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VARESE SUL CORRIERE DELLA SERA


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Caielli firma oggi un articolo a mezza pagina sul Corriere della Sera riguardo la retrocessione di Varese con una bella intervista al Menego.

Per una volta la stampa nazionale ci dà un po' di risalto, almeno questo!!!

Se avete l'occasione, leggetelo.

LL

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Caielli firma oggi un articolo a mezza pagina sul Corriere della Sera riguardo la retrocessione di Varese con una bella intervista al Menego.

Per una volta la stampa nazionale ci dà un po' di risalto, almeno questo!!!

Se avete l'occasione, leggetelo.

LL

:blink: .... vista l' "occasione" in cui ci concede attenzione, avrei tanto preferito non averne dalla stampa nazionale........ -_-

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Caielli firma oggi un articolo a mezza pagina sul Corriere della Sera riguardo la retrocessione di Varese con una bella intervista al Menego.

Per una volta la stampa nazionale ci dà un po' di risalto, almeno questo!!!

Se avete l'occasione, leggetelo.

LL

Intervista veramente bella

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Meneghin: «Varese saprà ricostruire sul disastro retrocessione»

03/04/2008 09:23

«L'occasione per rifare la squadra»

- Corriere della Sera -

Varese, una delle società più vincenti d'Italia e d'Europa, è dunque sprofondata in LegaDue, dopo una stagione disastrosa nella quale errori madornali si sono miscelati alla sfortuna. Sedici anni fa era già capitato, ma quella retrocessione diede lo spunto per una ricostruzione che approdò in breve allo scudetto. Sarà così anche questa volta? Se lo augura una tifoseria rimasta sempre vicino alla squadra, nonostante tutto. Se lo augura una delle bandiere di Varese: Andrea Meneghin, un campione sfortunato, costretto a ritirarsi dal basket negli anni migliori della carriera.

«Quel che è successo lascia tanta tristezza. La retrocessione, però, non deve essere vissuta come una tragedia, o come una morte sportiva: niente processi, niente recriminazioni. Si sfrutti l'occasione per ripartire ».

Ripartire. Come, e per dove?

«Ripartire con un progetto serio, rialzarsi subito per guardare avanti. Varese ha già vissuto l'incubo della A2: si ricordi che da quella retrocessione si posero le basi dello scudetto della stella».

Altri tempi: negli ultimi dieci anni il basket ha cambiato faccia. Ha ancora senso fare un paragone con quanto accadde allora?

«Secondo me, sì. Quando Varese finì in A2 la società allestì uno squadrone che avrebbe dovuto stravincere il campionato e tornare subito nella massima serie: andò male. L'anno successivo non si promise tutto e subito, ma si scelse di costruire: squadra giovane ed equilibrata, uno straniero fortissimo come Komazec, un grande allenatore come Dodo Rusconi».

Lei ha iniziato questa infausta stagione sulla panchina della prima squadra a fianco di Mrsic e Vescovi, prima dell'arrivo di Bianchini a fine ottobre. Che cosa è andato storto?

«Tante, troppe cose. È stata una stagione iniziata male e proseguita peggio, nella quale tutto è andato per il verso sbagliato. Ma, ripeto, questo non è il momento dei processi».

Esaurita la parentesi con la prima squadra, ora Andrea Meneghin che cosa fa?

«Alleno i ragazzini, ai quali insegno i fondamentali e a divertirsi giocando a basket, ed è tutta un'altra cosa: io sono fatto per stare con i giovani. È bello mettere la mia esperienza a disposizione di questi ragazzi ».

Ma non le manca la pallacanestro giocata, quella dei grandi palcoscenici? Sono in molti a ritenere che la sua carriera, minata da un maledetto infortunio, sia stata troppo breve...

«E io invece rispondo che alla pallacanestro non avrei potuto chiedere nulla di più. Mi guardo indietro, mi rivedo bambino che faceva i primi palleggi e aveva come unico sogno quello di giocare con la maglia di Varese, in serie A. Con quella maglia ho giocato, e ho vinto uno scudetto che mi emoziona ancora, a ripensarci. E poi l'esperienza di Bologna, le splendide avventure con la maglia della Nazionale, le Olimpiadi, gli Europei».

