A quasi tre mesi dall'ultima affermazione tra le mura amiche, l'OpenJobMetis alza le braccia al cielo con la fronte madida di sudore. Partita eccellente per venti minuti, con Roma - non a caso fanalino di coda solo davanti ai nostri per punti conseguiti nel 2015 - umiliata in tutti i fondamentali, soprattutto a rimbalzo (52-35 il saldo finale). Un calo contenuto dopo la ripresa, un impensabile crollo in dirittura di arrivo.
Ma questa volta i sussulti dell'orgoglio risuonano nitidi nell'aria, al pari di quel Fato che decide i destini dello sport fin dall'alba dei tempi.
[i][b]Ab Urbe (s)condita. [/b][/i]La Varese di coach Caja, ancora priva di Rautins (sulla cui guarigione l'orizzonte appare denso di foschie), presenta uno [i]starting five [/i]con tre ali e mezzo. Diawara si sblocca dalla distanza dopo le pene patite nel post operazione, l'asse Jefferson-Kangur rincara la dose in avvicinamento al ferro: 11-4. Un fortuito urto tra l'estone e il nigeriano Ejim produce sangue e spavento sul parquet, eppure la OJM non si scompone nonostante l'uscita del suo uomo squadra (16-4 prima che Sandri, dal perimetro, spezzi i giri a vuoto dell'attacco capitolino). Uno spettacolare gioco a due tra Maynor e Jefferson risveglia gli animi del Lino Oldrini, con la benzina dell'entusiasmo incendiata dal dardo di Kuba e dalla zingarata di Eyenga. Quattro punti di Ebi rianimano Roma ma non il volto torvo di Dalmonte: 24-11 al primo intervallo, con un eloquente 37-2 nella valutazione globale.
[i][b]Ogni pedina al suo posto. [/b][/i]I gregari Okoye e Lehto ravvivano la difesa e aggiungono mattoncini in fase realizzativa – 30-13 al 13' – quindi il navigato Artiglio chiama time-out dopo due giri a vuoto consecutivi che mettono in partita l'ex Stipcevic (tripla ed assist per Morgan). I biancorossi, col fiatone dopo lo sforzo profuso, rimangono ancorati una vita sportiva a quota trenta, contenendo comunque la reazione di un'Acea rivedibile per scelte e ritmi di regia. Jefferson si traveste da Ed Daniel sbagliando una bimane clamorosa, poi toglie la parrucca e chiude un [i]alley-oop [/i]circense[i]. [/i]Un Maynor clamoroso per attenzione difensiva concede il bis ad Eyenga per il 39-23: l'OJM porta negli spogliatoi i ferri e un eccessivo carico di adrenalina.
[i][b]Primi accenni di panico. [/b][/i]Diawara, fin troppo su di giri, forza due triple e spende altrettanti falli in sequenza (quattro totali, prego accomodarsi in panchina): Roma assomma quattro punti in un'azione e timbra il 44-31 complice uno sfortunato autocanestro di Jefferson. Ebi e Jones ricuciono fino al 45-38, mentre Varese entra in un vortice di negatività dettato dalla paura della classifica, da sterili polemiche con i “grigi” e dal minuto di sospensione deciso con eccessivo ritardo. A sorpresa è il brutto anatroccolo Okoye a ridare equilibrio e vigore alla formazione prealpina, innescando un [i]break [/i]di sei a zero (51-38) nel quale non mancano accenni di [i]far west [/i]tra i pistoleri Eyenga e Jones. Il ciuffo di Lehto, a rievocare i piacevoli ricordi di capitan Rannikko, trova la risposta dello scorpione Stipcevic nella coda del periodo: 54-43.
[i][b]All'inferno e ritorno. [/b][/i]Jones e Freeman rimettono in carreggiata l'Acea, punita subito dopo dall'ennesimo egregio lavoro a rimbalzo offensivo di JJ e dalla fiondata di Diawara (59-47). In una sorta di duello rusticano “Stipcevic contro tutti” (saranno 22 le segnature del play croato) il gap tra le compagini oscilla vicino alla soglia delle dieci lunghezze, ma gli improvvisi guizzi di D'Ercole e Morgan fanno calare il gelo sulle schiene dei 3800 di Masnago: 61-58 con il tassametro delle penalità di frazione che incede solo per l'OJM. E ci sarebbe molto da dire a riguardo di certe mannaie calate sui nostri nel silenzio dei fischietti (poi, di lunedì, leggiamo i referti pubblicati da legabasket con euro sonanti da versare come multa). Eyenga rompe il digiuno, però l'inerzia dice Roma: 63 pari con il proficuo viaggio alla lunetta di Morgan. Freeman consegna il primo vantaggio del pomeriggio ai ragazzi di Dalmonte, lo psicodramma sembra consumata ma gli ospiti falliscono due match point: con l'errore di Morgan a un centimetro dal ferro e con il tiro apertissimo bucato da De Zeeuw. In mezzo, la fuga di Eyenga per il 65-65.
[i]Rok e i suoi fratelli [/i]provano a scappare con la maggior dote di energia in corpo, ma i polpastrelli fatati di Kangur e Maynor valgono il 73-70. E quindi la dea bendata bacia Varese: da una palla quasi persa, la carambola regala all'estone volante un dolcissimo canestro da tre a fil di sirena. Il sipario cala sulla notte e, con sommo sollievo, regala riflessi biancorossi. Con un più due sulla tabella di marcia della salvezza a cui strizzare l'occhiolino.
Le ultime azioni non bastano a ribaltare il bilancio del doppio confronto, ma vengono riassunte con poetica sinteticità dello speaker del palazzetto: Signore e Signori, abbiamo vinto.
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