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Dio ha deciso


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"Non gioco più, così vuole Dio"

Michael Watson, guardia statunitense che la scorsa stagione era a Jesi e Castelletto Ticino, dice addio alla palla a spicchi per entrare in seminario

Michael Watson è nato il 24 dicembre 1980. Ciam/Cast

MILANO, 26 febbraio 2007 - Ieri in giro per il mondo con una palla a spicchi, oggi a casa sua a Kansas City a meditare sul futuro e domani in qualche seminario a coltivare la vocazione religiosa. Protagonista di questa virata esistenziale è Michael Watson, guardia statunitense che nella scorsa stagione ha giocato in Italia, in Legadue, con le maglie di Jesi e Castelletto Ticino (16 punti di media a partita). Devoto da sempre ("Signore aiutami a darti gloria in qualsiasi cosa faccia" era in messaggio in calce a ogni sua mail durante l'avventura italiana), lo scorso settembre, dopo avere firmato il più ricco contratto della sua breve carriera, l'illuminazione mentre era in Turchia.

Era un mercoledì sera, era nel suo appartamento in riva al mare a Istanbul quando Michael racconta di avere sentito la voce di Dio rivolgersi a lui. D'acchito cercò di evitare la voce, poi iniziò a piangere e disse alla voce: "Mi stai davvero chiedendo di rinunciare a qualcosa che amo?". La voce rispose: "Sì, se davvero mi vuoi seguire, se mi ami e se vuoi fare il mio volere nella tua vita, allora rinuncia". Watson ammette: "L'ho sentita così chiaramente, doveva esere per forza Dio perché io non avrei mai deciso di fare una cosa simile".

Il giorno dopo andò dal general manger del club e lo informò del desiderio di andarsene. Il tempo di preparare i bagagli e tornò a Kansas City: "Quando Dio chiama tu obbedisci e vai. Quella notte è accaduto qualcosa di divino". Seppur circondato da una certa diffidenza per il repentino addio al basket (unica eccezione una squadra giovanile allenata), Watson passa le sue giornate tra le letture religiose, gli impegni in un coro e attende di potere entrare in seminario: "Talvolta la lotta tra la mia volontà è quella di Dio è dura, ma non tonerò indietro" le sue parole.

Non è il primo caso che lega la pallacanestro italiano alla religione. Tra i precedenti più eclatanti figuranano le vicende di Luca Blasetti, Angela Aycock e Simone Strozzi. Blasetti, ottimo giocatore di serie A con la maglia di Rieti, lasciò la pallacanestro per entrare in convento; vi rimase alcuni anni, poi si sposò e ora è padre di sei figli. La Aycock, vista ad Alcamo dopo una carriera universitaria di alto livello, è diventata suor Paola in un convento canadese mentre Strozzi, arbitro di A, ha lasciato il fischietto per diventare frate missionario.

Guido Guida

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