Il problema di parlare di rado, è che poi quando si parla non si finisce più. L’incontro “informale” di Luis Scola con la stampa varesina è quasi a un’ora e mezzo di chiacchiere nella sala hospitality di Masnago ed è iniziato con una notizia – l’unica certa – che in molti si aspettavano. Tom Bialaszewski non è più l’allenatore della Pallacanestro Varese «ma sono felice – dice el General – che abbia iniziato con noi la sua carriera di capo coach visto il nostro buon rapporto che dura da anni».
Bialaszewski (su di lui torneremo più avanti) lascerà forse il posto a Herman Mandole e anche su questo arriva la conferma di Scola, anche se la trattativa non è ancora chiusa e non coinvolge eventuali collaborazioni con la Federazione Argentina: «Abbiamo fatto la nostra proposta a Herman e lui è felice di essere la nostra prima scelta: al momento non abbiamo ancora raggiunto un accordo perché stiamo parlando su alcuni dettagli ma vorremmo andare in questa direzione. E lo stesso vale per Marco Legovich che vorremmo confermare». Su Mandole la concorrenza potrebbe arrivare dalla G-League che potrebbe aprire la strada verso la NBA al 40enne argentino: vedremo se Varese avrà la meglio.
La situazione dello staff tecnico della Openjobmetis è stato però solo uno dei punti toccati da Scola nel corso del pomeriggio, anche se – lo diciamo subito – il CEO biancorosso ha evitato di parlare dei singoli giocatori per quanto riguarda le possibilità di conferma. Una parziale eccezione è stata fatta per Nico Mannion, il frontman della squadra, per il quale Scola ha confermato la volontà di trattenerlo a Varese parlando però dell’impatto più ampio che il Red Mamba ha avuto per tutto il lavoro della società e non solo per i risultati della prima squadra. Vediamo quindi – riassunto per punti – il pensiero del General al termine della stagione 2023-24.
BIALASZEWSKI E I CAMBIAMENTI
«Credo che la responsabilità iniziale dei risultati non sia stata sua e per questo motivo abbiamo apportato dei cambiamenti alla squadra senza toccare la sua posizione. Poi, dopo i cambi, la squadra è andata abbastanza bene con 9 vittorie e 9 sconfitte in un anno in cui ai playoff si è andati con meno del 50% di partite vinte. E ha smesso di avere quei crolli, con l’eccezione di Reggio, cui era stata soggetta in precedenza: anzi, qualche volta il divario netto è stato a nostro favore».
IL BILANCIO STAGIONALE DEL CLUB
«Se guardo di come è andata la stagione in generale sono molto contento. Il progetto va avanti con il settore giovanile il crescita continua, con la squadra femminile di cui siamo contenti e quella in carrozzina che ha ritrovato la Serie A. Abbiamo fatto cambiamenti positivi nella dirigenza sia per la parte basket sia per quella aziendale e siamo anche riusciti a crescere a livello di tifosi nonostante i risultati dell’anno scorso. Tutto questo è molto positivo. In parte diverso è il discorso legato alla prima squadra»
IL BILANCIO DELLA PRIMA SQUADRA
«La squadra nella seconda parte di stagione ha raggiunto un buon livello del gioco ma non siamo contenti del risultato finale in campionato. Di certo non celebriamo la salvezza: abbiamo obiettivi ben superiori e le 12 vittorie ottenute rispetto alle 17 dell’anno scorso sono poche, la nostra volontà è quella di migliorare sempre. Detto questo accettiamo il risultato ma, appunto, non lo festeggiamo. Un’altra cosa non positiva è che abbiamo dovuto fare cambiamenti lungo la stagione: gli innesti sono andati bene ma per filosofia vorremmo evitare di variare la squadra durante l’anno. Detto questo, penso che il 14° posto di questo campionato sia migliore di quello del 2022 quando restammo a lungo sotto la zona salvezza. Siamo arrivati al pari con l’11a, praticamente più vicini ai playoff che alle retrocesse».
