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Benetton il contadino


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Qual’ è il più grosso proprietario terriero in Argentina?

La famiglia Benetton.

Possiede 900 mila ettari in Patagonia.

Dicesi novecentomila ettari.

I Benetton sono in Argentina i più grandi allevatori di ovini e i massimi produttori di lana.

Sfruttano largamente le foreste per estrarne legname da mobilia.

Il crollo della valuta argentina, che tanto ha danneggiato i piccoli risparmiatori truffati dalle banche amiche di Prodi, è stata una pacchia per i grossi pescecani: un ettaro di terra fertilissima viene al prezzo di un’hamburger, che in Argentina costa quasi nulla.

Gli stranieri possiedono oggi in Argentina 300 mila chilometri quadrati di terreni: il 10 % dell’Argentina, un’estensione pari a metà della Francia.

Ted Turner, il fondatore di CNN e capo di AOL Time Warner, possiede 45 mila ettari attorno al lago Escondido, dove si dedica alla pesca della trota.

Douglas Tompkins, il padrone della multinazionale dell'abbigliamento giovanile «Esprit», grande finanziatore di no-global ambientalisti, s’è comprato 4.500 chilometri quadrati in Patagonia, più 179 mila ettari a Corrientes e 300 mila al confine col Cile: dove ha messo le mani, dicono, su una delle maggiori riserve mondiali d’acqua dolce.

Ward Laird, il «re delle patate fritte» in USA e amico della famiglia Bush, ha migliaia di ettari in Patagonia ed estesi vigneti a Mendoza.

Anche Richard Gere, Robert Duvall e Matt Damon si sono fatti le loro estancias da latifondisti nelle provincie di Tucuman, Salta o Jujuy.

Qui, i tre attori sono ai ferri corti coi locali Mapuche, che trovano sentieri ancestrali e corsi d’acqua tradizionali divenuti proprietà privata e recintati.

La Chiesa argentina ha emanato un documento, «Una terra per tutti», dove denuncia questa situazione a danno degli indigeni, e dei piccoli proprietari cacciati al prezzo di un hamburger.

E’ il bello del mercato globale, ragazzi.

E’ il progresso, il ritorno al latifondo.

Ora, la popolazione argentina si preoccupa.

Ma un po’ è colpa sua: solo il 5 % degli argentini abitano in Patagonia, benchè lì sia l’80 % del petrolio del Paese, la massima riserva di acqua potabile e di potenziale energia idroelettrica, giacimenti minerari inesplorati.

Il clima è cattivo, i divertimenti pochi in quel freddo Far West: meglio fare i mendicanti a Buenos Aires.

Ora su quelle ricchezze c’è il cappello di Benetton.

La famiglia deve aver sviluppato la passione campestre da quando Prodi, nel ‘98, le ha venduto una  proprietà di noi contribuenti, la tenuta Maccarese, dell’IRI.

Per 93 miliardi.

Un regalo, dicono.

Anche se Maccarese allora perdeva 3 miliardi l’anno (modesta perdita: è la paga annua di Ciampi) e oggi, sotto le cure dei Benetton, ha un miliardo di profitti.

Dovremmo rallegrarci del ritorno al profitto.

E perché?

Il profitto lo intascano i Benetton, mica noi contribuenti.

La sola consolazione è sapere che i Benetton hanno tagliato del 30 % i lavoratori IRI di Maccarese, fancazzisti professionali, inamovibili ladri di denaro pubblico (e di ortaggi e materiali vari), autori del disastro della tenuta con le loro pretese da hostess Alitalia.

Erano in 92 sul latifondo, ora sono 72 e sono «flessibilizzati», ossia precarizzati, e costretti a mingere le mucche tre volte al giorno anzichè due.

Speriamo succeda anche all’Alitalia.

Qui il mercato non c’entra: è bello chiamarsi Benetton ed essere sostenitori di Prodi.

Un miliardo di lire in profitti è una briciola per la famiglia a cui è stata regalata la società IRI Autostrade, con profitti in crescita al ritmo del 40 % annuo, guadagno sicuro, pedaggi in monopolio, e tutto sempre pagato da noi utenti.

Ma come in Patagonia, le potenzialità di Maccarese sono immense, data la vicinanza con Roma e le possibilità immobiliari.

Che volete farci.

Questa è la repubblica di Mastella: ora sappiamo che è lui il protagonista della giornata nello yacht di lusso, con trans, veline e coca a fiumi, visionato dal giudice di Potenza.

Ora sappiamo perché ha mandato gli ispettori a Potenza per bloccare l’inchiesta di Velinopoli: pro domo sua.

E Mastella per giunta si inalbera, dice che è un complotto contro di lui, per le sue posizioni contro i DICO.

Già.

Il difensore della famiglia cattolica e tradizionale, preso di mira dai paparazzi.

Ci spieghi: pagati da chi?

Dai suoi alleati della sinistra laicista?

E noi dovremmo crederci.

Ma sì che ci crediamo.

Questa è l’Italia dove la camorra ha ammazzato 28 persone da gennaio, 12 solo a marzo (produttività in aumento), e dove la gente crede a Magdi Allam e ad Introvigne che parlano, sui rispettivi media, del pericolo incombente del terrorismo islamico: che ancora non ha ammazzato nessuno (bassa produttività).

E’ l’Italia a cui piace essere truffata, derubata  e presa in giro.

E’ l’Italia dove i piccoli che vivono di diminutivi (pensioncine, lavoretti trimestrali, monolocali, sempre meno frutta e verdura), quando sono di sinistra, sono contenti di essere tartassati da Visco per dargli il «tesoretto» che spenderà per le clientele amiche, mentre i  suoi grandi strapagati «politici» vivono in un mondo felice tutto di superlativi: villone, panfiloni, soldoni, troione e culattoni.

Maurizio Blondet

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