
Quei pomeriggi di basket di maggio, con la colonnina di mercurio spavalda e la luce del sole ad invadere il catino del Lino Oldrini, possono evocare due sensazioni opposte: o la flemma dell'ultimo giorno di scuola con il destino già scritto, o la vivida tensione da esame tipica dei play-off. Da varie settimane Varese si è abituata a vivere con dignità un finale di stagione senza obiettivi in palio, scegliendo il lavoro in palestra al posto di un irritante sbraco. Anche nell'ultimo giorno di scuola, almeno fino al quarantesimo, niente gavettoni in cortile o coca cole tracannate a profusione. Meglio un congedo dignitoso, prima di imboccare ognuno la propria strada fino a dileguarsi oltre all'orizzonte.
E come nei più classici addii, piacevoli ricordi si mischiano a mai sopiti rancori: applausi scroscianti per Banks, latrati sonori per Frates, uno striscione di sincero ringraziamento a Caja. Qualunque siano le decisioni per il futuro, ci uniamo nel celebrare il lavoro silenzioso ed efficace del coach pavese.
[i][b]Prima metà a tinte bianco-verdi. [/b][/i]L'avvio soft degli irpini favorisce un balzo sull'8-2 (Maynor bravo ad ispirare Jefferson ed Eyenga), quindi gli ospiti sprintano con un parziale di 0-10 infarcito dalle triple di Green e Gaines. Quando il quintetto di casa riprende a cimentarsi nel suo gioco prediletto – transizione ed ali che attaccano l'area – la bilancia torna a pendere verso l'OpenJobMetis: 19-14. Un finale senza troppo mordente reciproco consegna allo statino del primo quarto un salomonico 20 pari.
Un contatto fortuito priva Varese del suo unico play a referto (Lehto fuori dalle rotazioni per numero massimo di comunitari, [i]ndr[/i]) ed obbliga i ragazzi in campo a qualche minuto di autogestione, anch'essa dal sapore molto estivo. Rautins e Jefferson, quest'ultimo tanto abile a tenere a bada il totem Anosike quanto impreciso dalla lunetta, conducono i prealpini sul 29-24; poco dopo però i giri a vuoto di Diawara vengono puniti da Banks ed Harper per il contro sorpasso in concomitanza del 31-32. Alcune gestioni approssimative (8 palloni persi e 10 tiri liberi sul ferro nel saldo di metà gara) nonché l'attenzione di Gaines a convertire in canestri palloni sporchi aprono un solco sul tabellone (35-43), solo in parte mitigato dal dardo di KK per il 40-45 della pausa lunga.
[i][b]Rimonta incompiuta. [/b][/i]La reazione dei ragazzi di Caja propizia un paio di azioni prepotenti sublimate dalla mano calda di Rautins e dalla schiacciata di Jefferson per l'aggancio a quota 51, quindi l'energia di Trasolini e una serpentina di Banks ridanno fiato ai campani: 55-58. Il terzo quarto scorre con pochi fischi arbitrali e con corse a pieni polmoni [i]coast to coast[/i]: Varese potrebbe sfruttare diversi tanti aperti ma segna solo in avvicinamento, anzi soltanto quando si appende al ferro; dall'altra parte il “ventello” del sempre applaudito Adrianino sancisce il 59-66 dall'ultima mini pausa.
Le rotazioni ridotte all'osso (Callahan in panchina senza minutaggio e Balanzoni impiegato per pochi istanti) innescano una sequenza di canestri sbagliati per pura stanchezza, la quinta penalità dell'arciere Rautins segna il primo addio dal campo e da Masnago per un atleta espressosi un gradino sotto il suo potenziale. Diawara, a tratti inguardabile, riapre uno spiraglio con il canestro del 64-67, accolto da Frates con un time-out per ringhiare contro i suoi. I colpi del possibile pareggio, mancati dal perimetro da Kuba e da Maynor, sono un invito a nozze per Green e per una Sidigas attenta ad addormentare i ritmi più che ad offendere (64-70 a due giri di lancette dal termine).
Varese alza bandiera bianca mentre la platea, al solito esemplare, dispensa incoraggiamenti per tutti gli attori di una stagione opaca ma non disastrata.
Fine delle trasmissioni, in attesa che le notizie sul fronte societario, tecnico e del mercato ci tengano con le orecchie incollate alla ricerca di novità. Che si vinca o si perda, su Varese Fans Basket avremo sempre qualche tema a spicchi, da sciorinare con garbo, passione ed ironia. Alla prossima.
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