La stagione è finita ma stare fermi è difficile, specialmente se la pallacanestro ti scorre nelle vene. Raimondo Diamante è stata una delle novità introdotte da Paolo Moretti nell’estate scorsa, in qualità di terzo assistente per l’annata appena conclusa. Il 29enne varesino, cresciuto come allenatore proprio in Pallacanestro Varese, è rimasto in sella anche dopo il cambio in panchina, guadagnandosi la fiducia di Attilio Caja. Se questa fiducia si trasformerà in una riconferma ancora non si sa (nonostante sia molto probabile), perché di futuro non parla lui e non parla nessuno, per ora.
«Mi sono sentito coinvolto»
Quindi lo sguardo, parlando con Raimondo, volge al passato, alla stagione appena conclusa ed al suo percorso. «Arrivare, o meglio tornare, in Pallacanestro Varese l’estate scorsa è stato il coronamento di un obiettivo, e non di un sogno. Voglio tenere ben distinti questi due concetti: un sogno è vincere l’Eurolega con Varese prima o poi, me lo tengo nel cassetto perché è difficile riuscirci ora. Mentre l’obiettivo è più concreto, da raggiungere ogni giorno. Il salto dalla Serie B in effetti per me non è stato semplice, ho avuto qualche difficoltà all’inizio però, grazie al lavoro ed al mio essere affamato di pallacanestro, penso di essere riuscito a ritagliarmi i miei spazi. La mia fortuna è stata quella di sentire fin da subito la fiducia di coach Moretti e anche di Stefano Vanoncini e Paolo Conti: a tutti e tre dico grazie perché fin dai primi giorni di lavoro a giugno con i giovani, mi hanno coinvolto e mi hanno avvantaggiato. Poter lavorare in un ambiente sereno e sentirsi coinvolto è stato positivo».
La sua stagione da assistente è proseguita anche a seguito dell’avvicendamento tra Moretti e Caja, avvenuto a dicembre: «Ammetto di essere stato un po’ preoccupato all’inizio, avevo paura che con l’arrivo di un nuovo allenatore si potesse interrompere la mia esperienza, perché non sai mai cosa può capitare in questi momenti. E pensavo che Caja avesse altre questioni più impellenti che tener conto anche di Diamante Raimondo. Invece anche con lui ho avuto la possibilità di lavorare, per me è stato come rimettermi in discussione, volevo far capire al coach di essermi meritato questa opportunità. Volevo dimostrare di valere, spero di esserci riuscito».
«Annata travagliata»
In qualità di terzo assistente, i suoi compiti erano diversi: «Per le questioni di campo sono sempre stato a disposizione di Stefano e Paolo, ho avuto modo di lavorare con Anosike sul fondamentale dei tiri liberi e mi ha inorgoglito l’essere coinvolto in questo lavoro, per dare una mano al giocatore e aiutarlo a migliorare. Stessa cosa al fianco di Paolo Conti nel lavoro con Norvel Pelle, oppure con Cavaliero, Kangur, Maynor ed altri giocatori con cui spesso mi fermavo dopo l’allenamento, o prima, per alcune sedute di tiro».
La sua prima stagione, a livello di campo e risultati, non è stata semplice: «È stata molto travagliata, segnata dalle difficoltà dovute alla doppia competizione che fisicamente non siamo riusciti ad affrontare. Finita la coppa è nata una nuova stagione e tutti noi sapevamo che, una volta trovato il ritmo di una partita a settimana, le cose sarebbero cambiate. Il gruppo c’era, era presente e si è compattato ancora di più».
Per lui, come dicevamo all’inizio, è stato un ritorno in Pallacanestro Varese dopo un lungo percorso: «Ho fatto tanto settore giovanile, iniziando proprio in Pallacanestro Varese, prima di andare due anni a Sumirago, tornare poi come assistente di Garbosi in Under 19, poi di Andrea Sterzi in Under 14. Sono passato in Robur, diventando assistente di Giovanni Todisco ma iniziando allo stesso tempo l’esperienza di capo allenatore con l’Under 14. La stagione scorsa mi sono avvicinato al mondo dei senior facendo il vice di Franco Passera in Serie B, prima del ritorno in Pallacanestro Varese».
Dove sarà anche in futuro, giusto? «Bocche cucite…».
Alberto Coriele
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