
La Pallacanestro Varese si interroga sulle ricette per uscire dalla crisi di risultati dell'ultimo mese. Tre sconfitte in fila, figlie della costante sterilità offensiva - in particolar modo balistica - di una squadra riscopertasi povera di qualità individuali dopo aver nascosto i limiti dei singoli esaltando le doti corali nel primo positivo scorcio di stagione. E crisi di gioco o di sistema per il team di Caja che, a dispetto del volume di intensità prodotta, fatica terribilmente a mettere punti sul tabellone in assenza di un "go-to guy " designato?
La rimonta furente operata domenica in meno di 10 minuti, quando Ferrerò e soci hanno alzato l'aggressività in difesa e di conseguenza il ritmo di gioco, ribadisce che il sistema attuale sia l'unico proponibile con l'attuale personale tecnico. Il problema è la difficoltà a distillare qualità dalla quantità, specialmente da quando Antabia Waller ha smarrito il feeling col canestro. La guardia, che sin dal precampionato aveva rappresentato la certezza principale del gioco a metà campo, ha percentuali in caduta libera (7.0 punti col 31% da 3 e il 17% da 3 nelle ultime tre gare) dopo i 14,0 col 41 % dall'arco delle prime sei giornate. Di riflesso è crollato il fatturato della squadra, precipitato da 78,3 punti col 34% da 3 fino a Trento ai 64,0 punti col 22% dall'arco del trittico Avellino-Sassari-Pesaro. Eppure non è cambiata la preparazione - purtroppo solo l'esito, a causa di una fiducia intaccata dalle ultime sconfitte in volata - effettuata dalla squadra per mettere il suo cecchino nelle condizioni ottimali per colpire.
Ma se l'attacco stenta a convertire in punti l'opera di costruzione basata sul collettivo, perchè non cavalcare maggiormente il talento di Damian Hollis? L'ala di passaporto ungherese è al momento il giocatore col miglior rapporto tra punti e minuti giocati (9.0 in 18.7), faticando però a strappare spazio nelle rotazioni, con Artiglio che gli preferisce un giocatore meno talentuoso ma più aggressivo come capitan Ferrero (7.0 in 20.2). Ma la soluzione "più Damian, meno Giancarlo" rischia di essere la più classica delle coperte corte: se Varese non può prescindere dall'aggressività per spingere in contropiede e giocare il meno possibile a metà campo, c'è bisogno di sciabolatori e non di fiorettisti, dunque i rapporti di forza nello spot di ala forte non potranno essere modificati in maniera radicale. A meno di non rimettere in discussione l'intero sistema che, di sicuro, non potrà essere riveduto e corretto attraverso il ricorso al mercato.
Se nella scorsa annata i correttivi Dom Johnson e Attilio Caja vennero effettuati a prezzo di sacrifici economici fuori budget, quest'anno gli sforzi extra dovranno essere concentrati sulle chiusure dei bilanci 2016/17 e 2017/18. Di certo Varese è in difficoltà, ma non bisogna buttar via il bambino con l'acqua sporca: in assenza di alternative - per motivi tecnici ed economici - alla ricetta "fiducia, lavoro e più aggressività", occorre concentrarsi su una settimana di allenamenti mirati per invertire la rotta contro Capo d'Orlando ed esorcizzare con l'applicazione dei "terzini" biancorossi lo spauracchio della classe pura del caro ex Eric Maynor.
Giuseppe Sciascia
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