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Openjobmetis Varese 97 - EA7 Armani Milano 105


Nicolò Cavalli

Le squadre solide e complete non si intimoriscono di fronte alle platee[i] calienti [/i]e alle assenze. La Milano dell'inossidabile Banchi supera le forche caudine di Masnago pur senza Hackett, Gentile, Kleiza e con un Samuels a mezzo servizio. Il colpo gobbo, se così vogliamo chiamarlo, riesce grazie a un formidabile 19/35 da tre (54%) e alla classe di un Brooks in vesti da marziano (37 punti e 40 di valutazione). Con una mancia di ben 10 stoppate, tanto per denotare la superiorità atletica.
Varese paga ancora una volta la schizofrenia in campo e in panchina, giocando una pallacanestro piacevole ma troppo condizionata da un punteggio ad elastico. Nel momento in cui la vetta sembrava scalata, dopo 38 minuti di fatica immane, è mancato l'ossigeno per timbrare l'impresa.
 
[i][b]Una Varese di rincorsa. [/b][/i]I detentori del titolo azzannano alla giugulare una OJM macchinosa: 0-7 senza sfiorare il ferro prima che Eyenga consegni il suo biglietto da visita con una schiacciata in entrata. I 5000 di Masnago - pieno come un uovo a parte il settore ospite, popolato con la densità abitativa dell'Islanda Orientale - creano un clima da [i]bagarre[/i] nel quale Rautins si gasa al tiro (prima di inciampare nella seconda penalità) mentre Moss ed Eyenga si improvvisano wrestler. Sul 9-11, ancora a firma del nuovo acquisto, gli arbitri si tolgono lo sfizio di comminare un tecnico all'indiavolato Pozzecco. Varese raggiunge la parità a quota 14 con un bel sotto mano di Robinson, quindi subisce i colpi della coppia di guardie Ragland/Brooks (un lusso in questa grigia seria A): 17-23 al primo break.
 
[i][b]Proteste, rimpianti, camice strappate. [/b][/i]Callahan, dormiente a rimbalzo dinnanzi a un Samuels presunto claudicante, trova espiazione in attacco con una tripla e un assist per Deane (22-25). Le difese prealpine sono accomodanti come un salotto, nel quale l'EA7 trova piacevole dimora senza affannarsi. Scivolata sul meno nove di metà frazione, la truppa di casa manca il meno uno per una bimane mancata dell'ex di turno Deane: in un battito di ciglia le scarpette rosse si issano sul 30-38 con Melli e Samuels. Pochi istanti dopo cambia la partita: contatto Eyenga-Samuels, con fallo (a nostro parere corretto) contro il #31 di casa. Pozzecco protesta – non più di quanto fatto da Banchi in diversi frangenti – e viene espulso: secondo tecnico e uscita dal campo con la camicia strappata. Una scenata alla Hulk, dalla quale l'OJM resuscita con sei punti di vivida rabbia (tripla ignobile di Okoye, un libero ed entrata di Robinson). Alla pausa lunga il tabellone scrive 40-43, dopo il primo tempo più pazzo dai tempi di Metis-Charleroi.
 
[i][b]Segnali di orgoglio, ma non basta. [/b][/i]Il quintetto stazzato di Ducarello, nonostante qualche amnesia difensiva, risponde presente addirittura con l'asse Robinson-Daniel: 49-50. Il mortifero Moss e Brooks incendiano il perimetro, dall'altra parte il play e il pivot fanno breccia nel pitturato (55-58). La controfigura arzilla del Samuels di inizio gara inventa giochi di prestigio in avvicinamento, il talentuoso ex Nets aggiunge il carico scollinando il “ventello” con due dardi d'alta scuola. L'OJM, grazie a una tripla siderale di Diawara e a un fallo antisportivo contro Samuels mette la testa avanti contro ogni pronostico: 71-70.
A cavallo della terza e della quarta frazione, però, ancora il talentino Marshon, stella dell'EA7, e gli sprazzi dei “rincalzi” sembrano tramortire la contesa. Dal 73-84, siglato dal non amatissimo Bruno Cerella, fino all'ultimo minuto di gioco Varese mette in scena i migliori momenti di pallacanestro del suo campionato: energia in difesa, muso duro a rimbalzo, pick'n'roll e, solo all'occorrenza, tiro dalla lunga. Un incredibile parziale di 16-5, ispirato da Daniel e sublimato da un nuovo missile terra aria di Kuba, scrive la parità a quota 89. Milano risponde con l'extraterrestre Melli (5/5 dal perimetro), Callahan pesca un 3+1 che ispira dolci sogni verso il traguardo. Ma qui termina la gloria: la contesa viene chiusa dai primi attori Ragland e Brooks, lesti dalla lunga e glaciali dalla lunetta.
 
L'ovazione di Masnago e i sintomi di crescita del quintetto sono gli spunti dai quali ripartire. Varese questa sera ha peccato di meno egoismi del consueto, con ben 17 assist e soltanto 11 palle perse. La classifica però piange, al pari della conduzione tecnica del Poz. Certi errori, rubricati come peccati di gioventù, alla lunga potrebbero fare perdere credibilità. Non parliamo di gogna mediatica o di squalifiche, bensì di solidità dello spogliatoio. Ora si viaggerà verso Cremona e Brindisi, alla ricerca della vittoria perduta. Manca dal 19 ottobre, e ci manca tremendamente.


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