La serie A è pronta a cambiare volto, ma la riforma che porterà da 16 a 18 le partecipanti al massimo campionato nel giro di tre stagioni piace più all'A2 che ai club professionistici. Oggi il Consiglio federale ratificherà la road map della riforma concordata la scorsa settimana con Lega Basket e LNP per aumentale da una a due le promozioni nel massimo campionato, e di conseguenza le retrocessioni tra i dilettanti. Serviranno due stagioni propedeutiche per la messa a punto della riforma: la prossima prevederà ancora 16 squadre e un solo interscambio, nel 2018/' 19 una sola retrocessione a fronte di tre promozioni dall' A2, mentre dal 2019/'20 la riforma andrà a regime con 18 squadre in A per una regalar season da 34 partite e due "scambi" tra professionisti e dilettanti.
Una formula che i club professionistici hanno accettato senza troppo entusiasmo, con l'unico obiettivo di annacquare il raddoppio delle retrocessioni che su 18 squadre anziché 16 avrà un peso specifico meno rilevante: basti pensare a che cosa significherebbe per l'Openjobmetis nell'attuale situazione di classifica trovarsi a lottare per evitare gli ultimi due e non soltanto l'ultimo posto in classifica. Per un club di fascia media in termini di budget come Varese l'ampliamento delle partecipanti alla luce del raddoppio delle retrocessioni è una piccola garanzia in più: «Posto che almeno la metà dei club di serie A non sarà mai coinvolto nella lotta salvezza, a livello meramente aritmetico passare da una a due retrocessioni su 16 o 18 squadre cambia qualcosa - è il parere di Toto Bulgheroni, consigliere delegato all'area tecnica della Pallacanesuo Varese -. Sotto un certo aspetto il campionato sarà più interessante e combattuto, anche se personalmente non sono favorevole alle 18 squadre perché non ci sono atleti a sufficienza per garantire la qualità del gioco».
Il raddoppio delle promozioni è invece una vittoria dei club di A2 che insistevano sin dai tempi dell'unione delle forze tra LegAdue e DNA con la creazione di un primo campionato dilettantistico a 32 squadre per eliminare il collo di bottiglia dell'unico salto di categoria disponibile in un campionato che raccoglie una vasta gamma di nobili decadute (i 5.417 spettatori medi della Fortitudo Bologna e i 4.990 di Treviso sarebbero rispettivamente il secondo e terzo dato della serie A dietro la sola Milano ma davanti a Sassari e Pesaro). La riforma è pensata più per le big Virtus e Fortitudo Bologna, Treviso, Trieste e Verona che per un club come la TWS Legnano, il cui presidente Marco Tajana - che oggi sarà tra i consiglieri federali delegati a ratificare la riforma - la applaude in maniera incondizionata: «Per noi non cambia granché. Per possibilità economiche, struttura e impianto, l'A2 è il massimo campionato cui possiamo puntare e il nostro obiettivo è il consolidamento a lungo termine - spiega il presidente degli Knights -. Però la serie A italiana era l'unico campionato in tutta Europa a prevedere una sola retrocessione: con questa riforma si favorirà il recupero di piazze che hanno tradizione e impianti. E il maggior interscambio renderà meno traumatica la retrocessione dalla A».
Giuseppe Sciascia
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