
Cambiano i protagonisti, ma non i risultati. Per la quarta stagione consecutiva, Varese è costretta a navigare nella metà bassa della classifica, lontana dalla zona playoff indicata come obiettivo iniziale, pagando gli errori estivi in sede di mercato. Il vorticoso turnover di giocatori, allenatori e dirigenti, che dal 2013 ad oggi si sono succeduti tra campo, panchina e scrivania, non ha mai trovato il giusto mix per riprodurre la magica alchimia degli Indimenticabili di Frank Vitucci. Un'annata figlia di congiunzioni astrali irripetibili, pur senza raccogliere in termini di vittorie quel che - anche alla luce dei titoli revocati alla Mens Sana -avrebbe meritato quella Cimberio? Ingiusto nei confronti degli artefici di quel capolavoro di programmazione, e autoassolutorio nei confronti di chi - pur trattandosi in alcuni casi delle stesse persone - ha commesso errori nelle stagioni successive.
I successi del 2012/13 furono figli di un'esemplare linearità nel disegnare le strategie stagionali sin dalla primavera: si scelse una filosofia di gioco champagne e di conseguenza un allenatore adatto a declinarla sul campo come Frank Vitucci. E si costruì una squadra funzionale alle idee del coach, con giocatori scelti dall'area tecnica Vescovi-Giofrè sui dettami indicati dallo stesso allenatore veneziano. Nessun miracolo, ma semplicemente un ingranaggio ben oliato che si è "grippato" da allora con errori diversi nelle modalità e nelle persone coinvolte, ma dalle conseguenze analoghe in termini di risultati sportivi.
Eppure nel 2016 sembravano esserci i presupposti giusti per non ripetere gli errori dell'era Vescovi - Giofrè - Frates, Vescovi - Giofrè - Pozzecco e Coppa - Arrigoni - Moretti. C'era un punto fermo come Paolo Moretti a dare garanzie in termini di guida tecnica e dopo un paio di mesi di lavoro a tutto campo i vertici di "Varese nel Cuore" coordinati da Alberto Castelli avevano scelto Claudio Coldebella per un ruolo a tutto campo da direttore generale coinvolgendo nuovamente Toto Bulgheroni, inserito come figura di riferimento in un CdA molto rappresentativo ma non operativo nelle scelte tecniche. Sembrava una filiera perfetta che, alla prova dei fatti, non ha prodotto i risultati auspicati: e se la regia delle scelte di mercato (dalla filosofia dell'usato sicuro al roster lunghissimo fino al 3+4+5, cavalcato per il secondo anno di fila nonostante le volontà iniziali della proprietà di puntare sul 5+5) è stata totalmente figlia delle volontà di Paolo Moretti, è comunque l'intera area tecnica a non aver funzionato nel modo corretto.
Se a Claudio Coldebella era stato affidato un mandato a tutto campo da direttore generale, per quale motivo in estate si è limitato ad assecondare le richieste del coach? Le scelte sono state avallate anche dal d.g., che in tal caso sarebbe corresponsabile degli errori di costruzione del roster, oppure il dirigente veneto ha applicato in maniera troppo rigida il mansionario affidatogli dalla dirigenza nel mettere Paolo Moretti al centro del progetto? Chiaro che nessun dirigente professionista contravviene alle richieste di chi lo assume, rischiando di scavalcare chi faceva già parte della struttura; se nella gerarchia del club il d.g. avrebbe dovuto stare al di sopra del coach, all'atto pratico è accaduto quasi il contrario. Con il risultato che chi si è assunto le responsabilità estive ora ha pagato con l'esonero, lasciando il bastone del comando a Coldebella. Di certo i vertici del club nutrono ancora fiducia nel suo fiuto sul mercato, anche alla luce dei risultati interessanti delle scommesse Avramovic e Pelle; ma è chiaro che la campagna acquisti 2017 dovrà dare risposte definitive sul suo vero valore dopo un'estate 2016 nella quale è stato più... segretario del coach che direttore generale.
Prima di tutto servirà sbagliare meno nelle scelte estive, considerando che la particolare tipologia di proprietà della Pallacanestro Varese rende complicata qualsiasi correzione in corsa viste le difficoltà nel ricorrere agli extrabudget. Anche per questo si è adottata la cura Caja per la seconda volta nel giro di tre stagioni: un coach "aziendalista" che dovrà raddrizzare con pragmatismo e lavoro in palestra le storture più evidenti di un organico mal assortito in troppi reparti. Pertanto oggi, e fino al 7 maggio, al centro del progetto ci sarà di nuovo l'allenatore.
Giuseppe Sciascia
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