«Il legame tra i varesini e la società “Pallacanestro Varese” rappresenta uno dei pochi e invidiati esempi a livello nazionale in cui si è formato un vero rapporto diretto tra la squadra e la cittadinanza, che ha sempre considerato “di casa” non solo i tanti giocatori varesini che dalle giovanili sono giunti fino alla prima squadra, ma anche tutti quelli che, arrivati a Varese, hanno voluto mescolarsi e mettere radici oltre gli steccati della loro attività sportiva. Un esempio sopra tutti, quello di Gianmarco Pozzecco».
La mozione
L’introduzione parla di una favola che va avanti da 71 anni, rinnovando i sogni fusi tra le sue righe stagione dopo stagione. È Varese, siamo così se si tratta di basket, da sempre e per sempre. Per arrivare al dunque, però, bisogna continuare a leggere: «La storia di Gianmarco Pozzecco può considerarsi paradigmatica, nella più ampia cornice educativa e culturale legata al mondo dello sport, sotto alcuni profili fondamentali: la tenacia nel trasformare i propri punti di debolezza in fattori di forza; il coraggio di fidarsi di sé stessi, l’elogio di una follia geniale, l’altruismo di un campione di assist, senza dimenticare quel suo profondo rispetto verso gli avversari che gli è valso l’ovazione di tutti i palazzetti d’Italia. Le manifestazioni del senso di attaccamento da parte di Pozzecco verso la città di Varese sono da sempre un elemento ricorrente di tutte le sue apparizioni mediatiche». E ancora: «Durante tutti gli anni vissuti a Varese, Gianmarco si è sempre impegnato con la massima disponibilità, unita ad una sottile sensibilità verso ogni forma di disagio, nel partecipare ad iniziative di grande valenza sociale: dalle campagne di prevenzione nelle scuole fino ad innumerevoli interventi più delicati, di norma lontani dai riflettori, come le visite ai bambini ricoverati in ospedale o ad altre situazioni di grave sofferenza di cui veniva a conoscenza. La straordinaria mescolanza di Pozzecco col tessuto profondo della città è peraltro facilmente dimostrabile dalla grande quantità e dalla varietà di persone che hanno avuto modo di conoscerlo personalmente e apprezzarne quell’immediata empatia che lo ha reso indimenticabile nei cuori dei varesini, tifosi e non».
E quindi? E quindi perché non riconoscere a uno dei protagonisti più emozionanti di quella favola in perenne riscrittura di cui sopra la massima onorificenza varesino? Giammarco Pozzecco cittadino onorario della città di Varese: la proposta, sotto forma di mozione della quale si è riportato il testo, è arrivata ieri dal consigliere comunale della Lega Nord Marco Pinti e verrà depositata oggi nella segreteria consiliare di Palazzo Estense, per capire se potrà essere messa all’ordine del giorno in uno dei prossimi consessi (ci vuole la firma di 1/3 dei consiglieri). «La presente mozione interessa, per la sua stessa natura e per la persona in oggetto, questioni che travalicano ogni appartenenza partitica e divisione politica» si specifica.
Amico Gianmarco
No, qui la politica davvero c’entra nulla: Pinti, amico e tifoso del playmaker che ha regalato a Varese lo scudetto del 1999, il decimo della sua storia, traduce in carta protocollata semplicemente e meravigliosamente la riconoscenza verso uno dei figli acquisiti più amati della Città Giardino. Non c’è solo il basket tra le motivazioni della richiesta, non c’è solo quella quotidiana sfida ai giganti da lillipuziano del basket che ha regalato a una generazione di sportivi gesta mai più riproposte da altri sotto le volte di Masnago: in gioco entra il cuore enorme della persona Gianmarco, la sua generosità.
Ve ne raccontiamo una, anzi una delle tante. Risale a una ventina di anni, quando il Poz era giocatore. Un ragazzo delle giovanili di nome Marco, a 11 anni, vive il terribile momento della perdita del padre: avvisato dalla società, Gianmarco si avvicina a Marco, gli fa sentire la sua presenza, gli diventa amico. Lo fa con tutta la naturalezza che lo contraddistingue, coinvolgendolo nel suo quotidiano senza dare alcuna didascalia al suo agire, realizzando il sogno di quell’undicenne, che per anni si chiederà come fosse stato possibile avere come amico un suo idolo sportivo. Quel Marco è Marco Pinti, oggi ha capito tutto e - insieme alle mille altre ragioni già elencate - ha deciso di promuovere un gesto che avesse lo stesso amore da lui ricevuto. A supporto della mozione ci sono la Pallacanestro Varese, ovviamente («Ringrazio Fabrizio Fiorini, Claudio Coldebella e Luna Tovaglieri» dice Pinti), e il Coni, nella persona del delegato provinciale Marco Caccianiga: «Gianmarco ha saputo conquistare i tifosi e la città, costruendo col territorio un rapporto non semplicemente sportivo, ma anche e soprattutto, di affetto sincero. La maglia biancorossa è sempre stata una seconda pelle. Gianmarco è, a buon diritto, uno di noi».
Nel giorno del 45esimo compleanno del Poz, la sua Varese non avrebbe potuto confezionargli regalo migliore.
Fabio Gandini
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