
Tra il trionfo e la delusione più cocente il confine è sottilissimo. Nell'anno di Grazia 2013, durante la prima vera settimana di calda, sono stati i due polpacci k.o. di Dunston, ancor più martoriati dopo l'eroica resistenza di Gara 6, ad aver significato l'addio al sogno tricolore.
Varese rimane incollata con le unghie e con i denti al match per 35 minuti, grazie a un Green strappa lacrime da 20 punti sei assist e 7 falli subiti. Poi la stanchezza attanaglia la truppa di Vitucci (21 palloni persi), i giocatori lasciano i rimbalzi per strada e le percentuali scemano, trascinate in basso dalle forzature (30% da tre). La terna si impegna con fischi scientifici, il clima travalica la civiltà e il vortice di negatività sconvolge tutti.
Concedeteci, nella valanga di rimpianti, di lacrime che rigano i volti dei tifosi, di sospiri desolati, di trovare una scusante. Con Mensah-Bonsu al posto dell'inadeguato Ivanov, forse saremmo arrivati a giocare fino al 20 di giugno.
[i][b]Prendi, tira, segna. [/b][/i]La Cimberio prova ad interpretare il canovaccio da lei adorato dell'avvio sprint: Ere, Green e Sakota siglano il 9-2. Ai canestri di Banks e Talts (già tutto il quintetto a referto), risponde Moss dal perimetro per il 13-8. Le squadre, sfiancate dalla lunga serie, concedono molti rimbalzi offensivi, terreno di caccia dell'austriaco Ortner; i suoi punti nel pitturato e un contropiede riportano la parità a quota 18. Il punteggio, velocissimo nell'incedere, rifiata per qualche istante prima di una nuova sciarada di triple, con percentuali che aleggiano al 50%: fanno centro Ere, l'indemoniato Moss e Ress per il vantaggio ospite sule 23-24. Nel finale di parziale, Ivanov converte in oro (canestro con libero aggiuntivo) un pallone sporco ridando un piccolo vantaggio ai ragazzi di Vitucci.
[i][b]Poca attenzione ai dettagli. [/b][/i]Una tripla pulita di Green viene ripagata da Hackett – entrata con schiacciata da favola, però Polonara e Ivanov fanno legna sotto le plance e tengono il tabellone pendente dal lato della formazione prealpina (33-28). Dopo quattro minuti le compagini sono già in bonus, intanto Varese va a più otto prima di “impappinarsi” e concedere a Kangur ed Hackett la via della retina: grossolana l'ingenuità che regala all'ex ala grande Cimberio il 36-35. Dopo una situazione da regia kafkiana con la terna che perde il conto dei tiri liberi, Ere interrompe la sterilità offensiva predicando in un deserto di oscenità cestistiche da ambo i lati (forzature, blocchi in movimento, passaggi suggeriti con la fionda). La consonanza Ress-Moss confeziona il pareggio, il redivivo Rasic segna il 39-42 dopo gli egoismi di Banks.
[i][b]Rotazioni troppo limitate. [/b][/i]Talts (8 punti + 10 rimbalzi) ci mette tanta buona volontà ma non ha le movenze di Dunston, la MPS fa buon gioco con gli esterni e sale in un battito di ciglia sul 41-49, massimo vantaggio, ovviamente grazie al suo numero 34 con le treccine. Green e Sakota non mollano una virgola, con il play a inventare un terzo tempo spinto nella retina dai 5000 di Masnago (in realtà molti di più). Sulle ali dell'entusiasmo, il baltico Gianni inchioda la bimane del 53-52, inducendo coach Bianchi a un minuto di meditazione. Trenta secondi di difesa costano tre falli e un 2+1 a firma di Hackett. Gli arancioni ci mettono del loro coprendosi talvolta gli occhi con fette di zampone conservate da Capodanno, Siena è esperta e sa cavalcare l'onda dell'emotività: Brown ed Hackett dicono 57-63. Green deve rifiatare, senza di lui l'ago dell'attacco Cimberio non trova più il nord del canestro e colleziona palloni persi. Un fallo tecnico comminato a Ivanov, disastroso in più di un frangente ed anzi tempo estromesso per penalità raggiunte, fa decollare i verdi del Palio alla doppia cifra di vantaggio. All'ultimo mini intervallo il 59-67 rappresenta una salita pirenaica da scalare nella pentola a vapore del vecchio Lino Oldrini.
[i][b]Il triste epilogo. [/b][/i]Vitucci deve affidarsi giocoforza al quintetto mignon, con Ere da “4”, lasciando sguarniti i terreni ruvidi del sotto canestro. Un autocanestro fortuito di Moss (61-68) non basta a modificare l'inerzia, da ambo le parti la retina pare ignifuga. Sul meno cinque, il fallo fischiato a Talts pesa come un macigno e fa scuotere la testa anche i colleghi neutrali della stampa. Sakota e Brown su scambiano il 65-70, lo sfondamento imputato correttamente al lungo greco-serbo ha il sapore beffardo. Ma il match nei cuori e nella testa dei ragazzi è già svanito, e con esso il sogno di una finale. I pugni nel finale, il lancio di sputi, bottigliette, oggetti sono invece semplicemente inqualificabile. Come lo sono i fanatici che insultano Recalcati e il giornalista della RAI (vergognosamente partigiano, ma non per questo passibile di minacce e intimidazioni) mentre svolgono il loro lavoro. Un sipario nero che chiude la scena su una stagione meravigliosa.
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