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Openjobmetis Varese 70 - Banco di Sardegna Sassari 86


Nicolò Cavalli

Venticinque minuti di buona pallacanestro, sporcata di tanto in tanto da amnesie imperdonabili dinnanzi a formazioni di alto livello, prima di lasciare la contesa senza nemmeno provare a infilare le unghie nelle carni degli avversari. I biancorossi incappano nella terza sconfitta in quattro uscite - già due all'ombra del Sacro Monte - e proseguono nel loro cammino titubante. Onestamente sono pochi gli appigli che possano suggerire, nel breve tempo, l'agognato cambio di passo. E i numeri del tabellino di fine gara suffragano le impressioni: panchina di scarso peso, percentuali al tiro insufficienti (da allarme rosso il 38% da due), assenza di lucidità e di aggressività (18 palloni persi a fronte di soltanto due recuperati)
 
[i][b]Varese senza fantasia. [/b][/i]I sardi, reduci da tre stop consecutivi tra campionato ed Eurolega, schierano il quintetto pesante ma concedono qualche spazio dal perimetro: 8-5 con l'OJM che sbaglia un paio di tiri aperti per allungare. Le folate dell'ex Eyenga e di Varnado consigliano a Moretti di chiamare a raccolta i suoi, eppure è la Dinamo ad accendersi a ripetizione in transizione con lo strapotere di Logan ed Alexander (10-22 dopo l'ennesimo passaggio intercettato lungo linee di prevedibilissima lettura). L'ingresso di Varanauskas e di Davies, quest'ultimo a tratti in formato NBA e presto in doppia cifra, ridanno brio a Varese fino al 22-28 del primo mini intervallo.
 
[i][b]Sassari controlla senza strafare. [/b][/i]Ukic e Stipcevic inaugurano il derby croato in regia proprio quando i ritmi forsennati del quarto d'apertura lasciano spazio diversi errori. All'improvviso una tripla di Roko e il 3/3 ai liberi di Thompson valgono la parità a quota 28, quindi due saette di Haynes, sartoriale dai 6,75 metri, danno propulsione agli scudettati (forse Moretti temporeggia eccessivamente prima di interrompere il pesante parziale ospite). I prealpini ritornano sui binari di una partita oculata pur patendo le tre penalità di Cavaliero e Thompson, poi, da una colossale svista d Ferrero, Logan non può esimersi dal monetizzare il nuovo investimento del Banco: 34-44. Il finale di tempo distilla un po' di veleno, con i grigi troppo permissivi verso la difesa dei ragazzi dei Sacchetti e punitivi verso Varese. Il meno undici del ventesimo (37-48) vanifica, in parte, la buona volontà mostrata dalla banda di Moretti.
 
[i][b]Gap ad elastico. [/b][/i]Il rientro in campo, soft per entrambe le compagini, viene fibrillato dal duo Davies-Faye, capace di colpire dentro e fuori dall'area colorata fino al 47-53. Logan macina gioco come un ossesso (alla fine saranno 23 segnature con 5/7 dalla lunga), Alexander lo emula smorzando i decibel di Masnago ancora una volta mortificata dagli sprazzi galattici dei campioni d'Italia. I ciuffi di Ukic e Thompson provano a tenere in scia l'Openjobmetis (53-60), però gli isolani si divertono a giocare come il gatto con il topo: bastano pochi graffi, in campo aperto o in trincea, per ricordare agli astanti la dura legge della natura.
Piombata nella palude del meno quindici (55-70), con i fuochi fatui compagni di sventura, l'OJM prova a reagire con il solito fronte dei centri, denotando al contempo una pochezza evidente in regia: bravo ma senza mordente Ukic, acerbo Varanauskas, fuori luogo Cavaliero. Il resto assomiglia alle sfide di oltre Oceano, decise con così tanti minuti di anticipo da propinare [i]garbage time [/i]fino alla noia.
 
A margine di una partita scivolata via senza sorprese, con la grande squadra – la Sassari del sempre acclamato Meo Sacchetti – troppo concentrata per scongiurare il quarto passo falso in dieci giorni, si ripropone giocoforza il tema del mercato. Con l'inizio in settimana della “coppetta”, una batteria di sole tre guardie non pare adatta al doppio impegno. Anche perché in un altro ruolo, quello delle ali piccole, il duo Shepherd – Thompson è ampiamente il peggiore dell'intera Lega.
L'imperativo oggi deve essere quello di incamerare punti per non perdere contatto dal gruppone delle retrovie. Le prime giornate della massima serie hanno confermato l'impressione di un torneo livellato verso il basso ma senza la proverbiale squadra materasso a tranquillizzare gli animi. È rimasto poco per cui palpitare, ancor meno in cui sperare. Emblema di tutto ciò i soli 3500 spettatori presenti a cospetto della corazzata del torneo: anche una delle tifoserie più competenti ed appassionate dello Stivale, ad un certo punto, trova legittimamente di meglio da fare.


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