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Openjobmetis Varese 51 - Pasta Reggia Caserta 58


Nicolò Cavalli

Il precampionato non porta in dote punti e scudetti, eppure può dimostrarsi una eloquente cartina di tornasole. Chi aveva evidenziato mugugni, arrendevolezza, apatia dopo gli scivoloni contro Cremona e Legnano - non proprio il Maccabi o i Bulls - era narratore di cruda realtà. Ambasciator non porta pena, i grattacapi sono tutti per Moretti: la verità è che nemmeno nelle gestioni Frates e Pozzecco le squadre si erano rifiutate di impugnare i guantoni ancor prima del [i]round[/i] di apertura. E mai – perché i numeri possono suffragare le impressioni – avevano partorito la miseria di 51 punti, con 2/21 dai 6 metri e 75, e 17/45 da due. Potremmo citare poi la leggerezza a rimbalzo, l'assenza di regia, lo spirito rinunciatario, il miserrimo apporto della panchina. Ci fermiamo qui per non essere sadici.
 
[i][b]Noblesse oblige. [/b][/i]Il sipario della massima serie si leva sopra il capo delle squadre più rinnovate da maggio ad oggi: Varese e Caserta si presentano sulla scena di Masnago con l'intero [i]roster [/i]modificato dopo un'estate di rifondazione. Restano immutati soltanto i colori delle due squadre, capaci in epoche diverse di scrivere la storia della palla a spicchi italiana ma oggi in preda a dilemmi tecnici a tratti imbarazzanti. Lo 0-5 dei primi quattro minuti induce Moretti ai sudori freddi e al primo time-out stagionale, eppure il ghiaccio subisce il primo cesello della picozza solo grazie ai tiri liberi di Wayns: 2-9. Le due penalità gravanti su Faye e Davies testimoniano lo scarso peso specifico dell'OJM nel pitturato, ma il senegalese si redime in attacco con due validi guizzi di pura agilità. La mira rivedibile dei casertani dalla lunetta (2/8) e l'abulia offensiva dei prealpini, superata solo dall'entrata di Shepherd, mandano in archivio la prima frazione sull'8-12. Non esattamente uno spot al basket champagne.
 
[i][b]Dalle nostre parti si chiama [/b][/i][b]ciapa no[/b][i][b]. [/b][/i]Altri due palloni persi banalmente, seguiti dalle triple di El-Amin e di Amoroso (nonché dai primi legittimi segni di disapprovazione del Lino Oldrini), delineano un nuovo tentativo di fuga della Pasta Reggia sul 10-18. La supremazia fisica di Hunt umilia la difesa di Varese, certamente più adatta ad incontri pugilistici contro i pesi piuma, allora i ragazzi di casa optano saggiamente per un gioco rapido con conclusioni nei primi secondi dell'azione: Wayns, Faye e Cavaliero impilano un po' di Lego biancorossi per costruire il 21-22. La “zonetta” dell'Openjobmetis, efficace per alcuni passaggi, viene trafitta infine dal dardo di Downs, quindi è El-Amin (23-27) a mandare tutti negli spogliatoi a meditare sull'impalpabile entusiasmo donato al [i]parquet[/i].
 
[i][b]Tabellino al rallenty. [/b][/i]L'ex Clippers Wayns e Cinciarini (Daniele, il meno quotato dei fratelli) segnano dall'arco nel grigiore più totale lasciando immutato il gap, i decibel del pubblico amico si intensificano e spingono Varese fino ad impattare a quota 30 quando scossa il '24. Non appena coach Moretti concede riposo al play, la pericolosità del quintetto lombardo somiglia a quella di una partita affrontata con la [i]wii[/i]: puramente virtuale. La caparbietà di Faye, unico dato positivo seppure disperso tra le forzature di Shepherd, la lentezza di Thompson e la confusione cosmica di Galloway, permette all'OJM di rimanere in scia di una Caserta modesta ma coesa: 32-36. Ironia del destino, quando il nostro [i]Gallo [/i]si scrolla la polvere di dosso per affondare una roboante schiacciata, deve uscire per il riacutizzarsi di un infortunio all'inguine: 36-36 al tramonto del terzo parziale.
 
[i][b]Nessuna forma di vita sul pianeta Varese. [/b][/i]I cinque di Dell'Agnello tornano a levare ululati da lupi a rimbalzo, così dalle seconde (talvolta terze, quarte, opportunità…) si issano sul 39-44. Amoroso, fischiato con acredine da tutto il palazzetto neanche fosse Hackett o Moss, inciampa in un fallo tecnico all'ennesimo insulto verso i suoi avi materni: la Pasta Reggia, anziché scomporsi, pesca con Jones due fiondate per il 42-50.
I biancorossi perdono ogni tipo di impulso vitale, non che prima abbondassero, e possono solo abbozzare una rimonta di nervi dopo essere piombati a meno tredici. Shepherd e Cavaliero ricuciono fino al 51-56, tuttavia gli ultimi tentativi si spengono sul ferro. Menzione di onore a Daniele, unico varesino rimasto sul teatro di gioco a scusarsi mentre i compagni, modesti nel valore e nello spirito, si celavano nei meandri dello spogliatoio.
 
Un avvio così deprimente, anche a latitudini reduci da annate opache, non si era mai raccontato. Una seconda possibilità deve essere concessa a tutti, ma la sensazione che domenica prossima a Milano possa arrivare un'imbarcata biblica non appare remota. Come lo è, del resto, l'impressione che presto cominci l'esodo in uscita (qualcuno ha nominato Davies e Galloway?). In un campionato dove non si scorgono astronavi, non si può nemmeno pretendere di solcare il cielo con gli aeroplanini di carta. Che la mestizia abbia inizio.


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