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[size=4][color=rgb(0,0,0)][font='Times New Roman']Un 2015 all'insegna delle porte girevoli tra giocatori, allenatori e dirigenti, che ha avuto come minimo comune denominatore le delusioni del campo a dispetto degli innumerevoli cambiamenti. [/font][/color][/size]
 
[size=4][color=rgb(0,0,0)][font='Times New Roman']L'anno solare ormai agli sgoccioli passerà comunque alla storia della Pallacanestro Varese: nella ricorrenza dei 70 anni dalla fondazione della società sportiva più titolata della città, è successo di tutto e di più tra addii clamorosi -su tutti quelli di Cecco Vescovi e Gianmarco Pozzecco - e ripetuti colpi di scena. Il genere del film riassuntivo del 2015 non può che essere il thriller con sfumature noir, a partire dall'escalation di tensione nei rapporti tra Cecco Vescovi e Gianmarco Pozzecco, sfociati nelle clamorose dimissioni del simbolo dell'era Varese nel Cuore a metà febbraio. Solo 5 giorni dopo l'addio irrevocabile di Cecco, ecco il passo indietro del Poz dopo l'amichevole di Casale Monferrato in cui si rese conto di non avere più il controllo della squadra; al capezzale biancorosso fu chiamato Attilio Caja, che con la cura del lavoro e del pragmatismo guarì il malato assicurando la salvezza senza patemi a Varese. Ma non riuscì a far breccia nel cuore della società, che si muoveva per programmare il futuro: a fine aprile il contatto con Meo Sacchetti quando il rapporto con Sassari (mai disposta però - anche nel secondo tentativo a giugno inoltrato - a versare una buonuscita per i 3 anni residui di contratto) sembrava già agli sgoccioli. Salvo poi, per cultura aziendale dei membri del CdA, scegliere un dirigente e non un allenatore come figura chiave cui affidare un ampio mandato. Iniziò così il ballottaggio Iozzelli o Alberani: il primo arrivò ai colloqui coi favori del pronostico, il secondo convinse maggiormente il CdA. Ma rimase impigliato nelle righe piccole del contratto con Roma: nel frattempo Paolo Moretti si era liberato da Pistoia, trovando subito feeling con Stefano Coppa, e fu il coach l'uomo forte con Bruno Arrigoni d.s. di garanzia. [/font][/color][/size]
 
[size=4][color=rgb(0,0,0)][font='Times New Roman']Abortita subito la strategia del 5+5 caldeggiata da dirigenza e consorzio dopo il no di Vitali, si optò rapidamente per 3+4; le aspettative elevate per l'Openjobmetis "esotica" - con 7 stranieri all'esordio in serie A e 5 mai visti in Italia - si sono però scontrate con la realtà del campo, che ha evidenziato errori evidenti in sede di mercato. L'allarme rosso acceso dopo il disastroso debutto con Caserta ha portato al tampone di lusso Roko Ukic, ma l'aggiunta del croato (col quale Varese ha conquistato 8 punti su 10 totalizzati in campionato) ha funzionato solo nel breve periodo. Nel frattempo il "taglia e cuci" (fuori Thompson, Shepherd e Galloway; dentro Kuksiks, Kangur) non ha eliminato gli squilibri più evidenti di un roster povero di qualità in regia e di fisicità sotto i tabelloni. Riposte nel cassetto le ambizioni playoff, Varese guarda al 2016 con l'obiettivo di chiudere in fretta un discorso salvezza che si annuncia più difficile dell'anno appena concluso. Ma pur con qualche certezza in più rispetto al 2015, partendo da Moretti in panchina e da uno zoccolo duro di contratti italiani, si annuncia un altro anno all'insegna dei cambiamenti - e non solo per la scadenza al 30 giugno del mandato dell'attuale CdA della Pall. Varese - per invertire il trend negativo che arriverà a tre anni consecutivi senza Coppa Italia né playoff. L'importante è che le delusioni del campo non inducano a gettare via il bambino con l'acqua sporca, coinvolgendo anche i settori in crescita come il giovanile (specie con Max Ferraiuolo dietro la scrivania) e il marketing che ha permesso di tenere botta sul fronte sponsor nonostante i risultati negativi.[/font][/color][/size]
 
[size=4][color=rgb(0,0,0)][font='Times New Roman']Giuseppe Sciascia[/font][/color][/size]


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