks metta tutti d'accordo, cesellando punti e scaricando energia ad alto voltaggio. La pallacanestro educata è ancora lontana parente del gioco macchinoso proposto dalla truppa di Frates. Però la vittoria, arrivata dopo un mese di sonore sberle, dà morale e scaccia i brutti pensieri notturni di ipotetiche discese tra gli inferi della zona retrocessione.
[i][b]Pieno inverno. [/b][/i]Il freddo pungente di inizio dicembre trova dimora anche dentro il Lino Oldrini: tiepidi applausi alle presentazioni delle squadre, con il figliol prodigo Banks (in quintetto) a far scaldare gli animi. Dalla Nord invece striscioni di contestazione a squadra (“zero impegno”) e società (“mercato sbagliato”). Hassell spende due falli in un amen, nel mentre Anosike controlla con autorità l'area colorata: 2-5. Due triple di Polonara servono a contenere il disavanzo creato dalle sfuriate di Pecile (MVP degli adriatici con 17 punti e carisma), quindi il 2+1 di AB – in campo con scarpe rosa shocking – regala il primo vantaggio Cimberio: 13-11. Le difese blande favoriscono la squadra un po' più talentuosa, così Varese si issa sul 23-15 con i primi timbri, tutti dalla lunetta, del capitano Ere.
[i][b]Guerra civile. [/b][/i]Il neo acquisto marchigiano Johnson e Turner producono uno strappo di 0-6 in apertura di secondo quarto, ma la cronaca è dettata da quanto accade sugli spalti. La Curva insulta i tifosi di gradinate e tribuna (il peccato? Aver applaudito i ragazzi di Frates in difficoltà), a loro volta tutto fuorché pacati nell'apostrofare gli ultrà. Renzo Cimberio, inneggiato dalla Nord, risponde no alla ruffianeria dal suo posto in parterre: la rottura è consumata. Sul parquet Varese fatica tremendamente nel contrastare l'atletismo di Anosike (che però sul più bello incappa nel terzo fallo personale) e la verve di nonno Young, tanto da tornare a rincorrere in concomitanza del 33-35. I buoni canestri di De Nicolao e Clark trovano ulteriore conforto dal 3 su 4 dalla linea della carità di Banks, dall'altra parte Trasolini e Amici ridanno il vantaggio alla tenace VL: 40-41. Bastano le fiammate di Sakota, Clark e ancora di Adrian per invertire la rotta alla pausa lunga, 48-43. Un nuovo mistero degno di Fatima avvolge invece l'operato degli arbitri: come fischiare ventisei falli, equamente divisi tra le contendenti, con un agonismo analogo?
[i][b]L'ora della riscossa. [/b][/i]Quattro punti “leonini” di Achille piè veloce segnano un approccio gagliardo che il coach ospite Dell'Agnello tenta subito di smorzare con una sospensione tecnica. La Cimberio finalmente decide di giocare a pallacanestro per più di due possessi susseguenti: la palla circola, i movimenti paiono armonici, vanno a segno tutti - tranne calimero Hassell - con il punteggio che schizza sul 61-47. Sul più quindici i biancorossi di casa concedono, ancora tiepidi sul vassoio, i canestri ad Anosike e Trasolini per riaprire il match. Poco male perché Sakota ricama l'arcobaleno del 71-56 per inaugurare una serie di dieci punti consecutivi. C'è gloria, nel finale di un parziale ben amministrato, pure per Rush: lo svedese scarica con una schiacciata mirabolante tutta la frustrazione di un'annata storta. 78-61 e partita in ghiaccio.
[i][b]Serve il cambio di marcia. [/b][/i]Dopo due minuti di dormite inopportune (con Scekic arzillo come un pensionato a far la fila in posta e Rush che si auto stoppa), Clark cerca di far quadrare i conti con un po' di raziocinio. Pesaro potrebbe rientrare ma, pagando il fiato corto e le scarse alternative, non riesce a valicare la soglia psicologica della doppia cifra di ritardo. Hassell si sblocca, Anosike (14 punti e altrettanti rimbalzi) è un cavallo imbizzarrito, Banks pesca il ventello con due dei suoi inconfondibili arresto-e-tiro: dolci ricordi che affiorano dal recente passato.
Un altro tassello del mosaico degli indimenticabili è tornato a impreziosire il tempio di Masnago. Senza gli insegnamenti di Green e Dunston nessuno chiede di ripetere i fasti di un anno orsono. Ma la vittoria di stasera vale doppio per tutti coloro che, mossi dal credo cestistico, hanno detto no al potere precostituito delle Curva per dire “fino alla fine forza Varese”. Un coro a pieni polmoni intonato da chi si è stancato di vedere il proprio parquet troppe volte profanato.
Ora ci si augura che anche i primi attori del campo e dello staff si diano una bella mossa caratteriale: le partite contro Pistoia e Cantù non ammettono errori.
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