Circa duecentomila euro per chiudere l’ultimo bilancio, su uno scarto negativo tra costi e ricavi ben superiore al milione. E poi altre centinaia di migliaia di euro, necessarie a garantire la continuità aziendale in un esercizio corrente già in perdita.
Quasi più importante dei numeri c’è poi sullo sfondo una società che si interroga - non senza confronti anche accesi all’interno di una governance che racchiude in un’unica soluzione presente, passato (anche remoto) e futuro (è il caso di Gianfranco Ponti, entrato solo a luglio 2017) gestionale - su come portare avanti la causa del settantennale sodalizio cestistico cittadino senza incorrere ogni anno negli stessi problemi economico-finanziari. Problemi che hanno sempre avuto tre nomi: errori di gestione, gravoso pregresso in eredità ed entrate non sufficienti a coprire le uscite.
Ne mancano 200
Non sono settimane facili in casa Pallacanestro Varese. E il campo, con le sue sconfitte in trasferta ma anche con le ottime prestazioni (e conseguenti vittorie) casalinghe, non c’entra nulla. Il club di piazza Monte Grappa sta lavorando da tempo alla definizione del principale documento contabile relativo all’anno gestionale conclusosi lo scorso 30 giugno e la settimana incipiente vedrà due importanti consigli di amministrazione atti a certificare definitivamente la situazione che verrà poi sottoposta all’assemblea degli azionisti, organo deputato ad approvare il bilancio.
Per far quadrare l’ultimo esercizio sarà necessario reperire risorse aggiuntive rispetto a quelle prefissate a inizio gestione. Come noto la società era già dovuta intervenire a luglio, quando circa mezzo milione di euro extra aveva garantito il rientro nei parametri Comtec per l’ammissione al campionato: a fronte soprattutto della netta sproporzione tra costi e ricavi (male ormai endemico sotto al Sacro Monte) il cda biancorosso ha dovuto però mettersi in cerca di ulteriori 800 mila euro, chiamando in causa ovviamente il Consorzio (proprietario al 95% della Pallacanestro Varese), il main sponsor Openjobmetis e alcuni membri dello stesso consiglio di amministrazione tramite elargizioni a fondo perduto (ma non tutti - ancora una volta - hanno risposto di sì...). Seicentomila sono stati trovati: ne mancano ancora 200 mila, conditio sine quanon per coprire totalmente le perdite nel momento della chiusura del bilancio.
L’effetto Ponti
Non è (anzi sarà) finita qui. Spiegato senza smarrirsi nei meandri del diritto commerciale e delle procedure contabili: per garantire la continuità aziendale dopo un esercizio con tali numeri, alla proprietà verrà richiesto anche l’immediato impegno scritto a coprire gli ammanchi relativi all’esercizio in corso, che i documenti del periodo luglio-novembre 2017 certificano essere già parecchio in negativo. Non una sorpresa per un’azienda che senza un’indispensabile inversione di rotta sull’accaparramento delle risorse tramite sponsor e l’avvento nella compagine sociale di più soci da affiancare a “Varese nel Cuore” e a “Il Basket siamo Noi” è destinata, quasi di default, a perdere ben più di mezzo milione su base annua (salvo contrarre ancora di più – quindi in maniera incompatibile persino con le ambizioni salvezza – il budget stanziato per il roster).
E nel 2017/2018 non potrà bastare “l’effetto Ponti”, già chiamato per cause di forza maggiore a raddoppiare il peso del suo apporto economico rispetto alla semplice conduzione del settore giovanile…
Fabio Gandini
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