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L'assemblea informale dei proprietari, svolta ieri al PalA2A alla presenza di tre quarti dei soci, ha optato per la modifica dell'attuale format della società consortile che regge per intero le sorti della Pallacanestro Varese. Si valutano dunque acquirenti disposti ad acquisire una percentuale azionaria di rilievo - oggi ogni consorziato è socio all'1% - con regole diverse da quelle attuali, dove vale il "voto capitario" (ossia un voto singolo in assemblea a prescindere dalla percentuale di quote possedute). Il consorzio ha retto le sorti del club con passione e disponibilità dal 2010 ad oggi: la nostra non è una smobilitazione, ma una presa di coscienza della situazione attuale nella quale è evidente che il consorzio non è dilatabile all'infinito - spiega il presidente Alberto Castelli -. Per il bene della Pallacanestro Varese prenderemo in considerazione qualsiasi proposta seria che presupponga un progetto solido e duraturo, senza preclusioni nei confronti di nessuno e percorrendo tutte le strade per garantire programmi futuri sostenibili e ambiziosi».

L'ipotesi è quella di una sorta di affiancamento - non ponendo limiti alle quote di ingresso di eventuali nuovi soci - all'attuale multiproprietà consortile, in grado di incrementare le risorse di un club destinato per il terzo anno consecutivo a chiudere con un bilancio in rosso (al momento mancano all'appello 300mila euro), con la necessità di razionalizzare i costi per un 2017-18 per il quale servirebbe una riduzione tra il 10 e il 15 per cento senza l'apporto di capitali freschi. Un'apertura senza preclusioni nei confronti di nessuno, primo fra tutti Gianfranco Ponti, ossia l'unica forza "extra-consorzio" ad essersi avvicinata dal 2010 ad oggi con l'intento di entrare a far parte della compagine societaria della Pallacanestro Varese con una forma di affiancamento che potrebbe essere compatibile con l'apertura stabilita da "Varese nel Cuore".

Logico ipotizzare che nelle prossime settimane le parti possano sedersi a un tavolo e valutare le rispettive posizioni nell'ottica di una comune passione biancorossa; e d'altra parte l'eventuale impegno con la società di piazza Monte Grappa non confliggerebbe con l'operazione di dare una casa al Basket Ignis 1960 già avviata nelle scorse settimane con il Comune di Varese e uno studio di architettura di Milano («Investirò la somma che mi aveva fatto risparmiare la Pallacanestro Varese due anni fa» chiosò Ponti un mese e mezzo fa il giorno dell'annuncio dell'iniziativa). «Ma dall'assemblea di ieri siamo usciti con un indirizzo generale, e nessuno sa dove potrà portare -spiega Castelli -. È stato solo il primo passo di un percorso lungo che prevede almeno un altro passaggio in assemblea per valutare eventuali proposte».

Giuseppe Sciascia


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