Il verdetto che il popolo di Varese aspettava arriva, inesorabile, dopo 40 minuti di difficile lettura: salvezza aritmetica. Il giudizio d'insieme appare quello, già più volte descritto, di un'annata incompiuta, vissuta sulle ali dell'incertezza sotto il profilo tattico, tecnico, mentale. Emblematica la sfida odierna, con l'OJM capace di farsi rimontare dal + 15 al + 2 prima di assestare la spallata a una Caserta ormai retrocessa ma mai doma (non a caso il tabellino globale descrive equilibrio ai rimbalzi, nel saldo palloni persi e recuperati, nei tiri liberi conquistati).
Prepariamoci adesso alla ridda di voci sulla società. La Piazza sembra spaccata, tra sedicenti formiche e presunte cicale. Sempre partendo dal caposaldo incarnato dal latinismo [i]in medio stat virtus[/i], l'auspicio è che il potere mediatico non bruci opportunità di rilancio prima ancora di aver sondato la credibilità, umana e finanziaria, dei possibili compratori.
[i][b]Aprile dolce dormire. [/b][/i]Masnago accoglie le sfidanti con larghi spazi vuoti in tribuna, gli attori in campo sfoggiano a loro volta qualche passo in infradito per abbracciare la primavera. Varese in apertura si lascia preferire per organizzazione offensiva, eppure i ferri rispondono picche ad alcuni tiri aperti: 8-8 a metà periodo. I sussulti di Vitali e dell'ex Ivanov valgono il primo allungo campano (10-15), propiziato anche da una serie di mattonate assestate da un insipido Kangur. La remissività degli uomini di casa nell'abusare di conclusioni dal perimetro – misero 1/7 nel parziale – e la difesa soporifera negli uno-contro-uno consegnano agli ospiti il 14-21 della prima mini pausa.
[i][b]I gregari alla guida del gruppo. [/b][/i]Maynor si mette in proprio e riporta in scia i biancorossi, il pimpante Okoye (sicuramente più utile del Diawara claudicante delle ultime uscite) punisce la rottura di Caserta con il sottomano del 22-21. Nello scontro titanico tra panchinari, il poco di Varese sconfigge lo zero assoluto della Pasta Reggia ma non basta a prendere il largo: Caja richiama la truppa sull'attenti dopo il 28-27 finalizzato dal solito Ivanov. Callahan e ancora Stan, già in doppia cifra, lanciano la volata a Kangur ed Eyenga (37-29). Uno sfondamento, parso evidente, di Antonutti viene tramutato in fischio contro KK, ma il disavanzo alla pausa non cambia grazie al gancio di Eyenga: 39-31 tra una baraonda di ululati, forse fuori tema, contro la terna.
[i][b]Caserta sull'orlo del baratro. [/b][/i]La doppia cifra di vantaggio, frutto del 2+1 di Jefferson, innesca la reazione di Mordente e compagni (42-36). Dai colpi a vuoto in lunetta di Ivanov (18 punti e 10 rimbalzi), però, l'OpenJobMetis raccoglie quattro punti con Kangur e una sfavillante schiacciata volante sull'asse Maynor-Eyenga: più quattordici con il coach campano, l'ex cannoniere Vincenzino Esposito, a metà guado tra la rabbia e la mestizia.
La squadra di casa veleggia grazie a qualche buona giocata dei singoli, la Juve prova a tenere il passo facendo incetta di tiri liberi e di rimbalzi offensivi: i mancati “taglia fuori” su Antonutti costano il 61-51 al termine del terzo quarto di gioco.
[i][b]La solita, immancabile, sofferenza. [/b][/i]I polpastrelli educati di Maynor e le zingarate efficaci di Eyenga, senza dubbio gli elementi più apprezzabili della gestione Caja, sembrano chiudere ogni spiraglio di equilibrio (70-55), ma dalla mano calda di Scott esce un [i]break [/i]di 2-9 che rianima lo scontro salvezza: 72-64 con cinque minuti sul cronometro. La tenzone di ciuffi dai 6 metri e 75 induce prudenza, così sul 76-69 la panchina prealpina decide saggiamente di parlarci sopra. Però il pathos deve ancora manifestarsi compiutamente: l'assalto alla diligenza, con Antonutti e Scott di nuovo sugli scudi, sortisce un incredibile 76-75. Varese trema ulteriormente (complice la mira non precisa dalla linea della carità), ma Caserta denota ancora meno sangue freddo: il contropiede fallito da Scott e la tripla di Moore fanno da preludio all'82-77. La guardia ospite brucia la retina per il -2, allora ci vuole il glaciale Kangur a certificare la salvezza. Missione compiuta.
Le ultime giornate della stagione, dal retrogusto pleonastico, serviranno soltanto a conferire una dimensione meno grigia alla classifica e, per i singoli, a strappare un contratto per l'anno venturo. Qui od altrove, al momento non rileva. I tre gradi di giudizio, a nostra opinione, non lasciano infatti spazio a impugnazioni: colpevoli di manifesta mediocrità.
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