Lo conoscevo da metà degli anni '70 quando, studente alle elementari e con l'età non ancora in doppia cifra, andavo a giocare a casa dell'Alberto: la sua famiglia gli dava riparo in un monolocale.
La sua faccia era già provata da mille vicissitudini.
Poi da più grandicello lo ritrovavo al palazzetto.
Forse di basket ne capiva poco ma quanto gli piaceva stare in mezzo alla gente.
Aveva sempre una parola e un sorriso per tutti.
Gli piaceva il casino ma quello "buono": quando succedeva qualcosa in campo lui guardava la gente arrabbiata e si metteva a ridere poi, incrociandomi mi chiedeva un passaggio per tornare a casa perché il Ferruccio non c'era.
E lo riportavo al paese volentieri.
A volte penso sia tornato a Castiglione anche a piedi pur di non mancare al palazzetto. Gli piaceva.
Un amico questa mattina mi ha scritto: avrebbe potuto insegnare qualche lezione di vita a certe persone.
Faccia dura ma cuore tenero.
Ciao "Bonimba", ciao Francesco.
R.I.P.
Massimo