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Milano tenta Vescovi Sarà fuga da Varese?


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[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3]Un presente entusiasmante ma un futuro tutto da scrivere per la Pallacanestro Varese che vive concentrata sulla corsa tricolore ma non può ancora programmare le strategie per la stagione prossima in attesa della vitale assemblea del consorzio di maggio e dell'esito delle trattative per i rinnovi degli sponsor di maglia. Ma il primato solitario della Cimberio capace di dominare il campionato con un budget “normale” sta concentrando molte attenzioni attorno ai protagonisti della stagione. Ed è facile pensare che al termine del campionato tutti i protagonisti biancorossi saranno uomini-mercato. Impossibile ipotizzare che la ricca Milano possa affidare la sua rifondazione alla coppia Vescovi-Vitucci (foto Blitz), oppure Cantù possa richiamare l'enfant du pays Giofrè (magari a fianco di Carlo Recalcati) per il ruolo di direttore sportivo? Voci incontrollate che rimbalzano sulle frequenze di radio-mercato e che il presidente biancorosso smorza sul nascere, pur non negando che il suo legame con Varese non debba esser dato per scontato in eterno: «Di queste cose preferisco non parlare, anche perché non c'è nulla di concreto. Al momento sono concentrato sul finale di stagione per coronare nel modo migliore un'annata finora stupenda. Poi, il 30 giugno, scadrà il mio contratto e vedremo. Di certo il mio non deve necessariamente essere un matrimonio a vita con Varese...».Al di là del futuro personale, Vescovi ritiene invece possibile la potenziale “diaspora” delle stelle straniere della Cimberio che, dopo un'annata così brillante, potranno monetizzare (e in alcuni casi anche duplicare...) il loro valore di mercato, rendendo impossibile alla società trattenerli con un mero discorso economico: «È una naturale legge di mercato e per quanto riguarda la squadra ritengo molto probabile che ciò possa avvenire. Ma, sia chiaro, ciò non mi fa assolutamente paura e, dovessi esser io a gestire, non avrei problemi a cercare di ricostruire una squadra competitiva con gli stessi criteri di gestione rigorosa e oculata che ci hanno ispirato in queste tre stagioni». In tale scenario di incertezza economica, tra i rinnovi del consorzio e degli sponsor, che difficilmente permetterà di ipotizzare un budget fino al mese prossimo, sembra dunque una possibilità concreta che si ripeta lo scenario post-scudetto dei Roosters con gli addii in serie di De Pol, Mrsic, Galanda e coach Recalcati: «In assoluto non sono importanti i giocatori ma il sistema e, in questi anni, abbiamo acquisito una notevole credibilità all'interno del movimento dimostrando grande solidità societaria e serietà dei programmi. Se anche dovesse finire come nel caso dei Roosters del 1999, il palcosenico dell'Eurolega sarebbe comunque una bella attrazione e una carta importante da giocare sul mercato: non bisogna per forza avere i soldi di Giorgio Armani per essere attrattivi e competitivi. Cominciamo a fare in modo che le somiglianze con i Roosters del 1999 combacino prima di tutto sul campo...».[/size][/size][/font][/color]


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