
L'opinione di Giancarlo Pigionatti
Conciata perle feste. Non c'è che dire per tanta pochezza, puntualmente punita, ma questa è Varese cui siamo abituati per le sue infauste prestazioni. Qualità del legno, vien da dire, torto e non dritto già pensando all'improba missione di Caja dopo un debutto rovinato alla guida di una squadra ancor più dimessa del solito, priva com'era di Eyenga (squalificato) e di Campani, la cui assenza si sta trascinando d tempo. In ogni caso non sono questi vuotine un punteggio finale non poi cosi umiliante come s'era profilato sul finire del terzo quarto (con Venezia avanti di 27 punti), a giustificare una realtà che induce a cattivi pensieri, con i biancorossi al tappeto come pugili suonati.
Il terzultimo posto appare come l'orlo di un precipizio a dispetto di coloro i quali credevano, non più tardi d'una decina di giorni fa, in una collocazione da playoff ancora possibile. Il manifesto disagio tecnico di Varese, aldilà della gara con Venezia, sta nei suoi vistosi equivoci, soprattutto sull'asse play-pivot, valutato erroneamente da chi lo ha composto: Maynor non è quell'asso che credono i suoi sostenitori; Anosike, grande e grosso, dominante a rimbalzo, manca la retina sotto misura raccogliendo spesso una miseria, mentre il "pallavolista " Pelle (visto il suo campionario in stoppate e schiacciate) realizza di più.
Siamo poco persuasi, pur augurandocelo, che Caja riesca a rendere efficace in continuità questo asse a beneficio del collettivo: probabilmente farà bene a battere altre vie per connotare i suoi uomini, alcuni dei quali "sommersi" dalla mediocrità, di una forte identità da battaglia. Dominique Johnson sta rispettando le attese in punti, segnandone anche più di quelli previsti, solo che - particolare non trascurabile - impiega quasi due quarti di gara prima di mettersi in proprio e lasciare il segno.
Il ritratto di Varese appare fosco e sconfortante, proprio d'una squadra mal messa insieme, come già testimoniavano le amichevoli dell'estate scorsa: bastava un po' di vista lunga per evitare tale e infelice "mescola". Moretti ha già pagato, altri ancora dovranno rispondere, nel frattempo più prove inchiodano Coldebella come primo responsabile del mercato e relative strategie. Crediamo che l'ex play delle Vu nere abbia già fatto il suo tempo, pur con pochi mesi di militanza biancorossa. Cognizione della realtà, questa sconosciuta, vien da dire pensando per esempio a Castelli, presidente del consorzio, allorquando nel tratteggiare un progetto ideale di società cita il modello "Udinese calcio", mentre la squadra, messa insieme non certo da chi passa per strada, perde e soffre.
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