Immancabile secondo protagonista della serata è stato Gianmarco Pozzecco, ex cestista ed allenatore ma anche cronista, insomma un personaggio emblematico di questo fantastico sport. Prima dell’inizio della cerimonia ufficiale anche Gianmarco, come Dino, ha risposto a noi di Varesefansbasket, che immancabilmente siamo andati al palazzetto per assistere a questo evento chiave non solo per i numerosi appassionati di basket, ma anche per l’intera città di Varese.
Dopo un iniziale “scontro” con altri cronisti e giornalisti di raisport, skysport e tele7laghi, anche noi di Varesefansbasket siamo quindi riusci ad intervistare Gianmarco, che con la sua spontaneità ed ironia ci ha risposto ad alcune semplici domande.
- Inevitabile, è stato iniziare con: “Che sentimenti ed emozioni prova nell’attesa di ricevere la cittadinanza onoraria varesina?”
Io sono totalmente, clamorosamente, legato alla città di Varese e da un certo punto di vista mi sono sempre sentito varesino dentro. Da oggi, lo sarà per sempre e questa mia “varesinità” è stata riconosciuta ufficialmente. Questo mi ripaga molto, perché a chi pratica uno sport fa sempre piacere essere riconosciuto come un campione, un fenomeno (… ed ovviamente sto parlando di Dino e non di me!), ma è anche vero che contemporaneamente sei un uomo, un ragazzo che vuole essere apprezzato anche da questo punto di vista.
Se nel ‘99 abbiamo vinto lo scudetto, raggiungendo da questo punto di vista un obbiettivo sportivo, oggi invece ricevo un obbiettivo di grande importanza sul piano umano. Un buon sportivo deve essere un esempio anche per i più giovani: io non sono stato un grande esempio per loro, ho fatto anche delle “stronzate” (scusa il termine!), ma alla fine penso ugualmente di esserlo stato.
- Di conseguenza, per rimanere in tema con la nostra “città giardino” gli abbiamo chiesto: “Qual è il luogo della nostra città, al quale tu sei maggiormente legato?”
Il Sacro Monte, secondo me, è un posto spettacolare, perché mi dava la possibilità di isolarmi: ogni tanto prendevo ed andavo su per (ri)ossigenarmi.
Sinceramente però io non sono tanto legato ai luoghi, quanto alle persone ed alle relazioni che ho conosciuto e coltivato in questa città, come i proprietari del ristorante Vela. A me è sempre piaciuto stare in compagnia, socializzare, conoscere persone e trascorre il mio tempo con tutti coloro con i quali mi trovavo bene.
- “Quando hai iniziato a giocare a pallacanestro e cosa ti aspetti dal futuro in questo ambito?”
A me la pallacanestro piace ed ho iniziato a giocarci a quattro anni; spesso mi fanno questa domanda ed io automaticamente preferisco rispondere da quando ho iniziato a camminare. Ecco, per me la pallacanestro è come camminare, come parlare di mangiare e di bere: la pallacanestro farà sempre parte della mia vita.
In questo momento, non so ancora cosa aspettarmi di preciso dal futuro, ma senz’altro la pallacanestro non mi abbandonerà mai.
- “Nei giovani di oggi riconosce un "nuovo Pozzecco"?”
Secondo me, un nuovo Pozzecco non c’è: oggi purtroppo c’è una sorta di comunismo, in cui tutti i giocatori devono essere uguali. Io invece nel bene e nel male ho sempre cercato di essere un personaggio unico, ecco perché non vedo nessun "nuovo Pozzecco".
Matteo Molinari, progetto liceo classico “E. Cairoli” con Varesefansbasket
PALA2A Masnago - VA, 30-01-2018
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