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Uno dopo l’altro, si alza il sipario sui volti nuovi della Openjobmetis Varese. Se martedì era stato il giorno di Matteo Tambone, ieri a presentarsi a stampa e tifosi è stato Tyler Cain, centro statunitense classe 1988. Cain è giunto a Varese per la sua seconda esperienza italiana dopo quella in A2 a Forlì (stagione 2013/2014). Nel mezzo, tre stagioni in Pro A francese, con Pau Orthez, con Digione e con Chalons-Reims. Un ritorno, un cerchio che si chiude, con la possibilità di esprimersi nel massimo campionato italiano dopo aver assaggiato la seconda serie.
Le sue prime parole denotano entusiasmo e voglia di iniziare: «Sono molto felice ed eccitato di essere qui e di fare questa bella esperienza a Varese. Abbiamo vissuto una buona preseason, ci siamo allenati intensamente nei giorni di ritiro e anche ora che siamo qui. Stiamo cementando il gruppo, non soltanto dal punto di vista tecnico e fisico, ma anche da quello dell’unione di squadra».
Insieme all’altro nuovo arrivo Cameron Wells, contribuirà a formare l’asse portante play-pivot della prossima stagione e il primo impatto con il connazionale è più che positivo: «Un ottimo giocatore, molto organizzato, sa far girare la squadra nell’esatta maniera che gli chiede il coach. Anche a livello individuale è molto forte e sa crearsi spazio per il tiro, ma la sua caratteristica principale è quella di attivare i compagni e di farli rendere al meglio. Il coach si aspetta che sia un leader, ha le qualità per farlo».
In quanto centro, è cresciuto negli States studiando le caratteristiche e i dettagli dei più grandi in quel ruolo: «Quando sono diventato grande, ero già un lungo, quindi ho sempre guardato i giocatori del mio ruolo: penso a Chris Webber nei Sacramento Kings, poi ovviamente a Shaq O’ Neal oe a Charles Barkley, che ho ammirato per l’energia che metteva in campo».
Dalla LegaDue italiana alla Pro A francese, un bel salto: «La mia prima stagione italiana a Forlì mi ha aiutato a diventare un giocatore migliore e sono cresciuto costantemente nelle annate successive. In Pro A mi sono confrontato con un campionato più fisico, ho dovuto lavorare sulla mia forza e credo di essere migliorato anche in difesa. In questi 4 anni è cresciuta la mia conoscenza del gioco».
Se l’idea iniziale è quella di non fare proclami per la stagione che verrà, Tyler preferisce un profilo ambizioso: «Spero di poter lottare dall’ottavo posto in su, stiamo lavorando per fare del nostro meglio, giorno per giorno. L’obiettivo di tutti deve essere quello di fare meglio del nono posto».
Le curiosità su di lui chiudono la presentazione: «Sono una persona semplice, amo la mia famiglia e sfrutto il tempo libero per stare con loro. Ogni tanto guardo qualche film o gioco ai videogames. Ho preso il numero 16 perché è la data di nascita di mio figlio, in carriera ho avuto il 4, il 5 e l’8, ma qui erano già occupati».
Alberto Coriele
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