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Poche ore dopo la condanna a dieci mesi di Conte è arrivato lo sfogo di Lance Armstrong, che ha scelto di ritirarsi da qualsiasi competizione agonistica rinunciando a ogni autodifesa nei confronti delle accuse di doping che riguardano le sue numerose vittorie al Tour de France.

Limitarsi ai fatti in una vicenda del genere è praticamente impossibile: ognuno ha la sua opinione a riguardo e ognuno crederà a ciò cui vuole credere. Per alcuni Armstrong è un atleta straordinario che ha battuto il cancro che ha compiuto qualcosa che in campo sportivo sarà irripetibile: vincere sette volte il Tour de France. Negli States per milioni di persone è un eroe, che ha convinto migliaia di persone a curarsi e ha contribuito a raccogliere tanti milioni di dollari per la ricerca sul cancro.

Per altri è semplicemente un cheater, un imbroglione, che si è approfittato di chimica, farmaci, indagini indolenti, compagni di squadra accondiscendenti e sponsor potenti per costruirsi un'immagine che lo ha reso inattaccabile e ricchissimo.

Ci sono due dati di fatto che sono secondo me incontrovertibili: Armstrong ha subito centinaia di controlli antidoping, nel corso degli ultimi tour gli prelevavano sangue e urine praticamente tutti i giorni, e più volte al giorno. Questi campioni sono stati sottoposti decine, centinaia di volte a controlli, anche a distanza di moltissimo tempo. Non c'è mai stata una sola volta in cui i valori di Armstrong siano stati considerati fuori dalla norma. Lance Armstrong non ha mai fallito un controllo antidoping. I suoi valori sono diversi da quelli di persone che non hanno mai subito trattamenti invasivi come la chemio o la radioterapia, cui lui si è sottoposto per anni. Ma questo è un dato di fatto. All'epoca delle sue imprese Armstrong è sempre stato controllato ed è sempre risultato pulito. O i controlli non erano accurati, o i parametri non erano giusti. Ma se questo non era un problema di Armtsrong allora, non può certo diventarlo oggi.

Secondo dato di fatto: nonostante i controlli Armstrong, che oggi è stato coinvolto nelle accuse da alcuni ciclisti che hanno corso con lui e che sostengono che abbia fatto uso di doping sistematico costringendo i suoi stessi compagni di squadra a fare altrettanto, ha vinto sette Tour. Una gogna indiziaria, basata sui cosiddetti pentiti... quanto credibili sta a voi capirlo.

Il tutto mentre altri, puliti o meno, perdevano; e mentre altri ancora, dopati, venivano fermati, condannati e sanzionati. Certo... mi dispiace per i ciclisti puliti che hanno perso e continueranno a perdere massacrandosi di fatica: perché il doping è un abominio sportivo e mi restano tanti, tantissimi dubbi sulle prestazioni del ciclismo, e di molti altri sport, negli ultimi dieci anni.

Persino il leggendario Carl Lewis nel 1988 ha fallito un test durante i trails olimpici per quei giochi che Ben Johnson avrebbe prima vinto, in pista, e poi perso, di fronte al tribunale sportivo proprio a vantaggio di Lewis che da quel giorno è stato il figlio del vento, inattaccabile e indimenticabile protagonista dell'atletica internazionale. Lewis che oggi tuona contro il doping, e contro Bolt.

Quanto alla crociata che l'USADA sta facendo nei confronti di Armstrong... non so. Mi ricorda quelle associazioni sconosciute che non appena c'è la possibilità di farsi un po' di pubblicità cavalcando qualche paura comune, sfoggiano una raccolta di firme o una conferenza stampa. Ne conosco tante serie, davvero dedite a cause giuste; e tantissime che vivono sulle paure della gente senza le quali non avrebbero dignità di esistenza, di sigla, di sovvenzione. Magari la Usada potrebbe controllare quelli che corrono oggi... forse sarebbe utile. Ma Armstrong fa più notizia di un qualsiasi John Smith.

La gente ha paura del demonio, talmente tanta paura che quando non lo incrocia lo va a cercare. A volte il demonio fa comodo trovarlo, o dire che lo si è visto da qualche parte. Qui il demonio è rappresentato da ciclisti dopati che denunciano un ciclista che ha vinto moltissimo ma che non è mai stato riscontrato positivo ad alcun controllo antidoping.

Non so se Armstrong abbia vinto perché è stato un cheater più furbo o ricco di altri: so che per sette volte al Tour è andato più forte di chiunque. Demonizzarlo ora, a distanza di dieci anni, solo perché lui dice "sono stanco, non risponderò più ad accuse cui ho già risposto e dalle quali sono sempre uscito pulito", non è un'ammissione di colpevolezza.

I dubbi restano, tanti: ma alla fine, se un risultato sportivo risulta suffragato dai migliori e più puntuali controlli antidoping, tenersi il beneficio del dubbio non dovrebbe cancellare la memoria storica di imprese irripetibili.

Altrimenti... scoperchiamo i sepolcri e riesumiamo i campioni. Chissamaiche...

Twitter @stefano_benzi

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