
Troppo brutta per essere vera a causa di circostanze particolari, ma troppe volte in difficoltà sugli stessi temi tattici. Il giorno dopo, il tracollo di Klaipeda divide l’ambiente Openjobmetis tra chi considera solo parzialmente indicativo il tonfo in Lituania a causa di una serie di attenuanti generiche comunque oggettive e chi invece si preoccupa - anche alla luce delle due vittorie soffertissime contro Brindisi e Villeurbanne - per quel mix di difficoltà tecniche che le otto partite disputate tra Italia ed Europa hanno evidenziato, sia pur con diverse sfumature.
Per la prima volta Varese si è arresa senza lottare, contravvenendo alle abitudini di una squadra che - a prescindere da avversari e situazioni di punteggio - aveva fatto del carattere e della determinazione la sua arma migliore. E questo è un dato che avvalora la tesi di chi indica nelle gambe pesanti la prima causa del tracollo sul campo del Neptunas.
E il famoso roster lungo costruito proprio per evitare che il peso del doppio impegno condizionasse il rendimento della squadra?
Le contingenze particolari - anticipo al sabato rifiutato da Brindisi, partita chiusa all’overtime, viaggio di sette ore senza il tempo di preparare il match - hanno creato condizioni altrettanto particolari. O almeno così ci si augura in attesa che la trasferta a Pistoia da preparare oggi col ritorno in gruppo di Kangur dia riscontri diversi dal punto di vista dell’atteggiamento e dell’intensità. Però la difesa fisica del Neptunas ha nuovamente fatto emergere alcuni limiti che la squadra non riesce ad eliminare: quando Maynor è aggredito, la scarsa dimensione in penetrazione di Johnson ed Eyenga nel gioco a difesa schierata rende troppo prevedibile la manovra biancorossa. Problema a cui ha parzialmente sopperito Avramovic, al momento l’unico esterno creativo dal palleggio. Ma se Varese non riesce a correre, il suo attacco a metà campo difficilmente trova alternative al tiro dall’arco, considerando anche la produzione nulla spalle a canestro di Anosike e Pelle.
In difesa, invece, Maynor e Johnson vengono troppo spesso saltati dai rispettivi avversari, costringendo Moretti a ricorrere ai cambi sistematici sui blocchi o ad abbassare il quintetto con tre piccoli per avere più copertura sull’uomo e più capacità di creare vantaggi offensivi. Problemi di assortimento che a Klaipeda hanno causato l’ennesimo avvio ad handicap (7 volte su 8 partite Varese è andata sotto nei primi 5’), senza neppure la scossa dai cambi. Le vittorie col brivido contro Villeurbanne e Brindisi hanno messo in secondo piano problematiche che il tonfo in Lituania ha riportato al centro dell’attenzione. Presto per suonare allarmi e ipotizzare correttivi, almeno fin quando i risultati saranno in linea con le aspettative di un club che vuole competere per i playoff in Italia e in Europa. Ma il prossimo ciclo di partite (Pistoia in trasferta, Salonicco e Avellino in casa) dovrà dare risposte definitive sulla compatibilità delle coppie Maynor-Anosike e Maynor-Johnson.
Giuseppe Sciascia
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