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Varese e l'incubo A2. Un crollo da evitare


simon89

Serie A2, se la conosci la eviti. O almeno è ciò che si evince dall'analisi del quadro regolamentare ed economico che potrebbe materializzarsi nel malaugurato caso in cui la missione-salvezza dell'Openjobmetis non avesse esito positivo. Meno visibilità televisiva, meno appeal per le aziende e meno richiamo per i tifosi (vuoi mettere Varese-Cantù rispetto a Varese-Ferentino o Tortona?), uguale un crollo delle entrate nelle tre voci primarie - sponsor, consorziati e botteghino - che compongono il budget. L'eventuale retrocessione nel primo campionato dilettantistico rischierebbe infatti di erodere oltre il 50 per cento dei ricavi del club. Ma la retrocessione avrebbe conseguenze pecuniarie anche per i giocatori: in forza dell'accordo collettivo GIBA-Lega Basket, l'eventuale risultato negativo del campo consentirebbe a Varese di non corrispondergli le ultime due mensilità.

Vero è che la fiscalità diversa tra il professionismo della A e il dilettantismo dell'A2 abbatterebbe di conseguenza anche le spese: per un campionato di vertice al piano di sotto sarebbero sufficienti 1.5 milioni di euro rispetto ai 4 e rotti impiegati nel 2016/'17 dal club di piazza Monte Grappa. Ma chi pensa che un anno di "purgatorio" possa servire a risolvere il problema dei pregressi e dare lo slancio per una ripartenza più solida non fa i conti con una realtà molto differente rispetto alle due tappe precedenti in A2 del 1993/'94 e del 2008/'09. Rispetto alle promozioni della Cagiva di Dodo Rusconi e della Cimberio di Stefano Pillastrini, il secondo campionato è completamente cambiato, a partire dalla formula e dallo status giuridico: la vecchia LegAdue professionistica vinta 8 anni fa aveva un girone unico a 16 squadre con 2 promozioni, mentre oggi l'A2 dilettantistica ha raddoppiato le partecipanti, con due gironi da 32 squadre che prevedono playoff a 16 per un'unica promozione (almeno per il 2017/'18) con 4 massacranti turni al meglio di 5 partite.

Il primo effetto pratico dell'eventuale retrocessione sarebbe la trasformazione della forma giuridica del club di piazza Monte Grappa da società di capitali a società sportiva dilettantistica, con il conseguente scioglimento automatico di tutti i contratti in essere per la prossima stagione (Cavaliero e Avramovic legati fino al 2019, Kangur e Pelle fino al 2018). Ossia il contrario di quanto accadde nell'estate 2007, quando le conferme dei vari Passera, Boscagin, Antonelli, Genovese e Galanda formarono lo zoccolo duro per la promozione dell'annata successiva. In pratica Varese si ritroverebbe col parco giocatori azzerato e la necessità di ricostruire completamente il roster in un campionato che prevede 2 soli stranieri e 8 italiani. Per questo la retrocessione in un campionato dal quale riemergere subito sarebbe molto più difficile che in passato (per le macerie a livello societario ed economico che lascerebbe in dote l'eventuale esito negativo della stagione attuale e l'unica promozione disponibile) è un evento da scongiurare con tutte le forze. Sul campo da staff tecnico e squadra, ed eventualmente fuori del campo dalla società, qualora dovesse essere ravvisata la necessità di un ulteriore correttivo per evitare di scivolare in A2. Con il rischio concreto di restarci a lungo...

Giuseppe Sciascia


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