Nessun rimpianto?

«No: sinceramente credo che di rimpianti ce ne siano proprio pochi. Semmai c'è tanta rabbia: rabbia per avere smesso senza che l'abbia deciso io, rabbia perché mi stavo ancora divertendo e avrei voluto continuare ancora un po', rabbia perché guardando il livello della pallacanestro di oggi, mi rendo conto che tecnicamente farei ancora la mia porca figura».

Lei si è sempre portato dietro un cognome ingombrante. Figlio del grande Dino, il migliore di sempre: paragoni scomodi, una situazione non facile da vivere.

«Per quanto mi riguarda, credo di avere sempre gestito questa cosa con la massima serenità. Non è mai stato un peso: nella mia carriera, nella vita di tutti i giorni, e nei rapporti con mio padre. Semmai sono stati altri, a volte, a cercare di rendere pesante la cosa: gente che si è divertita a ricamarci sopra e a malignare, passando forse un po' la misura. Per noi — per me e mio papà — non è mai stato un problema, anzi: è stata una bellissima storia, che la pallacanestro italiana avrebbe potuto sfruttare di più e meglio per rilanciare la sua immagine e proporsi al grande pubblico ».

Francesco Caielli

La parte in grassetto mi sembra la più importante. Se al comando ci fosse gente in grado di mettere in pratica quelle parole.. saremmo tutti più tranquilli, vero?!?

Edited by Ottimo Massimo
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Un botta di culo come avere gratis o quasi Komazec non ci capiterà più per i prossimi 400 anni.

cosi come l'aver avuto sempre gratis l'anno successivo tale pozzecco gianmarco... o forse qualche piccolo merito va ascritto a tale cappellari tony che all'epoca la sapeva lunga?

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cosi come l'aver avuto sempre gratis l'anno successivo tale pozzecco gianmarco... o forse qualche piccolo merito va ascritto a tale cappellari tony che all'epoca la sapeva lunga?

Piccoli meriti non si negano a nessuno :(

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Un botta di culo come avere gratis o quasi Komazec non ci capiterà più per i prossimi 400 anni.

Si... è stata una gran botta di culo, che tuttavia ha colpito il posto giusto nel momento giusto: un nucleo (dirigenti-allenatore-giocatori) che poi ha fatto bene anche senza il fenomeno Komazec.

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cosi come l'aver avuto sempre gratis l'anno successivo tale pozzecco gianmarco... o forse qualche piccolo merito va ascritto a tale cappellari tony che all'epoca la sapeva lunga?

Il merito andrebbe parzialmente ascritto anche a Tony Bulgheroni che nel giugno 1994 era militare a Vignadivalle insieme col Poz, e lì venne a sapere della sua strana situazione di cartellino riportando la cosa a "chi di dovere". Poi da cosa nacque cosa...

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Meneghin escluso, quanti tra i "promossi" del '94 erano ancora in organico nel maggio del '99?

Non è un discorso di persone che hanno vinto l'A2 e poi lo scudetto.

La società e di pari passo le squadre allestite sono cresciute passo dopo passo, anno dopo anno.

E comunque, dei "promossi" del '94, nel '99 non c'era solo il Menego; ma anche le figure dirigenziali. E non è un caso...

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Guest Stewe

Meneghin escluso, quanti tra i "promossi" del '94 erano ancora in organico nel maggio del '99?

Vescovi nel 92-93 c'era...nel 93-94 però non c'era già più...

Pozecco è entrato nel 94

Vescovi rientrato nel 95 - Uscito nel 96

De Pol è arivato nel 97

Vescovi è rientrato nel 98 - così come Galanda - Mrsic - Santiago....

Questo rende ancora più "figlio di una stagione" quello scudetto.

Alla faccia delle programmazioni che partono da lontano :brr:

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