Prosegue il grande freddo in casa Openjobmetis. In riva al Baltico una Varese piccola piccola incassa un altro ceffone potente, portando a meno 92 il totale degli scarti negativi delle ultime tre trasferte. Terzo stop consecutivo in trasferta, striscia negativa altrettanto lunga in Champions League e quinto stop in fila per la squadra di Paolo Moretti, che mostra nuovamente il volto spaurito e senza nerbo delle trasferte di Klaipeda e Pistoia in una gara che apre scenari davvero preoccupanti. Nelle ultime due sconfitte casalinghe contro Salonicco ed Avellino il fattore campo aveva almeno stimolato una difesa graffiante per nascondere gli equivoci offensivi più evidenti legati alla condizione fisica di Maynor, alla capacità di Evenga di essere trascinatore offensivo a metà campo, ed alla sterilità di una manovra che non crea vantaggi sul perimetro e non sa sfruttare quelli che cerca in post basso. Ma la versione esportazione dei biancorossi mostra nuovamente limiti evidenti in termini di personalità e carica agonistica. Così Ventspils, squadra infarcita di ex italiani "datati" (vedi l'ex biancorosso Deane) e lettoni ruspanti che prima di ieri viaggiava in Champions League a 73.0 punti col 32% da 3, punisce ripetutamente da ogni dove la difesa troppo spesso "contemplativa" dei biancorossi, dove i ripetuti cambi sui blocchi concedono spazi invitanti ai tiratori (54% da 3) e creano mis-match alla base del predominio baltico a rimbalzo (45-30 totale). E un primo tempo da 55 punti subiti decide una partita iniziata "more solito" ad handicap (20-11 al 7'), dove la scossa di adrenalina dei panchinari Avramovic e Johnson (31-28 al 13') rimane lettera morta quando tornano i titolari e la difesa fa acqua sia sotto canestro che sul perimetro, con scariche in serie del Ventspils versione quattro piccoli che siglano il 55-38 del 20'.
Certo può avere inciso l'assenza di Anosike, rimasto a Varese per curarsi la schiena per tornare in campo domenica a Pesaro, soprattutto alla luce della prova negativissima di Campani e dei soli 11' che una gestione scellerata dei falli (4 in 5' del primo tempo) hanno concesso a Pelle. Ma viene anche da chiedersi perché tutte quelle scelte tattiche che domenica contro Avellino avevano prodotto intensità ed energia - dalla coppia Maynor-Pelle a Eyenga "4 tattico", passando anche per l'ampio utilizzo dei 3 piccoli - non siano mai state utilizzate ieri, in special modo contro una squadra molto più tecnica che fisica e senza "omoni d'area" come un Ventspils a sua volta lungamente schierato con quintetti dinamici o naniformi. Preoccupa l'entità ma soprattutto il modo della sconfìtta, che non mette in discussione il rendimento di qualche singolo ma l'intero impianto di gioco sui due lati del campo.
Al momento attuale le uniche armi sulle quali può puntare l'Openjobmetis per nascondere un cortocircuito tecnico sempre più vasto ed evidente sono grinta e carattere, che però emergono solo quando la truppa di Moretti trova il conforto del pubblico di Masnago. Ma dopo le due vittorie allo scadere griffate "San Kangur", le cinque sconfitte in fila sembrano aver tolto fiducia alla squadra, che non riesce a digerire il sistema di gioco proposto dal coach, rischiando di minarne anche la credibilità agli occhi del gruppo. Ineludibile a questo punto la necessità di risolvere concretamente i problemi (ma quale affrontare per primo?) attraverso correttivi sostanziali che permettano di spezzare il circolo vizioso delle sconfitte e della negatività. Se i risultati dimostrano che alcune strategie strutturali di composizione del roster si sono rivelate sbagliate alla prova del campo, serve evitare la "sindrome di Stoccolma" nella prigione della difesa delle scelte estive, rischiando di far degenerare una situazione già delicatissima in una crisi senza fine. Se non ora, intervenire quando?
Giuseppe Sciascia
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