IL SISTEMA DI GIOCO
«L’allenatore è libero di fare scelte al 100%: né io né altri siamo i coach, le scelte sono di chi sta in panchina. Varese ha un sistema di gioco che non è né mio né di Tom né di nessuno ma è un modello in evoluzione: ci sono per esempio tante cose ideate in attacco da Roijakkers o da Brase, ognuno ha portato qualcosa. Il nostro basket lo scorso anno andò molto bene, quest’anno meno ma ne abbiamo giocato uno differente: noi vogliamo mettere in campo la pallacanestro che pensiamo dia le maggiori possibilità di vincere le partite».
MANNION
«Nico ha cambiato la squadra in campo ma la cosa più importante è che un giocatore simile – per me il migliore del campionato in assoluto – abbia valutato la possibilità di venire qui e poi abbia scelto di giocare a Varese. Una cosa che fino a due-tre anni fa era impensabile: oggi invece per noi è più facile che in passato pensare a queste operazioni, abbiamo accesso a un altro livello di giocatori anche se non sarà sempre possibile prenderli. E poi è fondamentale che Nico sia contento di giocare qui: non significa che resti di sicuro ma questo ci aiuta molto in fase di mercato. Fino a due anni fa i giocatori venivano a Varese con contratto annuale, ora tutti accettano accordi più lunghi e anche se dovessimo perderli per le clausole di uscita, porterebbero soldi alla società da reinvestire sul mercato. Detto questo, noi vorremmo tenere Mannion: la scadenza per l’Eurolega è più vicina rispetto a quella per la NBA ma se non saranno rispettate rimarrà un giocatore della Pallacanestro Varese».
SPONSOR OPENJOBMETIS
«Rosario Rasizza è stato un grande main sponsor per 10 anni e per me è stato un supporto incredibile Sono felice di quello che ha fatto: ci auguriamo e speriamo che Openjobmetis possa continuare con noi; parleremo con Group Crit per capire se sarà un percorso percorribile e per quel che conta sono fiducioso. Il nostro obiettivo e la nostra energia sono orientati alla continuità anche in questo caso».
IL RUOLO DI VARESE SPORT AND ENTERTAINMENT (VSE)
«VSE è una entità appena nata e sta ancora cercando di definire i prossimi step. Chiaramente è rapportata alla Pallacanestro Varese ed è nata per sostenere il club ma sono due cose staccate: l’idea è che le due parti possano crescere e che si possano alimentare a vicenda ma parliamo di medio-lungo termine. I risultati si vedranno attraverso il tempo, non avranno un impatto forte sul budget della prossima stagione. Rispetto a un socio come il gruppo Pelligra è forse un partner più lento ma più solido e garantisce una crescita più organica».
LE COPPE EUROPEE
«La prospettiva di giocare le Coppe c’è sempre: vogliamo esserci, ci piacerebbe andare in Champions o Eurocup e infine in Eurolega ma il nostro livello attuale è la Fiba Europe Cup. Per adesso è presto per sapere se la giocheremo ma vogliamo disputarla per vincerla, cercando di convincere tifosi e sponsor di guardare a questa competizione con il nostro stesso interesse. Sappiamo che la Serie A è più importante ma anche Fiba Cup ha una sua collocazione interessante».
IL SETTORE GIOVANILE
È un argomento che mi appassiona molto, che magari la gente nota meno ma che è fondamentale perché un obiettivo a lungo termine, vedremo se percorribile, è quello di avere nelle cinque posizioni di italiani cinque ragazzi usciti dal vivaio. Per questo dobbiamo allargare sempre più la base dei praticanti legandoci anche alle società del territorio per arrivare a 1000 ragazzi sotto la nostra area. La foresteria (nel complesso dei Giardini Sospesi ndr) è un altro sviluppo e insieme al Campus che è una struttura di primo livello è fondamentale per noi. Anche l’accordo con la Robur mi rende felice: basti pensare che due miei figli giocano lì. In generale lavoriamo per diventare un vivaio top a livello europeo: non ci siamo ancora per tanti motivi, abbiamo da migliorare diversi aspetti però è il nostro obiettivo. Anche lo svincolo dei tesserati rappresenta un’opportunità: è un rischio per chi è scarso non per chi è bravo».
Damiano Franzetti
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