27 palloni persi, un'enormità per qualsiasi categoria, volti depressi, un generale senso di impotenza. L'OJM infila il settimo stop casalingo in nove uscite, sprofondando più nel morale che nel punteggio (anche perché il caro vecchio Charlie, con il suo stile, non infierisce sui resti di una Piazza che tanto lo ha amato). Si consuma così un'altra serata orribile, dove la pochezza imbarazzante, a tratti fastidiosa, dei registi viene affiancata dal nulla cosmico delle ali e dei realizzatori. Un K.O. tecnico per manifesta inferiorità dal quale, francamente, appare difficile rialzarsi in tempo utile per scongiurare la retrocessione.
[i][b]Motore a pieni giri. [/b][/i]Pozzecco schiera i suoi a zona e predica gioco veloce per inceppare i meccanismi dello squadrone oro-granata: 7-6 con Stone, risolutore in post basso contro il peso piuma Maynor, a rispondere alla tripla di Rautins. La Reyer non sfrutta a pieno i viaggi in lunetta (2/4 per Stone e 1/2 per l'ex MPS Ress), così a metà periodo regna il massimo equilibrio, 12-12. La partita, godibilissima nonostante alcuni errori in transizione e le sei palle perse dell'OpenJobMetis, vede l'approccio convinto del nuovo innesto Jefferson (sei punti e cinque rimbalzi prima della panchina causa seconda penalità). Le rotazioni non mentono sul peso specifico delle rose, infatti Goss sigla due canestri di pura classe – il secondo, a fil di sirena, fotocopia dell'amaro epilogo del Taliercio – per il 17-25.
[i][b]Punteggio ad elastico. [/b][/i]L'ottimo Phil timbra il vantaggio in doppia cifra per i lagunari, al che si presenta sul cubo dei cambi lo scudiero Diawara: con occhiali 3D rubati venerdì sera al cinema Impero, torna a respirare il clima partita a meno di un mese dall'operazione alla retina. I ragazzi di casa confezionano tre minuti di difesa leonina, intanto in attacco Balanzoni e Callahan trovano il fondo della retina (24-27). Basta però un battito di ali per innescare Viggiano e Peric: meno otto e nuovo minuto di sospensione domandato dal Poz. La regia stentata di Deane, prevedibile tanto quanto Maynor, viene compensata in parte dalla visione periferica di Rautins: suo il passaggio al bacio, per Jefferson, in concomitanza della bimane del 31-37. Il contropiede sbagliato da un propositivo Eyenga grida vendetta, al pari del 7/19 da due punti a metà gara, con contrappasso immediato: nuova magia di Goss per il 31-39 dell'intervallo lungo.
[i][b]Venezia delizia la platea. [/b][/i]Due ripartenze mortifere dell'Umana, frutto dei malintesi tra un pigro Maynor e un affannato Kangur, smorzano gli entusiasmi di un tifo al solito encomiabile. Jefferson scalcia il secchio del latte, munto dopo cinque minuti senza generi di conforto, piombando sul veterano Ress: il 2+1 dell'ala trentina, seguito dal sottomano di Peric, scrive 35-48. Gli arrembaggi senza copione del quintetto di casa vengono frustrati dall'organizzazione elvetica predisposta da Recalcati, un orologio svizzero con lancette mosse da Stone (un play massiccio artefice di “doppie doppie” quasi ogni domenica: questa volta 13 punti e 14 rimbalzi) e da Peric (sartoriale e cinico come pochi altri lunghi della Serie A). Il disavanzo dell'ultima pausa, malgrado il sussulto dell'orgoglioso Callahan, è sintomatico di un match impari 43-57.
[i][b]La rottura è consumata. [/b][/i]Già affossata da un impietoso meno quindici, all'ennesimo contatto energico non ravvisato dalla terna Varese perde le staffe: il fallo tecnico comminato a Rautins trova il [i]sequel [/i]in un'esistente penalità per blocco in movimento. La signorilità di Recalcati, più volte seduto per lasciare il timone al fido assistente De Raffaele, in un primo momento placa lo strapotere dei veneti. Tuttavia il pallone perso da Maynor, osceno e più adatto ad Halloween piuttosto che al Carnevale, scava la fossa e scatena i mugugni (soprattutto della Curva Nord). La pleonastica reazione, a firma di Deane e Callahan, non conduce più in là del 53-65. L'attenzione è tutta per lo striscione innalzato verso Vescovi e Giofrè “solo errori, ora dimissioni”.
Alla gente di Varese non rimane nemmeno più la forza di fischiare o di lanciare oggetti in campo (per fortuna, sottolineiamo due volte, visti i precedenti).
Il concerto di trombette dello spicchio di tribuna ospite accompagna gli F5, spasmodici, sul sito di Legabasket. Bilancio in chiaroscuro, con gli scivoloni di Capo d'Orlando e Caserta affianco all'impresa di Pesaro che supera di un punto Reggio Emilia. A testimonianza che altrove il carattere invita ad impennate, mentre a queste latitudini il gioco più popolare appare il nascondino dinnanzi alle responsabilità. Altro che F5; un solo comando sarebbe da usare, con rabbia, per cancellare la miseria di questi cinque mesi: ctrl + z. [i]Tabula rasa[/i].
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